giovedì 13 maggio 2021

I due Riccardi, l'un contro l'altro. Dopo la pandemia tutto come prima anzi peggio, ve lo avevamo scritto!

 piera anna franini ( Il Giornale) smentisce tutti e tutto:

Al concerto è seguito l'incontro dei due nel l'anticamera del palcoscenico e lì si sarebbero consumate le «scintille»: così è stato scritto da giornalisti che non erano presenti al fatto, al contrario di chi scrive. Le frizioni non sono mancate, ma non sono volate le espressioni colorite riportate. L'ultima parola dell'incontro, ognuno la interpreti come crede, è stata «arrivederci» pronunciato da Riccardo Chailly.



                CRONACHE DI UN 'DOPO CONCERTO'

ANSA

Scintille la sera dell'11 maggio alla Scala fra l'ex direttore musicale del teatro Riccardo Muti, che ha concluso al Piermarini la mini tournée italiana con i Wiener Philharmoniker, e l'attuale direttore musicale Riccardo Chailly che ha assistito al concerto e poi è andato a salutare il suo predecessore nel camerino che, estrema ed inusuale cortesia, gli aveva ceduto.

 

All'arrivo di Chailly, prima ha sostenuto di non conoscerlo chiedendogli chi fosse e cosa ci facesse lì, e quando si è tolto la mascherina spiegando che era andato a complimentarsi per il bel concerto, lo ha invitato a levarsi di torno, con espressioni colorite.

Il maestro napoletano - che ha guidato la Scala dal 1986 fino al burrascoso addio nel 2005 - non deve avere apprezzato le polemiche perché il suo concerto con l'orchestra austriaca sarebbe stato il primo con il pubblico nel teatro dopo 200 giorni di restrizioni anticovid, per altro nel 75/o del concerto di Arturo Toscanini per la riapertura dopo la guerra e la ricostruzione. Polemiche zittite con la programmazione il giorno precedente di un concerto del coro e dell'orchestra della Scala diretto dal padrone di casa, ovvero Chailly.

 

Sul palco, alla fine dell'esibizione dei Wiener e prima del bis, Muti aveva sottolineato al pubblico che la data del concerto era solo "una coincidenza", ricordando di aver eseguito lo stesso programma del concerto di Toscanini nel 1996 al 50/o anniversario, aggiungendo che è stato "non un vanto ma un orgoglio" farlo "in questa che resta la casa di Toscanini". Come a dire che il padrone di casa è ancora lui, e non altri. 


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AGI

Già dal suo arrivo sul podio del Teatro alla Scala di Milano, prima ancora di esibirsi, Riccardo Muti, è stato salutato con quel calore che si riserva a chi qui è di casa: “bentornato maestro” si è sentito più volte (d’altra parte Muti è stato direttore della Scala dal 1986 al 2005). E poi applausi e applausi. 

 Lui ha apprezzato e prima di un significativo bis “di speranza”, come lo ha definito, si è rivolto al pubblico in sala per dire che ha “ancora nel cuore” quando l’11 maggio del 1996 celebrò il “50 esimo anniversario dalla riapertura della Scala, eseguendo esattamente lo stesso programma che eseguì Arturo Toscanini”. Proprio oggi sono 75 anni da quel concerto che segnò la rinascita della Scala ricostruita dopo i bombardamenti.

“Non è motivo di vanto - aggiunge - ma di orgoglio per me che ebbi questo onore in questa casa che è stata la casa di Toscanini e che lo rimane per sempre”.

 Il concerto con i Wiener proprio il giorno del 75esimo, però è “una coincidenza - assicura Muti - .La tournée era stata fissata prima del covid”.

E questa è stata l’ultima tappa italiana, per la gioia dei 500 melomani (tanti quelli ammessi per le norme anti covid) che questa sera, per il secondo concerto aperto al pubblico, erano distribuiti tra palchi e gallerie.

 "E' commovente essere qui dal vivo dopo un anno di streaming. Noi facciamo musica per voi non per noi. E' una missione la nostra" ha detto rivolgendosi al pubblico. 

Sui leggii degli impeccabili Wiener Philharmoniker c’erano l'ouverture Meeresstille und gluckliche Fahrt di Mendelssohn, la Sinfonia n. 4 di Schumann e la Sinfonia n. 2 di Brahms. E per finire un apprezzato e reclamato bis, il Kaiser-Walzer di Johann Strauss.

 “Noi ora eseguiamo il walzer nello stile della Filarmonica di Vienna - ha spiegato - con quella melanconia” che va oltre il primo gennaio, “è un segnale di speranza perché soprattutto alla fine del walzer quando il flauto si perde é la sottolineatura di un mondo che è finito, sparito. Comincia il 900”.

E con l’energia del walzer è calato il sipario su una serata molto attesa dai milanesi e non solo, rimasti legati a Muti negli anni.

 Anche il sovrintendente Dominique Meyer ha più volte detto che lo rivorrebbe in buca a dirigere un’opera. E questa sera si è lasciato sfuggire che ci sono delle proposte sul tavolo. “Speriamo che Riccardo Muti tornerà con l’orchestra scaligera. Lui sa che lo vogliamo, il teatro lo vuole. Gli ho fatto delle proposte, speriamo che voglia tornare”. A sottolineare il legame di Muti con il Piermarini, il maestro ha scelto che sia proprio questo concerto a essere trasmesso da Rai Cultura a luglio in occasione del suo 80 esimo compleanno.


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IL GIORNO

Chi era contrario al rientro di Muti ha visto confermate le sue perplessità. I possibilisti sono rimasti sorpresi da un’uscita a dir poco infelice. E pure i fedelissimi non l’avranno presa bene, consapevoli che la frase rivolta a Chailly potrebbe essere la pietra tombale sui progetti di rientro, almeno per una sera, alla guida dei corpi artistici interni per dirigere un’opera. In pochi secondi, sono stati spazzati via anni di faticosi riavvicinamenti e di numerosi tentativi (prima di Pereira e poi di Meyer) di riallacciare il legame reciso nel 2005. Mercoledì sera tutto è naufragato alla fine del concerto con i Wiener Philharmoniker, accolto da applausi e da urla di "Bentornato" (qualcuno non esita a parlare di claque ). Il direttore musicale Riccardo Chailly, che da padrone di casa ospitale ha ceduto al predecessore il suo camerino, ha raggiunto il collega per congratularsi. Doppia reazione spiazzante: prima Riccardo Muti non lo avrebbe riconosciuto, tanto che alcuni dei presenti hanno pensato a uno scherzo; poi, alla frase "Sono qui per farti i complimenti", avrebbe replicato "Non mi rompere i c.".

Chailly non si è scomposto: "Arrivederci, Riccardo". Una versione alternativa sostiene che Muti si sia prima indispettito per la presenza di una troupe della Rai (che ha registrato l’evento per mandarlo in onda il 28 luglio) e che poi, non riconoscendo Chailly per via della mascherina, lo avrebbe preso a male parole, fermo sulla volontà di non parlare con nessuno. In ogni caso, il caso è subito esploso in via Filodrammatici, e in tanti hanno ricollegato il nervosismo alle polemiche sul concerto dell’11 e all’accordo Meyer-sindacati per un altro concerto, quello del 10 con Chailly. Ovviamente, la querelle non ha lasciato indifferente il sovrintendente, che solo poche ore prima aveva affermato: "Ho fatto delle proposte e speriamo desideri tornare". Ora potrebbe venire a mancare la volontà da parte della Scala, anche perché è inverosimile pensare che Chailly, in carica fino al 2025, accetterebbe a breve un’altra rentrée di Muti. D’altro canto, stando a quanto trapela, lo stesso Chailly non avrebbe avuto nulla da ridire (anzi) quando, nei giorni scorsi, alcuni professori lo avrebbero informato di avere intenzione di approfittare della presenza di Muti per parlargli di eventuali progetti. Come dire: massima disponibilità e cortesia sono state ripagate con tutt’altra moneta. Va ricordato che si tratta di ricostruzioni a caldo, che al momento non hanno il conforto delle dichiarazioni ufficiali (né i due protagonisti né la Scala hanno commentato), ma la vicenda è destinata a lasciare un segno profondo. E forse a scrivere la parola "fine" su un rapporto interrotto bruscamente e mai davvero riannodato. "I due concerti hanno celebrato al meglio la ripartenza del teatro – taglia corto Paolo Puglisi della Slc-Cgil –. Ora occupiamoci di pianta organica e precari". Tradotto: pensiamo solo alla Scala e a chi ne fa attualmente parte.

                                                                           (Nicola Palma)


LA REPUBBLICA

Avrebbe potuto dirlo prima. E trovare un modo più maturo per farlo capire. Ma dopo l'aggressione verbale dell'altro ieri a Riccardo Chailly, non sono più dubbi: Riccardo Muti non è ancora pronto per tornare alla Scala. Sedici anni non sono bastati.

Il passaggio come ospite, nell'occasione significativa della due-giorni dedicata alla riapertura al pubblico e al ricordo dello storico concerto toscaniniano del 1946, è stato messo a profitto non per un gesto di conciliazione nel nome dell'arte, e di quella musica che di solito unisce, ma come un'occasione per ribadire antichi e non sopiti rancori. Un gesto di rivendicazione personale più che d'amore. L'imprevedibile attacco di Muti al teatro che lo ospitava - non citato nei ringraziamenti pubblici, dove però ha autocelebrato la sua presunta unicità nell'incarnare l'eredità artistica e morale di Toscanini - esternato offendendo l'attuale direttore musicale, non ha precedenti né spiegazione. Ha riattizzato le rimostranze che il 16 marzo 2005 avevano indotto i lavoratori del teatro a chiedere le sue dimissioni: la ferita non è cicatrizzata, si sapeva, ma lui l'ha riaperta. 

Ha riportato a zero lo stato delle trattative per un possibile rientro nel golfo mistico scaligero. Perché così Muti ha fatto intendere che la rivincita che vuole non è "per" ma "sulla" Scala. E non prevede prigionieri. Facendo riemergere il clima divisivo alimentato anche negli anni della sua residenza artistica milanese e che l'annunciato Nabucco alla Fondazione Prada, nei giorni stessi della festa comandata dell'opera a Milano, cioè il 7 dicembre scaligero affidato allo "sgradito" ma suo successore Chailly, aveva già spiacevolmente riportato alla memoria. In compenso ha fatto un piacere alla Scala. Dando ragione definitiva a chi riteneva che corteggiarlo per riaverlo sul podio di casa fosse un errore strategico e "sentimentale" da evitare.

                                                                     ( Angelo Foletto)

                                                 

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Scintille tra Riccardo Muti e Riccardo Chailly alla Scala dopo il concerto dei Wiener Philharmoniker. A raccontare quanto è accaduto ieri in prossimità dei camerini del Piermarini sono i testimoni oculari del fatto, che chiedono però, di restare anonimi. La miccia si è accesa quando al termine del concerto l'attuale direttore musicale della Scala, Riccardo Chailly, ha deciso di salutare Muti, che è stato suo predecessore dal 1985 al 2005. All'arrivo di Chailly, che, per l'occasione gli aveva ceduto il camerino, Muti prima avrebbe sostenuto di non conoscerlo chiedendogli chi fosse e cosa ci facesse lì, e quando Chailly si è tolto la mascherina per farsi riconoscere spiegando che era andato a complimentarsi per il bel concerto, lo ha invitato a levarsi di torno, con espressioni colorite. "Avevo detto che non volevo vedere nessuno, solo persone a me gradite. Cosa ci fa lui qui? - avrebbe esclamato Muti, secondo la ricostruzione di chi era presente, davanti a Chailly che è rimasto come impietrito, prima di girare i tacchi e andarsene visibilmente contrariato.

Frasi che poi Muti avrebbe ripetuto davanti alla folla di spettatori vip e non, che si era messa in fila davanti all'ingresso del camerino per omaggiarlo dopo il concerto, che ha segnato l'ultima tappa della tournée italiana dei Wiener. A quel punto, Chailly era già andato via, ma mentre gli orchestrali viennesi uscivano alla chetichella, si sentivano le risate che fino a tarda sera provenivano dal camerino occupato da Muti. "Quello non porterà mai i Wiener alla Scala come ho fatto io per sei volte - avrebbe raccontato Muti, secondo la versione di diversi testimoni - Non capisco perché la Scala non lo ha ancora mandato via", mentre il sovrintendente Dominique Meyer, nonostante il trionfale successo del concerto appena terminato appariva molto teso, tanto che pare abbia provato a sdrammatizzare l'episodio derubricandolo a "una ragazzata". O, come trapela dal teatro, un "gelido saluto".

L'imbarazzo comunque è evidente. Anche perché Muti non è stato generoso né con la Scala e né con Chailly anche nel saluto che ha rivolto al pubblico del suo concerto prima di eseguire come bis il Kaiser Waltz di Strauss, quando si è limitato a ringraziare solo i Wiener di aver accettato di fare la prima tournée dal vivo dopo il lockdown. Non prima di aver sostenuto apertamente che l'esibizione dei Wiener alla Scala l'11 maggio era solo "una coincidenza", visto che il cinquantesimo anniversario dello storico concerto diretto da Arturo Toscanini nel 1946 per la ricostruzione del Piermatini lo avevo diretto lui nel 1996 e aggiungendo che è "stato non un vanto, ma un orgoglio" farlo "in questa che resta la casa di Toscanini". Come a dire che il padrone di casa è ancora lui, e non altri. Mentre a Muti "altre celebrazioni ufficiali non risultano", ha detto prima di ricordare al pubblico che gli aveva appena dato il benvenuto che "la Scala è la casa di Toscanini", che "la musica la facciamo per il pubblico, non per noi, perché è una missione" e che lui è stato allievo di Antonino Votto, che era considerato l'erede di Toscanini al Piermarini. 

Quanto basta a far capire che Muti non deve aver apprezzato le polemiche sul fatto che il suo concerto con l'orchestra austriaca sarebbe stato il primo con il pubblico nel teatro dopo 200 giorni di restrizioni anticovid, per altro nel 75/o del concerto di Arturo Toscanini per la riapertura dopo la guerra e la ricostruzione. Polemiche zittite con la programmazione il giorno precedente di un concerto del coro e dell'orchestra della Scala diretto dal padrone di casa, ovvero Chailly. La Scala, ufficialmente, non commenta l'episodio, ma sembra evidente che ormai le speranze di rivedere Muti a dirigere l'orchestra del Piermarini siano pari a zero. E dire che i sindacati avevano fatto di tutto per impedire che qualcuno durante il concerto diretto da Chailly il 10 per la riapertura del teatro urlasse dalle gallerie: "Sei tu il vero erede di Toscanini, non quello che dirigerà domani" (Muti alla testa dei Wiener l'11). 

Un cosa del genere non era mai avvenuta, anche se nella gloriosa storia del teatro lirico più famoso del mondo non sono mancati precedenti altrettanto clamorosi, da quando la soprano Mirella Freni fu costretta a separare il direttore Carlo Kleiber dal baritono Renato Bruson che al termine di un primo atto di Otello stavano venendo alle mani a quando il tenore Chris Merritt si rivolse pubblicamente e polemicamente a Muti sul podio dei "Vespri Siciliani" di Verdi che inaugurarono la stagione scaligera 1989/90. A quando, infine, il registra della Giovanna D'Arco inaugurale nel 2015 Moshe Leiser insultò Chailly con espressioni molto colorite a microfoni Rai aperti. 

                                                                   (Andrea Montanari )

                                                              

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IL TEMPO. IT

L'idillio tra Riccardo Muti e il Teatro alla Scala di Milano è durato il tempo di un concerto. A quanto si apprende, al termine dell’esibizione molto applaudita di ieri sera quando il maestro ha diretto i Wiener Philharmoniker al Piermarini c’è stato uno spiacevole fuori programma.

Muti non avrebbe gradito la presenza di alcuni giornalisti che lo aspettavano per un commento sulla serata. E soprattutto si è rivolto in malo modo al direttore Riccardo Chailly che era andato a salutarlo in camerino per complimentarsi con lui. Muti, avrebbe detto di non averlo riconosciuto con la mascherina, chiarendo che non voleva vedere nessuno e che era stato netto su questo punto. Quindi avrebbe concluso con un «fuori dai.. »

Adesso anche chi premeva per un ritorno del maestro napoletano a dirigere un’opera alla Scala forse ci penserà più seriamente. Come si sa l’addio di Muti al Piermarini dopo anni di direzione, dal 1986 al 2005 fu burrascoso e da quel momento disse che non avrebbe più accettato incarichi fissi in Italia.

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LA STAMPA

Un finale non proprio da applausi. Dopo il trionfo musicale del doppio concerto per la riapertura della Scala, ieri sera sarebbe scoppiato un mini-litigio tra Riccardo Muti, ex direttore musicale del teatro, e Riccardo Chailly che lo ha succeduto. A quanto si apprende, al termine dell’esibizione con i Wiener Philharmoniker, Chailly sarebbe andato a complimentarsi con Muti nel camerino ed è lì che si sono accesi gli animi con il direttore napoletano che in prima battuta ha sostenuto di non conoscerlo chiedendogli chi fosse e cosa ci facesse lì, e quando si è tolto la mascherina spiegando che era andato a complimentarsi per il bel concerto, Muti lo ha invitato a levarsi di torno, con espressioni colorite. 
Muti non avrebbe gradito la presenza di alcuni giornalisti che lo aspettavano per un commento sulla serata, scagliandosi, tra gli altri, contro il collega.

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 IL SUSSIDIARIO.NET

Spunta un retroscena clamoroso su quanto accaduto dopo il concerto alla Scala che ha segnato la sua riapertura. A quanto pare si sarebbe vissuto un piccolo scontro tra Riccardo Muti, ex direttore musicale del teatro, e Riccardo Chailly che lo ha succeduto. Stando a quanto riferisce l’agenzia di stampa Ansa, infatti, dopo l’esibizione con i Wiener Philharmoniker alla quale avrebbe assistito anche l’attuale direttore musicale Riccardo Chailly, proprio quest’ultimo avrebbe deciso di complimentarsi con il collega andandolo a salutare in camerino. Qui però sarebbe avvenuto l’impensabile. Al suo arrivo, infatti, Muti avrebbe dapprima sostenuto di non riconoscerlo chiedendogli chi fosse e cosa ci facesse nel suo camerino.

A quel punto il suo successore si sarebbe tolto la mascherina rendendosi più riconoscibile e spiegando di essersi presentato al fine di fargli giungere personalmente i suoi complimenti per il concerto che aveva brillantemente portato al termine, ma Riccardo Muti lo avrebbe invitato a levarsi di torno, “con espressioni colorite”.

Ma cosa avrebbe spinto Riccardo Muti a scatenare le presunte scintille contro il collega Riccardo Chailly al termine del suo concerto? Il maestro napoletano, scrive ancora l’agenzia di stampa Ansa, a quanto pare non avrebbe preso benissimo le polemiche sul fatto che il suo concerto con l’orchestra austriaca sia stato il primo con il pubblico al teatro della Scala dopo 200 giorni di restrizioni a causa della pandemia da Covid e proprio nel 75esimo del concerto di Arturo Toscanini per la riapertura dopo la guerra e la ricostruzione. A zittire le polemiche ci ha pensato un concerto del coro e dell’orchestra della Scala diretto dal padrone di casa Riccardo Chailly il giorno precedente. Sul palco, prima del bis Muti si era giustificato spiegando al pubblico presente in sala che la data del concerto era solo “una coincidenza”, ricordando di aver eseguito lo stesso programma del concerto di Toscanini nel 1996, nel 50esimo anniversario. Ed ha evidenziato come per lui sia stato “non un vanto ma un orgoglio” farlo “in questa che resta la casa di Toscanini”. Quasi a voler far luce sul vero padrone di casa. 

                                                               ( Emanuela Longo)


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 IL GIORNALE

Martedì i formidabili Wiener Philharmoniker, l'orchestra del concerto di Capodanno, hanno chiuso i tre giorni di tournée italiana al Teatro alla Scala, a guidarli il direttore d'orchestra Riccardo Muti. Erano presenti 500 spettatori come esige l'ultimo Dpcm, pochi ma di fatto sono gli unici, assieme ad altrettanti a Firenze e a Ravenna, con cui si siano misurati i Wiener in questo 2021. In Austria i teatri sono ancora chiusi. «Non facciamo musica per noi, ma per voi, il concerto è una condivisione» ha ricordato Muti che tornerà a capo dei Viennesi quest'estate al Festival di Salisburgo.

L'11 maggio del 1946 Arturo Toscanini dirigeva in una Scala ricostruita dopo i bombardamenti, quell'evento rappresentò il momento della rinascita del teatro, della città e del Paese. Una data memorabile che lo stesso Muti volle ricordare da Direttore Musicale scaligero nel maggio 1996, in occasione del cinquantesimo. «Eseguii esattamente lo stesso programma di Toscanini. Non è motivo di vanto ma di orgoglio per me che ebbi questo onore in questa casa che è stata la casa di Toscanini e lo rimarrà per sempre», ha spiegato dal podio prima del bis.

DI fatto, il concerto di martedì coi Wiener cadeva esattamente l'11 maggio ma «solo per una coincidenza perché la tournée è stata fissata prima del covid», ha puntualizzato il Maestro. Di fatto, solo il 27 aprile, su spinta dei sindacati, la Scala ha messo in calendario una serata non pianificata identificandola come giorno celebrativo dei 75anni dall'11 maggio 1946. Chiesto, ottenuto, e lunedì scorso alla Scala si sono esibiti Coro e Orchestra del Teatro diretti dal Direttore Musicale Riccardo Chailly. Questo è stato l'evento di apertura del teatro al pubblico chiuso per 199 giorni, con tanto di sindaco e governatore di regione in sala. Lunedì 10 maggio si è anche trasformato in omaggio ai 75 anni dal celebre 11.05.46. In sintesi, nell'arco di 24 ore sul podio si sono alternati il fu e l'attuale Direttore Musicale, è stato festeggiato Toscanini e l'apertura del teatro. Tanta carne al fuoco. Appunto. Da ieri i media riferiscono dell'incontro teso fra i due Riccardi della direzione musicale: Muti sul podio e Chailly spettatore da un palco. 

Al concerto è seguito l'incontro dei due nel l'anticamera del palcoscenico e lì si sarebbero consumate le «scintille»: così è stato scritto da giornalisti che non erano presenti al fatto, al contrario di chi scrive. Le frizioni non sono mancate, ma non sono volate le espressioni colorite riportate. L'ultima parola dell'incontro, ognuno la interpreti come crede, è stata «arrivederci» pronunciato da Riccardo Chailly.

La sostanza della vicenda - aldilà delle scintille fra artisti - è il peso di sigle sindacali in un teatro che è il numero due al mondo per contributi privati, ed è anche grazie a questo se la Scala prevede di non chiudere in rosso come accadrà in tanti altri enti.

                                                                 ( Piera Anna Franini)

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IL MESSAGGERO

Scintille al teatro alla Scala: Riccardo contro Riccardo. Uno è l'ex direttore musicale del teatro Riccardo Muti, che ieri sera ha concluso al Piermarini la mini tournée italiana dei Wiener Philharmoniker, e l'altro è l'attuale direttore musicale Riccardo Chailly, che il giorno prima ha diretto coro e orchestra del teatro nel concerto di riapertura alla fine di 199 giorni di limitazioni anti Covid. 

 Sulle note di Mendelssohn, Schumann e Brahms, i Wiener Philharmoniker diretti dal M° Riccardo Muti hanno concluso ieri la tournée italiana nel nostro Teatro.

 Il concerto sarà trasmesso sulle reti Rai in occasione dell’80° compleanno del Maestro Muti

Chailly dopo aver assistito da un palco all'esibizione dell'orchestra austriaca è poi andato a salutare il suo predecessore nel camerino che, con estrema e inusuale cortesia, aveva ceduto a Muti. All'arrivo di Chailly, davanti a diversi testimoni, Muti ha sostenuto di non conoscerlo chiedendogli chi fosse e cosa ci facesse lì. Qualcuno ha anche pensato che stesse scherzando. E quando Chailly si è tolto la mascherina, spiegando che era andato a complimentarsi per il bel concerto, gli ha detto di levarsi di torno, con espressioni colorite e un invito a non rompere. Parole dette a voce ben alta che era impossibile sfuggissero ai presenti. E che sembrano allontanare l'ipotesi che Muti torni a dirigere a breve un'opera alla Scala, come vorrebbe il sovrintendente Dominique Meyer. Nessuna risposta da Chailly che si è limitato ad andarsene. Ma se lui non ha parlato, la notizia comunque ha iniziato a circolare fra i lavoratori del teatro che ancora ricordano alcune sfuriate e apprezzamenti di Muti rivolti ad altri maestri (come la definizione «il cinese» per Myung-Whun Chung).

 Evidentemente il maestro napoletano - che ha guidato la Scala dal 1986 fino al burrascoso addio nel 2005 - non deve avere apprezzato le polemiche causate dal calendario che vedeva il suo concerto con l'orchestra austriaca riaprire il teatro al pubblico dopo 200 giorni di restrizioni anti Covid, per altro nel giorno esatto del 75esimo anniversario del concerto di Arturo Toscanini, il primo dopo la guerra e la ricostruzione. Polemiche zittite con la decisione di programmare il giorno precedente un concerto del coro e dell'orchestra della Scala diretto dal padrone di casa, ovvero Chailly, in modo da avere non uno, ma due concerti straordinari. Sul palco, alla fine dell'esibizione dei Wiener e prima del bis, Muti aveva sottolineato al pubblico che la data del suo concerto era solo «una coincidenza». E ha ricordato agli spettatori di aver eseguito lo stesso programma del concerto di Toscanini nel 1996 per celebrare il cinquantesimo anniversario. È stato «non un vanto ma un orgoglio», ha aggiunto, farlo «in questa che resterà sempre la casa di Toscanini». Come a dire che il padrone di casa è ancora lui, e non altri.

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LEGGO

E dopo il concerto, scintille. Riccardo contro Riccardo, a bacchette incociate. Muti contro Chailly.
Alla Scala dopo due serate di successo, parole grosse e nervosismo dell'ex direttore musicale del teatro Riccardo Muti (dal 1986 al 2005), che martedì ha diretto i Wiener Philharmoniker, rivolte all'attuale direttore musicale Riccardo Chailly (dal 2015), che il giorno prima ha diretto coro e orchestra del teatro nel concerto di riapertura dopo 199 giorni di stop da Covid.
Chailly ha assistito alla esibizione e poi è andato in camerino a congratularsi con il collega. Tra l'altro, Muti era nel camerino di Chailly, dato che glielo aveva gentilmente ceduto. E qui le scintille. Secondo molti testimoni all'arrivo di Chailly Muti ha finto di non conoscerlo. Qualcuno ha anche pensato che stesse scherzando. E quando Chailly si è tolto la mascherina Muti gli avrebbe detto di andarsene con espressioni colorite. Parole dette a voce alta e che sembrano allontanare l'ipotesi che Muti torni a breve alla Scala, come vorrebbe il sovrintendente Meyer. Nessuna risposta da Riccardo Chailly. Ma la notizia è subito circolata fra i lavoratori, che rammentano bene le sfuriate celebri del direttore d'orchestra napoletano.
L'ipotesi è Muti non abbia apprezzato le polemiche sul fatto che si sarebbe dato a lui il primo concerto dopo il Covid, peraltro nel giorno esatto del 75 anni dal concerto di riapertura dopo la guerra diretto da Arturo Toscanini. Polemiche zittite con la decisione di programmare il giorno precedente un concerto del coro e dell'orchestra della Scala diretto da Chailly.
Riccardo Muti aveva sottolineato al pubblico che la data del suo concerto era solo «una coincidenza». E ha ricordato di aver eseguito lo stesso programma del concerto di Toscanini nel 1996 per celebrare il cinquantesimo anniversario. È stato «non un vanto ma un orgoglio» farlo «in questa che resterà sempre la casa di Toscanini».

                                                   ( Greta Posca)

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GIORNALE DELLA MUSICA.IT

Già l'arrivo alla Scala di Riccardo Muti alla testa dei Wiener l'11 maggio aveva creato parecchi malumori, perché sembrava più corretto affidare la riapertura al pubblico al direttore musicale in carica Riccardo Chailly e all'orchestra del teatro. Tutto si è però risolto, grazia anche all'intervento dei sindacati, con l'inserimento in cartellone della serata del 10 maggio con Chailly sul podio in una ricca antologia di arie, da Verdi a Purcell, da Čajkovskij a R. Strauss, a Wagner, col soprano Lise Davidsen. Chailly l'11 sera, Muti sul podio, ha quindi gentilmente lasciato il suo camerino al collega e si è sistemato in un palco (l'orchestra è ancora sulla pedana che copre la platea). Concerto di prim'ordine, come c'è da aspettarsi dall'organico viennese (Meeresstille und glückliche Fahrt di Mendelssohn, Quarta di Schumann e Seconda di Brams) e Muti che durante l'intervallo ricorda lo storico concerto che in quella stessa data diresse Toscanini dopo la guerra, aggiungendo nobili parole come "la musica la facciamo per il pubblico, non per noi, perché è una missione". Peccato però che al termine del concerto, incrociando Chailly venuto a salutarlo, lo ricambia con parole a dir poco scortesi. I testimoni oculari, che chiedono l'anonimato, riferiscono come Muti abbia finto di non riconoscere Chailly con la mascherina, ma una volta calata gli abbia chiesto "Cosa ci fai qui?" Altri testimoni riferiscono espressioni più fiorite come: "Tu qui non conti niente, qui conto solo io e Toscanini". Poi chiusa la porta del camerino, dove sono stati ammessi solo alcuni fedeli, pare abbia proseguito: "Non capisco perché la Scala non l'abbia ancora mandato via, quello non porterà mai i Wiener alla Scala come ho fatto io sei volte". Una villanata gratuita, che di certo pregiudicherà qualsiasi tentativo del sovrintendente Dominique Meyer, ancora speranzoso di richiamare Muti a dirigere un'opera. Lo strano, ma è forse una beffa del destino, è che Muti non ricorda l'ostilità creatasi nei suoi confronti in teatro nel 2005, che l'obbligò a lasciare il Piermarini, e che ora è riuscito a rinfocolare con un colpo di un'inedita bacchetta magica, la volgarità.

                                ( Stefano Jacini)


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