Da settembre Rai3 manderà in onda una nuova striscia quotidiana di informazione. Comincerà alle 20.35 e durerà dieci minuti. Brevità farà rima con qualità? È un dubbio. Di sicuro sarà curata e condotta da Marco Damilano, appena fatto fuori dall'Espresso. I sindacati e un pezzo della politica - riassumendo - hanno commentato: «Ma come? In un momento in cui l'ad della Rai Carlo Fuortes chiede sacrifici ai giornalisti interni, come si fa a pagare qualcuno che viene da fuori? Perché stato chiamato Damilano?». La risposta, pensando a tanti altri casi di firme note della Sinistra rimaste a spasso e riassunte velocemente in Rai, è nella storia recente della nostra televisione pubblica. Damilano a viale Mazzini la fila dei riposizionati è lunga.
La Rai è la più grande azienda culturale del Paese. È vero. Ma anche una efficientissimo Ufficio di collocamento. Per l'intellighenzia che fallisce nella carta, la televisione di Stato è un paracadute. C'è gente che cade sempre in piedi... Rai: «Di tutto, di più».
A Concita De Gregorio, rimasta a casa dall'Unità, dal 2013 al 2016 Rai3 affidò la trasmissione di libri «Pane quotidiano».
Mario Calabresi, che mentre dirigeva la Stampa condusse, nel 2011, in prima serata su Rai 3, Hotel Patria, appena rimosso dalla poltrona di Repubblica, nel 2019, divenne ospite itinerante di mezza televisione italiana, Rai in primis, e non ha più smesso.
Gianni Riotta, dopo la «complicata» (fra virgolette) direzione del Sole24ore, ebbe da Rai Storia la trasmissione «Eco della Storia».
Massimo Giannini - che peraltro, da sempre, è più in televisione che in redazione - in un momento di stanca a Repubblica condusse «Ballarò» su Rai 3, fra il 2014 e il 2016.
Carlo Verdelli, superdirettore di tutto, dopo le dimissioni dal gruppo Condé Nast, nel 2015 venne nominato dal Consiglio di Amministrazione della Rai «Direttore editoriale per l'Offerta Informativa»: un progetto sontuoso e ambizioso che non andò mai in porto.
Daria Bignardi in una fase di riposo della sua peraltro luminosa carriera fu addirittura direttrice di Rai 3, febbraio 2016 a luglio 2017... Ci fermiamo qui. L'ufficio selezione del personale di Mamma Rai possiede molti più curricula, e più dettagliati, di noi. La Rai-Radiotelevisione italiana S.p.A. resta un'azienda fra le più sicure del Paese: non fallirà mai. Semmai, chi fallisce, lì sempre può trovare un nuovo Approdo. Nome, fra le altre cose, di un celebre programma culturale degli anni Cinquanta. Quando la Rai era feudo del centrosinistra.
Nessun commento:
Posta un commento