La Scala torna nelle periferie a luglio. Ora ci sono anche le date: dall'11 al 13 con un gran finale in Galleria Vittorio Emanuele il 14 luglio, quando per tutta la giornata sezioni dell'orchestra, del coro e anche del corpo di ballo di esibiranno al centro dell'Ottagono nel Salotto di Milano. Si tratta di piccoli spettacoli che coinvolgeranno di volta in volta gli artisti scaligeri che si esibiranno anche contemporaneamente in diversi spazi della città. Domani i vertici del Piermarini ne discuteranno con l'assessore comunale alla Cultura Filippo Del Corno, che ieri ha ricordato il motto "Pane e musica" di Antonio Greppi, primo sindaco della ricostruzione del secondo dopoguerra.
L'idea di tornare a fare spettacoli fuori dal teatro era stata lanciata dal sovrintendente alla Scala Dominique Meyer che in un'intervista a Repubblica aveva anticipato di voler ripercorrere la strada tracciata a metà degli anni Settanta da Paolo Grassi, quando l'allora sovrintendente del Piermarini aveva aperto il teatro alla città, promuovendo concerti anche nelle fabbriche e nei quartieri decentrati. "La musica dal vivo si fa con il pubblico presente - ha ricordato ieri Meyer alla cerimonia di scopertura della targa nel foyer della platea della Scala che ricorda proprio Greppi - . Un teatro deve camminare anche se tutto va contro. Questo virus ci attacca perché la cultura è condivisione e lui ci tiene distanziati. Noi abbiamo voluto lavorare perché non si può lasciare un coro, un'orchestra, un corpo di ballo a fare nulla per mesi. Sarebbe stato mortale". Il sovrintendente non nega che sia stato "difficile fare le prove del ballo per tre ore tenendo la mascherina, difficile cantare il Va', pensiero stando talmente distanti da non vedere il direttore e con la mascherina a ostacolare l'uscita del suono", ma "c'era la volontà di andare avanti". Ed è proprio il pubblico è il secondo motivo per cui il teatro non si è mai fermato. "Ma oggi siamo felici - assicura Meyer - perché possiamo ritrovare il nostro pubblico che non ha avuto paura di tornare".
Ed ecco perché la Scala punterà molto nei prossimi mesi anche sull'utilizzo degli spazi in periferia. Oltre che su una politica di biglietti calmierati. Un primo segnale è stato quello di fissare i prezzi per i concerti di Chailly e Muti per la riapertura al pubblico, da un minimo di 5 euro a un massimo di 95. Un costo che dovrebbe essere quello anche dei concerti della prossima stagione. Una politica culturale che il sindaco Beppe Sala, che guida la fondazione che controlla l'istituzione culturale, ha detto di condividere martedì sera quando ha partecipato al concerto diretto da Riccardo Chailly per la riapertura al pubblico del Piermarini. "Il fatto che la Scala abbia espresso la volontà di stare anche in città, mi trova totalmente d'accordo - ha commentato il sindaco - . In questo momento io penso al mondo della cultura che ha sofferto e che soffre per il lavoro". Lo stesso spirito, in fondo, che ispirò nel 1946 l'allora sindaco Greppi a battersi perché la Scala fosse il primo edificio di Milano da ricostruire. Mentre altri nel Consiglio comunale dell'epoca avevano sollevato polemiche. È stata proprio la nipote di Greppi, Paola Bobba, a leggere ieri un passaggio significativo di una lettera del nonno. "Bisogna anche rifare la Scala, mentre altri ritenevano più urgenti le case popolari e le scuole - scriveva Greppi da sindaco - dal balcone del Municipio guardavo la facciata del teatro quasi illesa. La Scala così è rinata eterna e non aveva mai simboleggiato il destino di Milano con una più vissuta verità"...
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