Guerra, pandemia, cambiamenti climatici, flussi migratori, diritti umani, elezioni politiche, mercati finanziari: la disinformazione investe ormai tutti gli ambiti dell'attualità e inquina l'ecosistema digitale con fake news, bufale e teorie del complotto, mettendo a dura prova anche la missione di servizio pubblico radiotelevisivo.
Per combatterla nel palinsesto di tutti i canali Rai, da oggi arrivano le Pillole contro la disinformazione della Rai, 11 brevi filmati pensati per promuovere l'alfabetizzazione digitale e lo sviluppo del pensiero critico. La serie 'Uniti contro la disinformazione' è prodotta da Rai Per il Sociale in collaborazione con l'Ufficio Studi e la Direzione Comunicazione: in tutto 30 pillole, che saranno distribuite in tre stagioni, nel corso di una campagna di comunicazione che coprirà i prossimi mesi.
Tra i primi 11 titoli spiccano per attualità Nebbia di guerra, sul caos informativo nel conflitto Russia-Ucraina (in onda sulle reti generaliste già sabato 2), e La fabbrica dei troll, breve storia della "disinformazia" post-sovietica. Ma ci si occupa anche di chi non vuole riconoscere il cambiamento climatico (La macchina della negazione), del legame tra movimenti no-vax e complottismo (Infodemia), o della satira presa erroneamente sul serio (Non l'ho "falso" apposta).
E ancora: denunce, come quella del segretario delle Nazioni Unite contro chi diffama i migranti (Bugie bianche), alternate ad esempi pratici su come è facile essere manipolati online (A ciascuno il suo bot) e sul business dei sempre più ingannevoli titoli-esca (Soldi facili). E poi l'appello alla tutela dei teenager, molto esposti sui social (Falsi minori), e quello alla prudenza di fronte ai deep-fake, i video falsi altamente realistici che impazzano in Rete (Sesso, bugie e video falsi); fino al grido di allarme di Maria Ressa, premiata l'anno scorso col Nobel per la Pace per la sua coraggiosa battaglia contro il "virus della menzogna" (Nessuna verità senza i fatti).
L'iniziativa nasce nel solco del percorso di inclusione digitale avviato da tempo dal servizio pubblico, e si inserisce nella più ampia attività di media literacy in cui la Rai si è impegnata aderendo all'Italian Digital Media Observatory (IDMO), un consorzio finanziato dalla Commissione Europea, coordinato dall'Università Luiss Guido Carli, e che vede la partecipazione di Tim, Gruppo Gedi, Università di Tor Vergata, T6 Ecosystems, Newsguard, Pagella Politica.
Nessun commento:
Posta un commento