domenica 12 aprile 2015

La Italiana produzioni di Stefania Craxi e quel generoso finanziamento del ministro De Michelis

Guardavamo ed ascoltavamo con attenzione Stefania Craxi, ieri sera, nello studio della trasmissione di Lilli Gruber, magnificare gli anni  in cui in Italia comandavano politici veri, come suo padre Bettino. E dire  anche che una bella differenza corre tra finanziamento illecito dei partiti e corruzione. A suo padre e ad altri si può rimproverare che davano per normale che i partiti venissero finanziati illecitamente; ma certo è che la corruzione che esiste oggi allora non esisteva affatto, ha sottolineato la Craxi. Volendo dire anche - o forse l'ha detto - che i politici allora non si arricchivano e non trattenevano per sé, per uso personale o familiare, soldi ricevuti illecitamente. E i soldi dei vari conti, come quello intitolato 'protezione' o qualcosa di simile, dove andavano a finire? Suo padre non ne sapeva nulla? E nel caso li utilizzava solo per il finanziamento del suo partito?
 Mentre ascoltavamo la Craxi -  c'è venuta spontanea una riflessione cattiva: perchè da quindici anni a questa parte gli italiani devono mantenere sia Stefania che Bobo in Parlamento senza che neanche essi abbiano statura politica simile lontamente a tanti esponenti della prima repubblica, e solo perchè Berlusconi - era amico o nemico di Craxi - li ha nominati oltre che infilati in incarichi politici di prestigio, in memoria del suo vecchio antico amico e  benefattore?
 Prima della disgrazia di Craxi, i figli dello statista si guadagnavano da vivere lavorando in settori e territori lontani da politica, vero? No. Non è proprio così.
 Anche allora qualcosa non andava così per lo meno per la figlia di Craxi. Le sue parole appassionate hanno svegliato in noi un ricordo, i cui contorni, perchè lontanissimo, non sono nitidi ma che, comunque, proviamo a ricalcare.
 Era la metà degli anni Ottanta, 1984, e la giovanissima Craxi fonda la 'Italiana Produzioni', una società attiva nel settore degli audiovisivi, assieme al suo secondo marito Bassetti. Se non andiamo errati, allora la Craxi aveva 24 anni appena.
 Ovvio che in questo settore la Italiana Produzioni avrà trovato subito tanto lavoro - non c'è bisogno che spieghiamo nuovamente le ragioni, che, evidentemente, non era sufficiente. Ed ecco che, forse nella seconda metà di quegli stessi anni Ottanta - noi allora dirigevamo il mensile Piano Time e per questa ragione ci interessammo al caso - alla casa di produzione della giovane Stefania arriva qualche aiutino dalla politica, da De Michelis, 'l'unto della cultura'. Il quale le concede un sostanzioso finanziamento per la produzione di materiale audiovisivo da destinare agli studenti stranieri per mostrare loro come si fosse evoluta, sulla base dei cambiamenti sociali e di costume, la lingua italiana. Non ricordiamo l'importo del finanziamento, che  era certamente  molto consistente. Ci aveva colpiti  sia il generoso finanziamento sia il coinvolgimento, nella realizzazione di quel materiale,  di una rivista nostra concorrente, del giro socialista, diretta allora da Lorenzo Arruga, Musica Viva. La nostra impressione era che si trattava, stante sulla carta l'utilità dello scopo, di un finanziamento illecito, anche se non diretto ad un partito. E della cosa ci convincemmo ulteriormente, quando continuando a leggere il decreto del ministro - che poi pubblicammo con un nostro commento su Piano Time, scoprimmo anche di una ulteriore inutile ricerca sui 'tratturi' che percorrono la Puglia e Basilicata, del quale però non ricordiamo affatto i particolari della realizzazione, nè quali percorsi abbiano fatto quei soldi, benché convinti della sua inutilità.
 Il coinvolgimento di Musica Viva ci irritò abbastanza, tanto che oltre a scriverne su Piano Time, telefonammo alla società di Stefania Craxi per avere notizie sulle richieste ministeriali e sulla scelta di Muscia Viva. E forse anche sul troppo generoso finanziamento ministeriale a fronte di una realizzazione - che non sappiamo poi se fu completata -  che ai nostri occhi non giustificava tanta generosità.
 Non abbiamo mai ricevuto risposta, né abbiamo potuto mai verificare,  non avendo esaminato il prodotto, della regolarità e congruità del finanziamento del ministro, 'unto della cultura', amico.
 E perciò, ripensando a quel fatto, abbiamo ascoltato, sempre con interesse, ma con orecchie diverse , e distacco maggiore, gli anatemi della Stefania da Lilli.



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