Un appuntamento da non perdere – domenica 11 dicembre (ore 11), Auditorium Sinopoli – con Alexander Lonquich, che approfondisce i temi della scrittura schubertiana con l’analisi della Sonata in si bemolle maggiore D960, ultimo capolavoro pianistico di Franz Schubert. Sarà davvero di grande interesse per tutti farsi guidare nei meandri della costruzione musicale da un interprete tra i massimi, che ha avviato con l’estetica schubertiana un rapporto molto stretto fin da giovanissimo, dialogando negli anni con la musica di Schubert in infinite declinazioni, anche cameristiche e sinfoniche.
Affascinato da sempre dai procedimenti schubertiani e dall’influenza sotterranea che tale modalità di esprimersi ha avuto su dei capitoli successivi della storia della musica, Alexander Lonquich prova a raccontare e mostrare da vicino i singoli elementi che compongono la visuale complessiva, servendosi di esempi fatti al pianoforte associati a volte a degli estratti d’ascolto di opere anche non pianistiche di altri autori, sotto qualche aspetto imparentate a quel mondo. In particolare il confronto con il suo grande antagonista Beethoven, nel 1828 appena mancato, servirà per illuminare l’unicità “linguistica” della scrittura del maestro viennese.
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