La corruzione non risparmia ormai più nulla, neppure santi e madonne. La ricchissima IPAB di Santa Maria in Aquiro di Roma, accasata nell'omonima chiesa romana, che ha come scopo statutario l'assistenza agli orfani, il sostegno all'educazione ed alla formazione delle fasce disagiate ecc... nasce dalla riunione di un discreto gruppo di associazioni benefiche antichissime alle quali sono andate nei secoli donazioni e lasciti importanti, al punto da portare il suo patrimonio - la valutazione è della metà degli anni Novanta - ad oltre 90 miliardi di vecchie lire.
Chi non conosce neppure lontanamente questa storia, neanche suprficialmente, si meraviglia del perchè nei giorni scorsi si sia parlato sui giornali di questa IPAB per la quale la amministrazione regionale che la govern,a nomina presidente e ristrettissimo consiglio di amministrazione. La Polverini, se ricordiamo bene le cose, aveva nominato - come ti puoi sbagliare - un bel giro di brave persone. Ancora una volta un immenso patrimonio pubblico da amministrare che fa gola a chi governa, perchè può decidere quale strada far prendere ai fondi destinati agli scopi statutari.
Sentimmo parlare la prima volta di questa IPAB, dal curioso nome della Chiesa omonima, nel 2007, per una manifestazione dell'Accademia di Santa Cecilia, che aveva come destinataria finale la Juni Orchestra che appena un anno prima era sorta in Accademia, la quale teneva un concerto per i malati. A proposito della Juni Orchestra e dell'Accademia, serve precisare che i ragazzi di ogni età che partecipano alle manifestazioni ed ai corsi organizzati da Santa Cecilia, pagano una quota annuale non indifferente. Solo per chiarire che tali attività PORTANO SOLDI all'Accademia musicale intitolata ad un'altra santa. E non sono il frutto di attività 'benefiche ' dell'Accademia che vuole diffondere la musica e creare un nuovo pubblico, quello di domani. Ma anche allora non pensavamo di quali appetiti fosse oggetto la santa IPAB.
Adesso che sappiamo le cose un pò meglio ci rendiamo conto di quanto accanimento ci sia attorno a quell'osso ancora da spolpare. Altro che beneficienza, altro che fini umanitari. Si tratta della solita compagnia di giro di ladroni di professione.
Sarebbe bello andare a vedere quanti finti poveri - solitamente legati a politici o politici essi stessi - abitano l'immenso patrimonio immobiliare della nostra IPAB
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