domenica 29 settembre 2013

Tragica orchestra sinfonica del cav. berlusconi

Sulla copertina del mensile di musica 'Applausi' che dirigevamo, nel numero di febbraio del 1995,  si mostrava  un fotomontaggio. Al celebre storico manifesto de 'I Pagliacci' di Leoncavallo, il manichino aveva  la faccia di Berlusconi. Si poteva vedere, di conseguenza, su uno sfondo rosso sangue, il protagonista vestito di bianco - una camicia di forza, per la verità - con la faccia del Cav. Sotto, la scritta: ' Orchestra ' I pagliacci' del cav. Berlusconi. Concerto annullato'. Riferimento chiarissimo  all'azione del governo ed alle sue maldestre uscite, con quell'orchestra di incompetenti ed improvvisatori. Nell'orchestrina allora suonavano  'la spalla' Letta, zio- allora come ora - poi tutti i bossiani, una lega vera e propria, i fiati - poveri loro che dagli strumenti riuscivano ad emettere solo suoni sconnessi e maleodoranti (  una curiosità: nei fiati dominavano cognomi con la finale in 'oni' , Maroni e Speroni  tra gli altri, che tante rime evocavano e stimolavano) ; le percussioni  erano guidate da Fini; e nelle file dei contrabbassi, al primo leggio 'stabat'  Ferrara, Giulianone. Nel frattempo in quell'orchestra, ai vari leggii, molti si sono avvicendati, anche perchè in alcune stagioni ha suonato nei ridotti e nelle sale di paese. Oggi la spalla è sempre Letta, zio, che però è costretto a mettersi da parte quando  suona Verdini o  Santanchè, spalle 'autorevolissime' anche se troppo rumorose; le percussioni sono in cerca di sostituti, dopo l'addio di Fini, mentre per i fiati   a seguito della defezione dei bossiani e maroniani, sono stati reclutati Bondi e signora, Gasparri, Cicchitto, Ghedini - i primi due riconfermati, anche  se ripresi dal direttore stabile per uscite fuori tempo; mentre il solo Ferrara,  è tuttora  incatenato al suo contrabbasso. Nel frattempo, il  grande contrabbassista va a sentire regolarmente i concerti romani delle altre orchestre - un modo geniale per reclutare  nuovo pubblico: far suonare  gente nuova nell'Orchestra del cav. Berlusconi, per appassionarla alla musica.
 L'ultima svolta nel cartellone dell'orchestra è la trasformazione da 'comica' in 'tragica'. E siamo ai nostri giorni. Il prossimo concerto si inizia con 'marcia per l'impiccagione del tiranno' del nostro Cimarosa, per terminare con il Dies Irae per il cavaliere, giorno d'ira non più così lontano. Mentre è stato cancellata 'o patria mia, mai più ti rivedrò' che avrebbe dovuto cantare il cavaliere in persona, per  evidente falsità espressiva.  

sabato 28 settembre 2013

Berlusconi si è tolto la maschera

Chi nutriva dubbi su Berlusconi affossatore del paese per salvare le sue aziende e se stesso,ora non ha più alibi. Ha chiamato a rapporto i suoi ministri cosiddetti 'colombe' o 'moderati' e li ha costretti a dare le dimissioni per generare la crisi di governo. Ecco chi è Berlusconi. se ne è sempre fottuto delle sorti del paese, ed ancor più se ne fotte poggi che teme  l'accavallarsi di sentenze su sentenze contro di lui.
Il paese non può salvarlo, esattamente come lui non vuole salvare il paese. E perciò per un anno, intanto, si ritiri in una delle sue catapecchie con la  Pascale e dudù, e mediti; se poi altre condanne si aggiungeranno a quella per frode fiscale,  si  dia pace, se ne stia a casa per sempre e si goda una serena vecchiaia, alla faccia degli italiani; perchè d'ora in avanti, eccetto quegli idioti nostri connazionali che ancora credono alle sue bugie, tipiche di un venditore di tappeti, nessuno vorrà più vederlo in giro con la corona di spine in testa e la croce 'dell'Italia' sulle spalle, come ha voluto far credere  ormai per troppo tempo.
 Berlusconi fuori dalla politica, e dentro casa agli arresti domiciliari !

Incoscienti, irresponsabili, profittatori ...

Al punto in cui siamo, molti parlamentari si dimostrano  oltre che incoscienti, irresponsabili e profittatori,  anche MASCALZONI. A scanso di equivoci, tutti questi appellativi che in altri momenti della nostra storia potevano riguardare parlamentari dell'intero arco costituzionale, dal comportamento poco consono al loro ruolo istituzionale, oggi riguardano soprattutto i parlamentari del partito del Cavaliere, i quali, per salvare  il loro padrone, e lui solo, se ne fottono di gettare nella merda il paese intero. Loro una ragione per tale atteggiamento da mascalzoni ce l'hanno: senza il loro capo non esisterebbero, perchè non sono che pupazzi gonfiabili nei quali il cavaliere ha soffiato del gas per dare loro una qualche stabilità, momentanea. Una volta che il gas  sarà uscito - e in queste settimane ne esce molto da quelle inutili bocche sempre aperte a sparare  idiozie - si afflosceranno, anche quelli che, per  aver il cavaliere soffiato  tanto, li ha gonfiati al punto da farli sembrare dei palloni. Ma è possibile che  per non fare andare in galera il cavaliere, che ha sbagliato - come hanno sentenziato tre diversi collegi giudicanti - il paese deve  avere uno spread più alto, non può aspirare al taglio dell'IVA e della seconda rata dell'IMU ecc.. ecc... I pupazzi gonfiati  finchè hanno gas, stanno tranquilli, mentre il paese, gas o non gas, è , scusate il bisticcio, alla canna del gas. Non possiamo pagare tutti per uno che oltretutto, sebbene buon imprenditore, si è arricchito per gli infiniti favori che ha ricevuto prima dalla politica e poi autoattribuendoseli, in questi vent'anni in cui di leggi in proprio favore il cavaliere ne ha fatte approvare tante, anche quando era all'opposizione. Ora basta. Ascoltare Bondi, Santanchè, Brunetta, Schifani, Gasparri e seguito viene voglia veramente di  scendere in piazza, non agli ordini di Bondi, ma di chi finalmente vuole liberarsi di Berlusconi e dei suoi servi. perchè è vero: quando abbiamo dovuto  salvare la Costa Concordia siamo andati a cercarci i migliori uomini, mentre per governare il nostro paese- che è un compito ben più difficile e lungo- ci affidiamo a degli
incoscienti, irresponsabili, profittatori e mascalzoni.

venerdì 20 settembre 2013

Nastasi prende soldi dal Ministero e li dà al San Carlo di Napoli

Nastasi ha un duraturo legame con il Teatro di Napoli, lo storico San Carlo. Ci arrivò anni fa, quando andò via Lanza Tomasi per un buco di bilancio - in seguito  proprio Nastasi  lo ha pubblicamente riabilitato una volta coperto il buco ! - e lo commissariò (da commissario si è fatto il giro di parecchi teatri italiani. In tutti quelli in cui ci è andato ha sanato il bilancio, ma per un fatale destino, quegli stessi teatri si sono ritrovati in seguito ad avere altri buchi di bilancio!) ; poi quando il commissariamento finì con la nomina della sig.ra Purchia come sovrintendente e dell'illustrissimo maestro De Vivo direttore artistico, trovato nel frattempo un posto in teatro per sua moglie,  nominata  coordinatrice del Museo - e lei si chiama Giulia Minoli - Nastasi, direttore generale del Ministero, vi restò per qualche tempo ancora nel consiglio di amministrazione, come del resto aveva fatto anche a  Firenze, e poi è uscito anche dal Consiglio di amministrazione.
Stando ai dati sul FUS  di recente pubblicati da una rivistina - vogliamo ricordare che  la prima rivista a farlo fu Music@ -  veniamo a sapere  che anche quest'anno molti teatri italiani fanno con i loro complessi tournée all'estero. Si sa che queste tournée sono 'promozionali' della musica e del melodramma italiani e che per questo difficilmente portano soldi veri nelle casse dei vari teatri, salvo qualche eccezione. Ed allora i teatri chiedono al Ministero , di cui è direttore generale Nastasi, un contributo aggiuntivo a quello ricevuto per la normale attività in sede, per  contribuire agli enormi costi che una trasferta all'estero comunque comporta. Il Ministero qualche volta lo dà, ma quando lo dà è quasi sempre di manica stretta, e qualche altra volta no, come si può leggere nei dati del FUS , alle voci 'promozione della musica all'estero', in capo ai vari teatri o a Santa cecilia, che in questi ultimi anni sta viaggiando moltissimo con Pappano. Per alcune di queste trasferte i dati del FUS scrivono 'rinviato' il che vuol dire che per  l'ammontare del contributo, ma anche per la erogazione medesima, la decisione non è stata ancora presa. Che aspettano? Il Ministero, comunque, sempre da quei dati lo si rileva, avrebbe accantonato delle cifre che probabilmente serviranno a finanziare anche alcune trasferte, una volta deciso quali e la misura del contributo.
 Ma la cosa che colpisce, scorrendo sempre i dati del FUS, è che il San Carlo per  le sue tre tournée all'estero, ad Hong Kong, in Oman e a San Francisco ( dove è direttore musicale il m.Luisotti, col medesimo incarico anche al San carlo), riceverà - secondo quanto è stato deciso con tempestività e le cui cifre si possono leggere - rispettivamente 340.000 , 125.000 e 385.000 Euro. La cifra più bassa delle tre relativa alla trasferta in Oman sta forse a dire che negli Emirati hanno più soldi che altrove e che, in Oman, hanno deciso di investirli nella promozione culturale del sultanato e quindi pagano bene le trasferte. Si tratta della ragguardevole somma complessiva di 950.000 Euro. Il San Carlo, per la sua normale attività ha ricevuto quest'anno 12.618.043, a fronte dei 13.327.548, cioè a dire 700.000 Euro in meno; che evidentemente  sono ampiamente ripagati dai 950.000 aggiuntivi  ascritti alle voci 'tournèe'.
 Fatti questi conti abbiamo scorso attentamente i dati del FUS relativi agli altri teatri. L'Opera di Roma e l'Accademia di Santa Cecilia, ad esempio, per le loro tournée hanno ricevuto contributi aggiuntivi nella misura  inferiore ai 100.000 Euro per tournée, della tournée in Russia dell?'Opera non si dice  l'entità del finanziamento, ma lì c'è Muti e si sa che Nastasi ha un debole - giustificato, lo abbiamo anche noi ! - per il noto direttore. La Fenice in Giappone ha ricevuto 90.000 Euro - ma forse in Giappone pagano meglio i teatri,  mentre Torino per il Giappone ha ricevuto 250.000 Euro, e appena 85.000 per  Austria e Germania; i contributi alla Scala per le sue tournée di questa stagione non sono stati ancora decisi. Vogliamo augurarci che, almeno lì, il Ministero si comporti con la stessa manica larga che ha usato con il San Carlo. Altrimenti ci viene da concludere che Nastasi prende direttamente tutti i soldi che vuole dal Ministero, la cassa l'ha a portata di mano, per darli al suo (ex) teatro.

giovedì 19 settembre 2013

Marino, la vendetta. Ma l'Opera va maneggiata con cura, c'è Muti

 Sembra  un film già visto. Cambia l'amministrazione comunale, cambia anche il colore e, naturalmente,  a tutti quelli che sono stati messi ai posti di comando dalla precedente amministrazione viene inviato il segnale che è ora che facciano le valigie e si preparino a sloggiare. L'aveva fatto Alemanno, in combutta con Nastasi, nei confronti di Ernani, allora sovrintendente, che si voleva tutti i costi mandare a casa, trovando accuse di comodo; ora quelle stesse accuse, magari con qualche dato oggettivo, possono ugualmente trovarsi contro Catello De Martino ed Alessio Vlad. Dal teatro, ufficialmente, non filtra ancora nulla,  ma  le notizie arrivano, più veloci dei comunicati stampa, dalle pagine del Corriere, a firma Valerio Cappelli , che arriva, comunque e sempre, prima dell'ufficio stampa di Filippo Arriva, il quale, per i tempi, si contenta del cognome.
Proprio oggi Cappelli scriveva, a proposito del prossimo giro di poltrone,  a firma Marino, che il sindaco non è contento nè della Festa del cinema - che vorrebbe forse far tornare sotto le ali di  Bettini e della sua corte, mandando a casa Muller- nè dell'Opera, per la scarsa produttività, a fronte degli enormi costi per il Comune. E già. Quando l'amministrazione è amica, i buchi non saltano mai fuori perchè li si tappano con soldi aggiuntivi. Lo faceva Veltroni,  per l'Auditorium che dai primi anni chiudeva in pareggio, se non addirittura in attivo,  l'ha fatto evidentemente Alemanno con l'Opera, mentre non l'ha fatto con l'Auditorium che restava nelle mani di un uomo per tutte le stagioni, della scuderia Veltroni-Bettini, che fa di nome Carlo Fuortes, amministratore delegato  dall'origine. Con Alemanno si cambiò il presidente di Musica per Roma, mandando a casa Borgna, troppo targato, e lasciandovi Fuortes che evidentemente sa nuotare in tutte le acque, a seconda dei casi, e può vantare, soprattutto, a causa  di tutte le attività non di spettacolo che l'Auditorium ospita nei suoi spazi, entrate cospicue. Ora il sindaco Marino non toccherà certamente l'Auditorium, nella persona di Fuortes, mentre vuole mandare a casa il presidente che non ha intenzione di schiodare. Ma all'Opera? Lui dice, secondo quanto ha scritto Cappelli,  che sicuramente registra umori  e notizie anche dall'interno del teatro, che l'Opera costa molto e produce poco. Esattamente ciò che tutti pensavano e pensano, ma che nessuno denuncia, per il timore di far scappare Muti anche da Roma, dopo di che è facile immaginarsi il declino del teatro. Forse sottovoce, lentamente Marino si appresta a venire a patti con Muti, senza irritarlo, ma potrebbe chiedere che gli attuali amministratori, con tutto il loro codazzo, abbandonino il campo.
Muti li difenderà al punto da legare al destino degli attuali amministratori anche il suo? Oppure alzerà la voce, ma senza sgolarsi, esattamente come fece in favore di Ernani fino a quando rimase a Roma?
In un altro caso, quello del Palazzo delle esposizioni e delle scuderie del Quirinale, collegati, Marino non ascolti i consigli di Veltroni, che vorrebbe al vertice di quelle prestigiose istituzioni un suo fedelissimo, Giorgio Van Straten che già fece transitare a Roma per l'Agis, la Rai e poi spedì a Firenze al Teatro del Maggio e fece dimettere poco prima che scoppiasse il bubbone del buco di bilancio, sotto la sua gestione, a seguito della cui scoperta, arrivò il salvatore Nastasi, che ripianò  quella voragine, preparando il terreno per altre trivellazioni  e conseguenti buchi.

Incoscienti e irresponsabili. Ma anche profittatori

'Oggi è festa' dice con quella sua bocca, da cui sgorga il fiume in piena della sua intelligenza, l'ex presidente del Senato, Schifani, ed ora capogruppo del PDL, da oggi FI, rinata, nel corso dell'inaugurazione della nuova sede del partito i n Piazza san Lorenzo in Lucina a Roma. Abito scuro, cravatta sgargiante,  barbiere e manicure appena fatte,  camicia con polsini fermati da preziosi, come ha la maggioranza dei burini seduti nelle due camere del nostro parlamento, insomma vestito a festa per un giorno di festa. Lo dice anche Berlusca che è un giorno di festa; con più ragioni  di Schifani, perchè anche lui, in procinto di essere tirato giù dal piedistallo e finire addirittura affidato ai servizi sociali, si merita  qualche momento di allegria, dopo giornate in cui l'ha prese di santa ragione dalla Cassazione, e mentre sa che il suo nemico De Benedetti se la gode  ai Caraibi con i  soldi che gli ha scucito.
 Ma l'atmosfera di festa si diffonde anche negli altri palazzi del potere.  Ci sembra di vedere l'ultima scena di un naufragio, nella quale i signori della prima classe, sebbene avvertiti dal comandante che la nave sta affondando, restano nella sala  delle feste, al piano più alto, a sorseggiare  Dom Perignon ed a gustare ostriche e  caviale, tanto a loro- ne sono pienamente convinti - qualcuno verrà sempre a salvarli, non possono affondare come tutti i passeggeri della classe economica. Ecco qual è l'immagine dell'Italia. Un paese ridotto alla povertà con l'eccezione dei  ricchi e dei frequentatori dei palazzi del potere.
 Da anni non si adeguano gli stipendi di milioni di italiani, le pensioni non vengono rivalutate neppure in funzione dell'inflazione, mentre loro mantengono i lauti stipendi di un tempo che non riescono a trovare il tempo per abbassare, e non riescono ad abbassare neanche il numero degli occupanti le due camere parlamentari come i consigli regionali;  ritoccano del solo 20% il numero delle autoblu che costano una cifra spropositata, a Roma si paga un autoparco per auto di servizio del comune 1.000.000 di Euro e via di questo passo. Dimenticavamo: topolino Amato, criticato per le sue pensioni d'oro  che andavano ad aggiungersi allo stipendio alla Treccani, ora nominato giudice costituzionale, aggiungerà ai 30.000 Euro di pensione mensili  lo stipendio di 400.000 Euro  che dovrà,  controvoglia, prendere alla Consulta.  Insomma topolino e tutti gli altri  non si accorgono neppure che fuori la plebe 'litiga', come  ironizzava Petrolini.  Che accadrà quando non basterà più alla plebe di 'litigare' e andrà a stanare  per esempio, Sandro Bondi, proprio lui che aveva  dichiarato che se nel paese le cose non cambiano (ma lui intendeva:  a favore di Berlusconi, per il quale auspicava che la condanna in Cassazione fosse solo uno scherzo!) poteva esserci la guerra civile. La quale, se un giorno ci sarà - speriamo mai, perchè alla  fine, poco prima dell'affondamento, anche Bondi  potrebbe rendersi  conto della situazione , ma non di Berlusocni, di tutti) - Bondi potrebbe essere il primo dei suoi simili ad andarci di mezzo. Perchè  certo lui  non la farà. Perchè dovrebbe?  Non c'è altro  angolo del pianeta nel quale lui e la sua compagna, deputata Repetti, godrebbero degli stessi benefici di cui godono, grazie a Berlusconi, oggi in Italia.
 Ora intanto, anche nel clima di festa, si esercitano tutti, Schifani, Brunetta e Bondi compresi, a minacciare la crisi del governo, come in un gioco di società. Cacciamoli  tutti alla prossima occasione elettorale.    

Praemium Imperiale. Borse di studio da elemosina

La giuria internazionale ha fatto conoscere i nomi dei vincitori dell'edizione 2013 del Praemium Imperiale, istituito dalla casa regnante giapponese, i rivolto ai settori dell'arte e della cultura. Quest'anno  per l'arte è stato premiato Pistoletto, per la  musica Placido Domingo ecc... Al prestigio del premio si accompagna anche una dotazione in denaro, non altissima, comunque congrua. Congratulazioni ai vincitori.
Da molti anni il Praemium Imperiale ha istituito anche delle borse di studio rivolte a persone ed istituzioni ' agli inizi della carriera' che si sono particolarmente distinte nel proprio campo di azione; una specie di Praemium Imperiale 'giovani', senonchè la dotazione in denaro di dette borse di studio è davvero esigua, miserevole diremmo: non raggiunge i 40.000 Euro, sebbene in  moneta giapponese si esprima in milioni di yen.
Negli ultimi tempi c'è stata una accesa discussione sull'opportunità di assegnare premi , riconoscimenti e borse di studio a 'giovani', piuttosto che a professionisti ed artisti arrivati, per i quali il premio suona come un riconoscimento pubblico della loro  ricca carriera, mentre i giovani, più degli arrivati, avrebbero bisogno di riconoscimento e sostegno anche economico. La prof. Cattaneo, di recente nominata senatore a vita dal presidente Napolitano, ha raccontato che Lei ha, da anni, uno stipendio medio mensile  di 3.300 Euro, nonostante che diriga un importante istituto di ricerca e che sia fra i ricercatori più quotati e perciò fra quelli che molti istituti di ricerca stranieri vorrebbero avere nel proprio organigramma e pagherebbero tre quattro volte tanto. Per capirci.
 Il Praemium Imperiale, nella sezione borse di studio, con la sua micragnosa dotazione, è già la terza volta che viene assegnato ad una iniziativa musicale italiana. La prima andò alla De Sono di Torino, fondata e diretta da Francesca Gentile Camerana, meritatissima, con l'avallo e l'autorevole suggerimento della famiglia Agnelli, altrimenti nessuno dei componenti della giuria italiana avrebbe saputo della  meravigliosa iniziativa torinese; la seconda volta all' Orchestra giovanile italiana sorta all'interno della Scuola di Musica di Fiesole, del compianto Piero Farulli; quest'anno è stata premiata la Juni Orchestra dell'Accademia di santa Cecilia, iniziativa che nel corso degli anni di esistenza del complesso strumentale giovanile, ha visto  avvicinare alla musica molti, tanti bambini e ragazzi. Cagli naturalmente, che istituì tale formazione - affidata al direttore Simone  Genuini, uscito dal Conservatorio 'Casella' dell'Aquila e nostro allievo per la Storia della musica - ha fatto dichiarazione di soddisfazione e ringraziamento per tale riconoscimento che, certamente, dal punto di vista economico non rimedia neppure di un centesimo  ai problemi di gestione dell'orchestra di ragazzi, alla quale l'Accademia ha affiancato anche un coro, altrettanto bello e meritevole.

mercoledì 18 settembre 2013

Quell'orchestra non merita il dilettantismo dei suoi dirigenti

Ieri sera, all'Opera di Roma, l'Orchestra Nazionale dei Conservatori (ONC), diretta da Antonino Fogliani, ha concluso la sua tournée nel corso della quale ha toccato Trieste, Varsavia, Cracovia, Budapest e L'Aquila. Ancora una volta l'orchestra si conferma come un ensemble strumentale di notevole qualità, nonostante che le occasioni in cui  le viene organizzata una qualche attività concertistica siano rare,slegate ed anche senza senso. E non certo per colpa dei giovani strumentisti che ogni due anni vengono selezionati accuratamente. Insomma la solita  maniera all'italiana: ci viene una buona idea e poi la buttiamo all'aria. Che cosa non va  nell'orchestra? Non va quasi nulla, al di là di ciò che va  e cioè del valore ed impegno degli strumentisti che provengono dai nostri Conservatori ( da 30 su oltre 60; e gli altri che fanno? non sono in grado di produrre risultati nel campo per il quale sono stati istituiti, e cioè la formazione musicale?). Da quello in cui da molti anni insegno, e cioè L'aquila, venivano il primo flauto,  ( Tommaso Pratola, giovanissimo ) due trombe ( D'Eugenio e Filippetti), un violoncellista ( Di Domenico, sebbene si sia trasferito a Perugia) ed una cantante, il soprano Rosaria Angotti, avviata sicuramente ad una bella carriera.  Sono quattro appena, altri sono stati selezionati e sono piazzati bene nella graduatoria, anche se non fanno parte dell'orchestra; ma si tratta di altri flautisti, che provengono  dalla classe del prof. Rossi che insegna a L'Aquila da molti anni.
 E queste le note positive, almeno alcune di esse.
Giriamo pagina e veniamo a quelle negative.  Innanzitutto l'Orchestra nei suoi anni di vita non si è mai dotata di un direttore stabile o semistabile; ha spesso suonato in luoghi che sarebbe stato meglio evitare, a nostro parere, come ad esempio a Taormina, per un sedicente direttore artistico, regista e chissà quante altre cose insieme, o a Caracalla per accompagnare Cocciante( ma anche in questa tournée oltre Trieste e Roma, dove ha suonato in teatri prestigiosi, nelle altre città estere perlopiù l'hanno fatta suonare in istituti di cultura italiani  ec...; nessuna pubblicità del concerto  -nè una riga sui giornali nè una locandina all'interno dei teatri- forse perchè il Ministero e la presidenza dell'orchestra considerano il concerto come una specie di intrattentimento per circolo aziendale? A questa convinzione ci ha indotti la presentazione del concerto, ad opera di un'annunciatrice, che ha detto banalità ed ovvietà a dismisura ed ha anche citato una celebre opera di Verdi all'inglese: 'Saimon Boccanegra'. Chissà perchè. A metà concerto, già di per sè abbastanza lungo, s'è avuta la solita triste sgangherata premiazione dei vincitori del Premio Nazionale delle Arti, altra buona idea del Ministero buttata alle ortiche, perchè non sortisce quasi nessun risultato concreto per gli allievi premiati. Ai quali viene dato un diploma ed una scultura, un tempo enorme ed impossibile da tenere da una normale persona, ieri, una semplice barchetta lillipuziana, con base metallica rotonda, sempre una scultura naturalmente  -  ma dove li vanno a scovare questi scultori? non sarebbe meglio far fare un bozzetto a chi nell'anno precedente ha vinto il premio nella sezione delle arti figurative e scultoree? Farebbe certamente molto meglio di quanto non abbiano fatto gli scultori del ministero.
 E poi ci permetterà un appunto il presidente dell'Orchestra, Antonio Oggiano, già presidente di qualche Conservatorio, che sul programma di sala, in una nota relativa all'attività dell'orchestra scrive in tutti i casi, parlando dei concerti, testualmente: si è avuto un concerto diretto da... su musiche di Beethoven. Uno che si esprime così rozzamente, mi sia consentito dirlo in tutta sincerità, dovrebbe abbandonare la presidenza di un'orchestra, specie poi se si tratta di un'orchestra legata alla scuola. In italiano, egregio presidente, si dice  un concerto diretto da... di o con musiche di Beethoven. Spero le sia chiara almeno la differenza e  che domani sia l'alba di un giorno migliore per l'Orchestra Nazionale dei Conservatori.

martedì 17 settembre 2013

Reate Festival: se questo è un festival

Giunto alla quinta edizione, con finanziamenti statali in discesa di anno in anno dopo quelli lauti, esagerati, dei primi anni - come si fa ad avere finanziamenti dal primo anno, se in Italia occorre aver prima fatto tre edizioni di festival per poter chiedere finanziamenti allo Stato? - che altro non erano che  finanziamenti 'occulti' - senza nulla di illecito, ed allora sarebbe meglio dire: camuffati - per Santa Cecilia. Per  l'Accademia, s'intende, il cui sovrintendente-direttore artistico non contento e non occupato abbastanza dal lavoro dell'Accademia, ne assumeva anche altri, come quello di fondatore e direttore artistico del Festival di Rieti, ospitato  in buona parte nel Teatro Vespasiano. L'Accademia  prestava - non gratis, sia chiaro ! - la sua orchestra e dava occasione di  sbocco lavorativo ai migliori allievi della sua iniziativa, meritevole, 'Opera studio', per i quali non trovava spazio nelle sue stagioni canoniche. Poi il Vespasiano si costituì in Fondazione, uscirono allo scoperto  i fautori della trasformazione – Letta presidente, Cagli, presidente onorario del festival che cede, quando lascia la direzione artistica, le redini a Lucia Bonifaci, sovrintendente e Cesare Scarton direttore artistico, persone gradite e sostenute una  da Letta e l’altro da Cagli. Si delinea anche il panorama dei finanziamenti ottenuti dal Ministero, da Nastasi, uomo di Letta, vero benefattore della musica, ma che  oltre che presidente della Fondazione   Teatro Vespasiano, è anche consigliere di amministrazione dell’Accademia di Santa Cecilia.

 L’edizione 2013 che comincia fra qualche giorno ha come suo punto di forza la rappresentazione di 'Anna Bolena' di Donizetti, affidata ad Europa Galante, con la direzione di Flavio Biondi, il quale, assieme alla Bonifaci e Scarton, in maggio ha fatto audizioni a Parma ( la città dove temporaneamente andò in esilio artistico Cagli quando si dimise da sovrintendente dell’Accademia, per organizzarvi il Festival Verdi del 2001, con tanti soldi a disposizione, e portandosi dietro, anche lì Scarton ed il suo seguito, e dove fece fare a Biondi una ‘Sonnambula’ di Verdi - come tutti sanno!) dove però non ha reperito tante voci nuove, ed ha quindi fatto ricorso ad alcune, già collaudate, di Opera Studio, presenti nelle passate edizioni del festival e ad un paio di professionisti.  Oltre Donizetti c’è un concerto di Biondi, da solista con brani per violino solo, adattissimi ad un pubblico attento e preparato come quello di Rieti, e, infine un concerto per organo sullo strumento della cattedrale, costruito da Formentelli su modello di uno storico organo ‘francese’ progettato e mai costruito prima.  E poi due concerti dell'orchestra e coro di ragazzi dell'Opera di Roma, dove è presente anche la Bonifaci. Questo è il Reate Festival del 2013. No, ci sarebbe un appendice, in novembre, intitolata: ‘Verdi, un giovane compositore per  giovani voci, attorno ad ‘Un giorno di Regno’. E’ bastato il titolo ‘giovane due volte’ per far attizzare le orecchie di Nastasi, attentissimo a quanto avviene di nuovo ed originale nel nostro paese in campo musicale, per inserirlo nei ‘progetti speciali’. Per questo, il Ministero  ha finanziato il  festival reatino, ad opera di  Nastasi, il munifico, per ordine dei soliti.

domenica 15 settembre 2013

All'Opera! può tornare su Rai Uno

 Sono pasati dieci anni dall'ultima edizione di All'Opera! che noi curammo come autore per sei anni, dal 1999 al 2004, e che era presentata, in video, da Antonio Lubrano, con la regia di Toni Verità.  Ci siamo , tante volte, chiesti perchè Rai Uno, dopo sei edizioni fortunate - perchè è così: gli indici di ascolto per il melodramma, in seconda serata, erano di gran lunga al disopra delle aspettative, sia chiaro!!! - decise di non farla proseguire, mentre a tutt'oggi proseguono trasmissioni di allora che hanno sempre i soliti ascolti, nè più e nè meno di allora - anzi alcune con ascolti più bassi. Non prendiamo in considerazione Rai5 perchè quella è una riserva, gestita quasi in famiglia, incurante degli ascolti, autonoma nelle scelte; ma quella non è la televisione alla quale pensiamo e siamo affezionati, è come un club. E finalmente abbiamo trovato la ragione  di quella interruzione che allora ci apparve senza motivo. La ragione era che a Rai Uno volevano un volto, certamente non accattivante, noto, familiare e simpatico quanto e come Lubrano, ma un volto giovane. A noi  ed al regista della trasmissione, che non eravamo più pischelli, non pensarono neppure, tanto lavoravamo dietro le quinte. Oggi quella trasmissione potrebbe riprendere, anzi facciamo una proposta concreta, per la quale quale forniamo anche i nominativi delle possibili 'narratrici' in video. Non un nome solo, ma tre, così la Rai ha ampia scelta.
Innanzitutto la Muccitelli, Ingrid, che abbiamo visto raccontare con competenza  e presenza tanti luoghi storici del nostro paese, ma anche come si confezionano i piatti più prelibati. E del resto c'era da immaginare  che la sua bravura sarebbe enormemente aumentata dopo aver succhiato dal suo pigmalione, Masi, tutti i saperi tecnici e gestionali televisivi che lo aveva portato ai vertici di quell'azienda. Ma c'è anche un'altra possibile candidata, quell'Eleonora Daniele, le cui qualità di narratrice ed attrice avevano spinto un politico di rango, come Alemanno a sostenerne la candidatura, a seguito di idoneità palese, per altri ruoli ancor più impegnativi. All'Opera!, farebbe per Lei. Ed infine, ma non osiamo sperare tanto, c'è Caterina, la Balivo, la più brava di tutte ed anche la più giovane - sempre che l'età anagrafica possa essere un ulteriore punto di merito - che è in cerca di una trasmissione di prima serata.  Con All'Opera! le verrebbe offerta una serata 'seconda', ma sicuramente lì avrebbe un pubblico  in grado di apprezzare tutte le sue qualità. Tutte.

W LA VERDI

                                            
La gloriosa orchestra Verdi, fondata da Vladimir Delman compie vent’anni. Evviva, e noi siamo felici. La festa per il ventennale  sarà lunga un anno – durerà tutta la stagione che sta per iniziare - ma il clou si avrà quasi  ad inizio stagione, a fine novembre, quando Riccardo Chailly tornerà sul podio che da direttore musicale occupò per molti anni e fino al 2004, e dal quale ne discese ed andò via sbattendo la porta, per difformità di vedute ed anche dissidi con Luigi Corbani,  manager e deus ex machina dell’orchestra, che, a suo parere, non era riuscito nei primi dieci anni  di vita dell’orchestra a darle stabilità, finanziamenti certi da parte dello Stato oltre che dagli enti locali che in qualche misura la sostenevano, e sicurezza di futuro. Da parte di Chailly non ci fu quel gesto di generosità che ha premiato l’orchestra oggi in fiorente attività, nonostante che i problemi - economici soprattutto - non siano ancora del tutto risolti. Quando uno legge che la Verdi riceve dallo Stato un quarto di quanto ricevono la Toscanini di Parma o l’Istituzione Sinfonica Abruzzese, mentre svolge un’attività, di qualità superiore alle altre due, e quantitativamente quattro volte più di quelle, vien da domandarsi se il diritto al riconoscimento dei meriti avrà mai cittadinanza in Italia.
Noi conoscemmo da vicino l’Orchestra milanese - che oggi ha anche un suo auditorium  ed un  pubblico affezionato - e le sue vicende proprio in quell’anno in cui si consumò la rottura, perché la invitammo come ‘orchestra residente’ al Festival delle Nazioni  di Città di Castello del 2004. L’orchestra in diverse formazioni ( quartetto, da camera, sinfonica)  fu per diversi giorni presente al festival che da allora in poi non ha mai più ospitato orchestre come la Verdi. Accompagnarono l’orchestra non Chailly- come ci aveva promesso all’inizio della trattativa - ma Roberto Abbado, che ringraziamo per il grande regalo, ed il compianto Romano Gandolfi (del quale raccogliemmo  confidenzialemtne alcuni appunti sia a Corbani che a Chailly!) che diresse una memorabile ‘Petite Messe’ di Rossini, nella cattedrale di Castello stracolma.  Negli anni  a seguire non abbiamo mai tolto gli occhi di dosso all’Orchestra Verdi.  A Castello non fu più invitata dai nuovi organizzatori  del festival che hanno, come si vede, altre mire, molto meno alte di quelle che avevano portato al festival una delle compagini strumentali fra le più importanti italiane. Si contentano i nuovi organizzatori di organizzare feste paesane e di invitare orchestrine rimediate.  In questi anni  abbiamo sposato la lotta della Verdi contro il Ministero che non la finanziava perché la Verdi non era in regola con i contributi – ma come poteva se non riceveva i finanziamenti che le erano dovuti per l’intensa attività riconosciuta anche oggi e per la qualità della stessa? Scrivemmo dalle pagine di Music@ una lettera aperta all’assessore Sgarbi che non aveva preso a cuore l’orchestra; ospitammo un lungo resoconto di Corbani sulla situazione della Verdi. Insomma facemmo tutto quello che una rivista di musica può fare per sostenere un’orchestra che meritava e merita  sempre più di essere sostenuta. Altre riviste di musica con fecero altrettanto e con uguale vigore e costanza. Affari loro, se vogliono perseguire altri obiettivi.

Ora Chailly torna sul podio della Verdi. Ma non torna da vincitore, bensì per riparare quella sua uscita di dieci anni fa, che non  gli fece onore.

Professoressa Cattaneo, chiedo la sua mano

Cara professoressa, ieri sera l'ho vista ed ascoltata in tv dalla Lilli. Lei mi piace. E' bella, è semplice, è coinvolgente, è schicchissima, ha classe da vendere, ed è intelligentissima ( per questo, le confesso, un pò mi mette soggezione, ma l'intelligenza non posso comprarla, ho quella che ho, e mi accontento del poco che mi è stata donato!), di quella intelligenza che non le fa mai dire una cosa sopra le righe e men che meno lontana dal suo pensiero e dalle sue convinzioni verificate  tra gli alambicchi, giorno dopo giorno,da trent'anni in qua. Perchè - ha spiegato - uno scienziato non può mai bluffare, deve stare ai risultati della sua ricerca, e quando si accorge che ha sbagliato strada, deve ammetterlo- come nella vita dovrebbe fare qualunque persona - e ricominciare con un'altra ipotesi, senza vergognarsi. Lei è bellissima, gliel'ho detto e ripeto, è elegante. E' una qualità che ho sempre cercato, come premessa, nelle persone che mi affascinano. Mi dirà: come, con tutte le donne che ci sono al mondo, proprio me....Sì, perchè ne vedo tante e tante ancora ne ho visto nella mia vita, ma come Lei raramente. Non  mi interessano, anzi mi fanno una certa repulsione le donne gonfiate e camuffate, del tipo pitonessa  maculata, volgari, con la loro mercanzia sempre in mostra - mercanzia che oggi, basta un semplice ritocco, e molte possono acquistare; quelle che ogni volta che aprono bocca è come se  facessero partire un registratore dove tutte le risposte sono state preregistrate, a seconda delle domande. Non sopporto quelle griffate dalla testa ai piedi e - presumo - anche dove l'occhio nudo non arriva a vedere. Non mi interessano, non mi piacciono quelle che brillano per cafonaggine: insediate su una poltrona, per volere del padrone, pensano di essere diventate delle 'signore'. Fanno pena, mi dispiace dirlo, ma è così. Non mi piacciono le cretine, per quel poco che  posso capire, perchè  non sono un genio - in questo, forse solo in questo fra persone di sesso diverso c'è una bella lotta, perchè il mondo che è certo fatto anche di persone oneste, è pieno zeppo di gente cretina, od inutile e dannose per l'umanità, salvo che per le loro braccia. Non mi piacciono le donne banali. sempre le stesse cose, senza mai nessun interesse, nessun obiettivo come traguardo: che ci faccio con quelle? Le chiedo di andare a far la spesa in un altro continente, le imbarco su un volo transoceanico, e non le non rivedo più, fino a quando la morte non ci separi? Non mi piacciono le 'serve' di chicchessia ed a qualunque livello? Non so, ha presente una parlamentare ben equipaggiata, volgarissima, che fa la 'femme de chambre' di un noto politico? Non nomino il politico perchè siamo alla vigilia di un importante referendum parlamentare che lo riguarda e quindi osservo il silenzio preelettorale. Ma come può attrarmi  una donna, che siede in parlamento per rappresentare il popolo (veramente non rappresenta nessun altro che il suo padrone, del quale si dichiara apertamente e senza vergogna sua schiava) ed invece  fa la 'cameriera' del suo capopartito il quale l'ha scelta , oltre che per la devozione, per altri requisiti 'sottointellettuali', ben evidenti e in mostra permenente, che il suo padrone apprezza tantissimo?
Non prenda questa mia dichiarazione d'amore e volontà di sposarla, eventualmente, come uno stalking, via internet. Se anche non volesse accettare una relazione, sappia che io l'avrò sempre nel mio cuore e  nei miei pensieri.
suo devotissimo, cara bellissima professoressa, senatrice Cattaneo, pietro acquafredda

giovedì 12 settembre 2013

Divieto di accesso

Abbiamo scoperto, con grande tristezza , diciamo pure con grande sconforto, che  i senatori che fanno parte della commissione che deve decidere la decadenza del Cavaliere,  vivendo al senato  in due camere e cucine, si sono allargati al punto da OCCUPARE come sede stabile delle loro tristi riunioni, uno dei luoghi più belli della Capitale, nel chiostro di Sant'Ivo alla Sapienza, dominato dalla avveniristica cupola del Borromini, nei locali del lato destro del chiostro.  Stiamo meditando di recarci davanti al portone del chiostro di Sant'Ivo, in corso Rinascimento, ad un isolato da Palazzo Madama, e, sfidando la computezza degli uscieri del Senato,  di issare il cartello : DIVIETO DI ACCESSO. Sì, vorremmo tentare che quel luogo non  venga più  profanato dalle presenze sinistre dei componenti la commissione. Non ci si venga a dire che sono pur sempre rappresentanti del popolo. No, sono servi - Si' SERVI- dei loro capipartito, senza i quali starebbero a fare altri lavori, e tutti ed in ogni caso molto molto meno retribuiti. Ma ciò che ci colpisce è la loro INDEGNITA' a varcare quel portone ed a calpestare quel luogo dove ebbe la prima sede l'antichissima Università della Sapienza - che  ha derivato il nome in aggiunta al cortile di sant'Ivo, e che per moltissimi anni è stato sede dell'Achivio di Stato. Cosa c'entrano mai loro con la sapienza che lì veniva dispensata  all'inizio della sua storia e con la custodia della memoria storica del nostro paese?
 Abbiamo scritto in agosto che quel Cortile, come altri importanti luoghi della capitale, a causa della musica dozzinale e dilettantistica che spesso ospitano, è come se fossero stati sconsacrati, come se la loro sacralità fosse stata offesa in modo irreparabile, e come necessitino - di conseguenza- di una nuova consacrazione, il prima possibile, ospitando concerti e manifestazioni all'altezza della loro gloriosa, quasi sacra, storia . Figuriamoci cosa ci viene da dire di quell'orda di  gente che  non ha vita  propria; e che solo l'atto di nascita stilato dai rispettivi capi li censisce censirli nel mondo dei viventi. Vi viene frose da chiederci di fare qualche nome. Ma vi pare mai che uno come Maurizio Gasparri avrebbe mai potuto vivere di vita propria? Ed è tanto vero che il solo pensiero che presto vada a casa definitivamente - lui non fa parte della commissione - ci fa rabbrividire perchè neanche i servizi sociali sarebbero in grado di trovare un lavoro per lui, non avendone mai fatto uno in tutta la sua vita ed avendo avuto a disposizione macchina e scorta ( per proteggere cosa e perchè non siamo ancora riusciti a capire). Abbiamo fatto un unico nome, quello di Gasparri, solo perchè oltre che porci il dubbio amletico che vi abbiamo manifestato, ci sta particolarmente  in antipatia.
E perciò, se ce lo lasceranno fare, metteremo sul portone di Sant'Ivo alla Sapienza, per tutti, il cartello:
                                                             DIVIETO DI ACCESSO

martedì 10 settembre 2013

A Pesaro voglia di svecchiamento, mentre si parla a ruota libera

Alla vigilia del famoso ROF di Pesaro ( Rossini Opera Festival) il Corriere della Sera pubblicava  una doppia pagina di quelle denominate 'Eventi' e che tutti sanno essere una pubblicità camuffata da pagina di cultura, perchè sono pagate dalle istituzioni che desiderano a tutti i costi che si parli della loro attività. Le fanno da tempo oltre il Corriere, anche Il Sole 24 ore e La repubblica. In quelle pagine parlavano a ruota libera, dicendo molte inesattezze gli artefici attuali del festival, e cioè  Mariotti, sovrintendente, 80 anni ( in questo caso val la pena precisare che al ROF lavorano  altri due Mariotti, come interni all'organizzazione, ed un terzo come esterno, il direttore, e tutti e tre, da quel che ne sappiamo, sono figli del sovrintendente: una vera bottega d'arte) e Zedda, direttore artistico, 86 anni. Nella loro chiacchierata con Valerio Cappelli,  si proclamavano autori e fautori del festival, non solo, ma anche della Fondazione Rossini, il braccio musicologico del festival, con la quale  Mariotti e Zedda non c'entrano nulla. Veramente, per un tempo Zedda ne faceva parte, fino a quando dopo una grave offesa recata a Cagli - per secoli presidente, ed oggi presidente onorario - Vittorio Emiliani fu costretto ad estrometterlo, per evitare che il gruppo di studio e lavoro che s'era creato nella fondazione venisse infastidito. Mariotti e Zedda non fanno attenzione neanche alle date: la Fondazione, preesistente comincia a lavorare, in funzione delle edizioni critiche, dal 1970; Zedda non era ancora nella Fondazione; il ROF nasce nel 1980. E Valerio Cappelli, all'oscuro dei fatti (?), non replica, non rettifiica, non va a controllare. In fondo loro pagano e quindi possono dire quello che vogliono. All'indomani Vittorio Emiliani interviene sul Corriere con una lettera a De Bortoli, per  fare qualche precisazione.  Dopo di lui, anche l'attuale presidente della Fondazione scrive al Corriere. Ringrazia De Bortoli per lo spazio che ha voluto dedicare al festival pesarese, fingendo di non sapere che quelle pagine le ha pagate il sovrintendente Mariotti, e corregge anch'egli le inesattezze di Mariotti e Zedda. Pace fatta?  La sera dell'inaugurazione del festival con la discussissima 'Italiana in Algeri', Ilaria Narici - attuale presidente del comitato scientifico della Fondazione e a capo di Ricordi che edita le edizioni critiche e che per questo  deve contrattare con il festival anche i costi dell'utliizzo delle partiture (Conflitto di interessi? Quando mai!) - a Radio Tre dice : parlando della Foindazione dove c'è come presidente 'onorario' Cagli che era ora di svecchiare, mandando a casa i matusalemme. E molti hanno interpretato le parole della Narici come rivolte a Mariotti e Zedda, ultraottantenni ancora in sella, e decisi a restarvici, nonostante l'età.

sabato 7 settembre 2013

8 settembre 1613. domani 9 settembre 2013

La musica  ricorda la morte di Carlo Gesualdo  principe di Venosa, avvenuta proprio l'8 settembre di quattro secoli fa, nel castello di Gesualdo, Avellino, nel quale si era ritirato ed era vissuto, continuando a  coltivare, nel dolore infinito dei numerosi lutti che lo avevano colpito dopo il duplice omicidio di cui si era reso colpevole, la musica, unica vera compagna della vita. L'Italia -  non c'è ma meravigliarsi - ha dimenticato questo aristocratico musicista che, soprattutto nel Novecento, ha trovato numerosi estimatori, specie fra gli stessi musicisti. Le poche commemorazioni, occasionali, disarticolate, non sono degne di essere ricordate, anche per la pochezza delle medesime. Si segnala solo l'avvio dell'edizione critica della sua opera, ed il festival che gli dedica Milano, il prossimo novembre. Assolutamente da dimenticare,invece, alcune iniziative come quella, della sua stessa terra,  avviata dal teatro di Avellino che reca il suo nome e che cerca 'il sosia' di Carlo Gesualdo. Espressione della dilagante volgarità televisiva dove si producono ormai  solo cloni ed imitatori, non potendo più vantare 'originali' di un qualche interesse.
Avremmo preferito meno celebrazioni verdiane, wagneriane o britteniane - inutili per musicisti entrati definitivamente nel repertorio ed ogni giorno rappresentati nei teatri di tutto il mondo - ed almeno un festival gesualdiano degno di tale nome. Ed invece...
Ora, in futuro, si rischia di ricordare di questo 2013 più che l'8 settembre  di Carlo Gesualdo, il 9 settembre di Silvio Berlusconi. Della cui inutilità  è facile convincersi.

lunedì 2 settembre 2013

Se Abbado, Berlusconi allora

Il Giornale, ovvero il quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi, la cui 'direttora' - leggi compagna del direttore - all'indomani delle nomine dei quattro senatori a vita da parte di Napolitano, ha dichiarato che il primo ad essere nominato a vita doveva essere Berlusconi; quello stesso Giornale  va in cerca dei demeriti dei neo senatori e, spulciando nel sito Dagospia, li trova in problemi che nel passato Abbado, e forse anche Rubbia, avrebbero avuto con il Fisco italiano. Per dire: come si può nominare senatori a vita persone che evadono le tasse italiane? Abbado ha subito risposto che lui per anni ha avuto la residenza all'estero - mai a Montecarlo- perchè dopo aver lasciato l'Italia, ha lavorato per lunghi periodi all'estero, dove di conseguenza ha trasferito la sua residenza che ora ha riportato in Italia, a Bologna, dove lavora anche se non in prevalenza.  Acqua!!!
Subito dopo la lettera di smentita di Abbado, Il Giornale, venuto a più miti pensieri ha scritto che berlusconi deve decadere da senatore 'temporaneo', non per sedersi fra quelli a vita, ma decadere e basta perchè non  ha ricevuto contestazioni dal fisco italiano, ma è stato CONDANNATO , lui sì, per evasione fiscale. E non vale, a sua difesa, il fatto che è fra i maggiori contribuenti italiani, perché alla fine dei conti evadere sei-sette milioni di Euro - quanti sono- non è proprio nulla, si tratta  pur sempre di un risparmio, con il quale si  creano fondi neri dove attingere per corrompere. Nel caso in cui si rendesse davvero necessario. Non che l'abbia mia fatto fino ad oggi, per carità!
Per questo, senza sentire altre ragioni, Sallusti ha scritto oggi un editoriale intitolato, 'Berlusca, a casa!  E il fratello del cavaliere ha telefonato a Sallusti per intimargli: a casa ci vai tu, e subito!

domenica 1 settembre 2013

Tutti si interessano ai giovani, quando c'è da sfruttarli

La notizia è di oggi. La Reggia Venaria di Torino ed i Musei Vaticani di Roma, apriranno nelle prossime settimane anche di sera. Per rendere più appetibile la visita e dare qualcosa in più ai visitatori notturni, i due Musei hanno deciso di offrire arte  oltre che agli occhi,  anche alle orecchie con concertini, affidati al Conservatorio di Torino. Detto più semplicemente, gli allievi - i migliori sì'intende - dell'Istituto musicale piemontese costituiranno la forza lavoro della nuova iniziativa e gli allievi dovranno essere felici di poter suonare in sedi così prestigiose. I soldi offerti dai vari sponsor e patrocinatori serviranno  all'allestimento dei concerti ed alle spese vive. Conclusa l'iniziativa i giovani torneranno nelle aule del loro Conservatorio a perfezionarsi negli studi, i due Musei interessati potranno chiedere finanziamenti per la prossima tornata di concerti notturni e chi s'è visto s'è visto. Così pensano ai giovani: SFRUTTANDOLI.

Per una volta anche i giornali si accorgono che la musica italiana all'estero ha successo

Qualche volta le lamentele servono. E' bastato che Muti  denunciasse la totale disattenzione  dei rappresentanti delle nostre istituzioni per i successi 'italiani' a Salisburgo, perchè i giornali se ne accorgessero. E già, i giornali sono colpevoli di attenta distrazione, quanto i rappresentanti delle nostre istituzioni. Che Muti sia ospite fisso a Salisburgo è cosa nota, che lo siano anche Chailly, Gatti, ed ora anche Pappano, senza dire di Cecilia Bartoli che Pereira ha coccolato nel suo teatrino -  teatrino per dimensioni, ovviamente! - di Zurigo, e, buon ultimo - ma solo a causa della sua giovanissima  età - anche Michieletto è altrettanto noto. Solo i giornali non lo sapevano. Chi si occupa di cose musicali queste cose le conosce a memoria, e l'elenco degli italiani che onorano nella musica il nostro paese fuori dai confini nazionali non si esaurisce lì. C'è anche Abbado, zio e nipote , non lo dimentichiamo; c'è Pollini,Accardo e la lista potrebbe continuare ancora con tanti altri nomi, molti dei quali grandissimi. Dai giornali, al contrario, apprendiamo che la 'grande' musica italiana è costituita da Renzo Arbore, Elio e le storie... quell'ultimo che ha vinto sanremo Mengoni (?) ecc... E' giusto quindi che abbiano a meravigliarsi e che cambino anche stile di comportamento. Come ha fatto, ad esempio, oggi, 'La repubblica', che dopo aver pubblicato un lungo articolo sul trionfo di Muti a Salisburgo nelle pagine 'romane', pentitasi del passo falso, oggi sul 'nazionale' ha riproposto un altro articolo, a mò di riparazione. Se d'ora in avanti i giornali piagnoni si decidessero a dare alla musica lo spazio che merita  la verità emergerebbe. Mentre oggi - vergogna!!!! - emerge solo quando istituzioni e festival, a pagamento, acquistano  alcune pagine per segnalare i cosiddetti 'eventi', pagine che, tirate le somme, fanno intendere come la musica dia ai giornali molto di più di ciò che i giornali danno alla musica.
P.S. il giorno in cui questi nostri grandi musicisti dovessero espatriare definitivamente, i nostri teatri e le nostre orchestre, riceverebbero altrettanti inviti all'estero?