Francesco Filidei, compositore italiano oggi cinquantenne, è noto al pubblico del Carlo Felice per essere l’autore del suggestivo balletto Sull’essere angeli messo in scena nel nostro Teatro nell’ottobre del 2021 con buon successo di pubblico e di critica. E a lui è stata commissionata dalla Scala, dall’Opera di Parigi e dal Carlo Felice l’opera Il nome della rosa”ispirata al celebre romanzo di Umberto Eco che andrà in scena sul nostro palcoscenico presumibilmente fra il 2025 e il 2026. Ieri sera la stagione sinfonica del Carlo Felice ha intanto ospitato un’altra sua prima assoluta: si tratta del Cantico delle creature sullo splendido testo di San Francesco. Una partitura per voce di soprano e grande orchestra di forte tensione emotiva. La scrittura vocale è perfettamente rispettosa della parola francescana, prevale uno stile sillabico, anche se di tanto in tanto si passa a improvvisi quanto intensi slanci melismatici che richiamano lo stile sacro medioevale. Filidei ha poi sostenuto la voce con una partitura orchestrale estremamente duttile e variegata che cambia colore ad ogni “lode” del testo: il vento, la terra, l’acqua, il fuoco animano uno strumentale differente, in un gioco che ricorre talvolta anche alla tecnica del madrigalismo.
Un bel lavoro insomma che il giovane direttore Leonhard Garms ha restituito con buona volontà e rigore. Bravissima la cantante, Jeanne Crousoud per qualità vocali ed eleganza esecutiva. Il soprano ha anche regalato un gustosissimo (in tutti i sensi) bis, Pomodori (da Pillole dalla raccolta Proesie di Federico Maria Sardelli) dello stesso Filidei, uno scoppiettante gioco musicale che ha rivelato il fine gusto umoristico dell’autore e della splendida interprete. Unico appunto, tornando al Cantico: uno squilibrio fonico fra orchestra (molto sonora) e voce spesso relegata in secondo piano. Il Cantico di Filidei era il pezzo centrale di un programma incentrato anche su Liszt e su Messiaen. Del primo Garms ha diretto le due Legends che il compositore ungherese aveva composto inizialmente per pianoforte per poi approntarne anche una versione orchestrale (il pianoforte di Liszt, del resto, è già “orchestra”) e poi il poema sinfonico Prometeo.
Lavori che rivelano la genialità di Liszt nel trattare un’orchestra allargata sfruttandone appieno le risorse timbriche e alternando momenti di delicata ispirazione poetica (il cinguettio degli uccelli nell’episodio di San Francesco) a episodi di forte impatto sonoro (la celebrazione di Prometeo). Garms ha diretto con buona verve per poi affrontare di Messiaen l’affascinante lavoro L’Ascension: quattro episodi, ognuno dei quali coinvolgente uno strumentale diverso, dal primo per soli fiati all’ultimo per soli archi. Una partitura complessa che forse avrebbe avuto bisogno di qualche prova in più. Applausi calorosi, poco pubblico.
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