La musica ricorda la morte di Carlo Gesualdo principe di Venosa, avvenuta proprio l'8 settembre di quattro secoli fa, nel castello di Gesualdo, Avellino, nel quale si era ritirato ed era vissuto, continuando a coltivare, nel dolore infinito dei numerosi lutti che lo avevano colpito dopo il duplice omicidio di cui si era reso colpevole, la musica, unica vera compagna della vita. L'Italia - non c'è ma meravigliarsi - ha dimenticato questo aristocratico musicista che, soprattutto nel Novecento, ha trovato numerosi estimatori, specie fra gli stessi musicisti. Le poche commemorazioni, occasionali, disarticolate, non sono degne di essere ricordate, anche per la pochezza delle medesime. Si segnala solo l'avvio dell'edizione critica della sua opera, ed il festival che gli dedica Milano, il prossimo novembre. Assolutamente da dimenticare,invece, alcune iniziative come quella, della sua stessa terra, avviata dal teatro di Avellino che reca il suo nome e che cerca 'il sosia' di Carlo Gesualdo. Espressione della dilagante volgarità televisiva dove si producono ormai solo cloni ed imitatori, non potendo più vantare 'originali' di un qualche interesse.
Avremmo preferito meno celebrazioni verdiane, wagneriane o britteniane - inutili per musicisti entrati definitivamente nel repertorio ed ogni giorno rappresentati nei teatri di tutto il mondo - ed almeno un festival gesualdiano degno di tale nome. Ed invece...
Ora, in futuro, si rischia di ricordare di questo 2013 più che l'8 settembre di Carlo Gesualdo, il 9 settembre di Silvio Berlusconi. Della cui inutilità è facile convincersi.
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