Abbiamo scoperto, con grande tristezza , diciamo pure con grande sconforto, che i senatori che fanno parte della commissione che deve decidere la decadenza del Cavaliere, vivendo al senato in due camere e cucine, si sono allargati al punto da OCCUPARE come sede stabile delle loro tristi riunioni, uno dei luoghi più belli della Capitale, nel chiostro di Sant'Ivo alla Sapienza, dominato dalla avveniristica cupola del Borromini, nei locali del lato destro del chiostro. Stiamo meditando di recarci davanti al portone del chiostro di Sant'Ivo, in corso Rinascimento, ad un isolato da Palazzo Madama, e, sfidando la computezza degli uscieri del Senato, di issare il cartello : DIVIETO DI ACCESSO. Sì, vorremmo tentare che quel luogo non venga più profanato dalle presenze sinistre dei componenti la commissione. Non ci si venga a dire che sono pur sempre rappresentanti del popolo. No, sono servi - Si' SERVI- dei loro capipartito, senza i quali starebbero a fare altri lavori, e tutti ed in ogni caso molto molto meno retribuiti. Ma ciò che ci colpisce è la loro INDEGNITA' a varcare quel portone ed a calpestare quel luogo dove ebbe la prima sede l'antichissima Università della Sapienza - che ha derivato il nome in aggiunta al cortile di sant'Ivo, e che per moltissimi anni è stato sede dell'Achivio di Stato. Cosa c'entrano mai loro con la sapienza che lì veniva dispensata all'inizio della sua storia e con la custodia della memoria storica del nostro paese?
Abbiamo scritto in agosto che quel Cortile, come altri importanti luoghi della capitale, a causa della musica dozzinale e dilettantistica che spesso ospitano, è come se fossero stati sconsacrati, come se la loro sacralità fosse stata offesa in modo irreparabile, e come necessitino - di conseguenza- di una nuova consacrazione, il prima possibile, ospitando concerti e manifestazioni all'altezza della loro gloriosa, quasi sacra, storia . Figuriamoci cosa ci viene da dire di quell'orda di gente che non ha vita propria; e che solo l'atto di nascita stilato dai rispettivi capi li censisce censirli nel mondo dei viventi. Vi viene frose da chiederci di fare qualche nome. Ma vi pare mai che uno come Maurizio Gasparri avrebbe mai potuto vivere di vita propria? Ed è tanto vero che il solo pensiero che presto vada a casa definitivamente - lui non fa parte della commissione - ci fa rabbrividire perchè neanche i servizi sociali sarebbero in grado di trovare un lavoro per lui, non avendone mai fatto uno in tutta la sua vita ed avendo avuto a disposizione macchina e scorta ( per proteggere cosa e perchè non siamo ancora riusciti a capire). Abbiamo fatto un unico nome, quello di Gasparri, solo perchè oltre che porci il dubbio amletico che vi abbiamo manifestato, ci sta particolarmente in antipatia.
E perciò, se ce lo lasceranno fare, metteremo sul portone di Sant'Ivo alla Sapienza, per tutti, il cartello:
DIVIETO DI ACCESSO
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