La gloriosa
orchestra Verdi, fondata da Vladimir Delman compie vent’anni. Evviva, e noi siamo
felici. La festa per il ventennale sarà
lunga un anno – durerà tutta la stagione che sta per iniziare - ma il clou si avrà quasi ad inizio stagione, a fine novembre, quando
Riccardo Chailly tornerà sul podio che da direttore musicale occupò per molti
anni e fino al 2004, e dal quale ne discese ed andò via sbattendo la porta, per
difformità di vedute ed anche dissidi con Luigi Corbani, manager e deus ex machina dell’orchestra, che, a suo parere, non
era riuscito nei primi dieci anni di
vita dell’orchestra a darle stabilità, finanziamenti certi da parte dello Stato
oltre che dagli enti locali che in qualche misura la sostenevano, e sicurezza di futuro. Da parte di Chailly non ci fu quel gesto di generosità che ha premiato
l’orchestra oggi in fiorente attività,
nonostante che i problemi - economici soprattutto - non siano ancora del tutto
risolti. Quando uno legge che la Verdi riceve dallo Stato un quarto di quanto
ricevono la Toscanini di Parma o l’Istituzione Sinfonica Abruzzese, mentre
svolge un’attività, di qualità superiore alle altre due, e quantitativamente
quattro volte più di quelle, vien da domandarsi se il diritto al riconoscimento dei meriti avrà mai cittadinanza in Italia.
Noi
conoscemmo da vicino l’Orchestra milanese - che oggi ha anche un suo auditorium ed un pubblico affezionato - e le sue vicende proprio in quell’anno in cui
si consumò la rottura, perché la invitammo come ‘orchestra residente’ al
Festival delle Nazioni di Città di
Castello del 2004. L’orchestra in diverse formazioni ( quartetto, da camera,
sinfonica) fu per diversi giorni
presente al festival che da allora in poi non ha mai più ospitato orchestre come la
Verdi. Accompagnarono l’orchestra non Chailly- come ci aveva promesso
all’inizio della trattativa - ma Roberto Abbado, che ringraziamo per il grande
regalo, ed il compianto Romano Gandolfi (del quale raccogliemmo confidenzialemtne alcuni appunti sia a
Corbani che a Chailly!) che diresse una memorabile ‘Petite Messe’ di Rossini,
nella cattedrale di Castello stracolma.
Negli anni a seguire non abbiamo mai tolto gli occhi di dosso all’Orchestra Verdi. A Castello non fu
più invitata dai nuovi organizzatori del
festival che hanno, come si vede, altre mire, molto meno alte di quelle che
avevano portato al festival una delle compagini strumentali fra le più
importanti italiane. Si contentano i nuovi organizzatori di organizzare feste paesane e di invitare orchestrine rimediate. In questi anni abbiamo sposato la lotta della Verdi contro il Ministero che non
la finanziava perché la Verdi non era in regola con i contributi – ma come
poteva se non riceveva i finanziamenti che le erano dovuti per l’intensa
attività riconosciuta anche oggi e per la qualità della stessa? Scrivemmo dalle
pagine di Music@ una lettera aperta all’assessore Sgarbi che non aveva preso a
cuore l’orchestra; ospitammo un lungo resoconto di Corbani sulla situazione
della Verdi. Insomma facemmo tutto quello che una rivista di musica può fare
per sostenere un’orchestra che meritava e merita sempre più di essere sostenuta. Altre riviste di
musica con fecero altrettanto e con uguale vigore e costanza. Affari loro, se vogliono perseguire altri obiettivi.
Ora Chailly torna sul podio della Verdi. Ma non torna da vincitore, bensì per riparare quella sua uscita di dieci anni fa, che non gli fece onore.
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