Il Petruzzelli, che riapre al pubblico, domani, venerdì 21 maggio con un Family Concert, sla0ltra sera (martedì 18, ore 20.30) ha mandto in streaming un altro concerto del ciclo «Aus Italien» dedicato ai compositori dei nostri giorni. L’omaggio dell’Orchestra del Petruzzelli diretta da Marco Angius con solista Emanuele Arciuli è a Michele dall’Ongaro, compositore della post-avanguardia ma anche critico e in passato responsabile dei palinsesti musicali di Radio3, conduttore di Petruska su Rai5, nonché presidente-sovrintendente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Il programma, introdotto dal critico Carla Moreni, si apre con «Checkpoint» per orchestra da camera e prosegue con due pagine che hanno un forte legame con Bari, visto che furono dirette per la prima volta da Rino Marrone e che anche Arciuli le ha già suonate. Si tratta di «Primavera» per pianoforte e archi e del Concerto per pianoforte «Il trionfo del tempo e del disinganno». «La prima l’ho eseguita con la Roma Tre Orchestra, la seconda alla Biennale Musica di Venezia con l’Orchestra della Rai di Torino», racconta il pianista barese, Premio Abbiati 2011, una lunga frequentazione con la musica di dall’Ongaro.«Il concerto per pianoforte - spiega - rimanda ad un’opera di Händel e, infatti, è lussureggiante come un’opera barocca».
Il titolo sembra, invece, raccontare i nostri giorni.«Credo che con “disinganno” dall’Ongaro si riferisca alla grande utopia delle avanguardie musicali. Tra l’altro, è richiesta un’esecuzione teatrale, affinché la musica arrivi più facilmente al pubblico».
Un pubblico virtuale, in questo caso.
«Ma più ampio, se pensiamo a quanti spettatori riesce ad attirare in teatro la musica contemporanea. E poi lo streaming serve per far conoscere in modo più meditato qualcosa di diverso dal grande repertorio».
Dunque, uno strumento utile per sanare la frattura tra audience e musica contemporanea?
«La distanza si colmerà solo quando verrà programmata musica contemporanea bella e non “contro” il pubblico. E il Petruzzelli lo sta facendo. Oggi esiste musica colta fighissima, che parla del proprio tempo. Si può anche detestarla, ma si ha il dovere di giudicarla, avvicinandosi alle sue ragioni. Invece sembra che la classica sia finita cent’anni fa e che oggi esistano solo il rock, il pop e il jazz».
La Nuova Musica deve anche uscire da un certo rigore intellettuale?
«Non deve mai perderlo, senza però farne l’unica ragione. Beethoven e Schumann erano molto complessi, ma avevano un elemento di immediatezza che oggi hanno solo in pochi».
Dall’Ongaro è uno di questi?
«Sicuramente. Lo riscontriamo in alcuni intervalli basilari, quasi icastici, o nella drammatizzazione delle composizioni degli anni Novanta. In quelle più recenti spicca, invece, una semplificazione del linguaggio. “Primavera” sembra quasi un gioco infantile, costruita com’è solo sui tasti bianchi del pianoforte».
Quando tornerà a suonare davanti al pubblico?
«Il 31 maggio a Trieste, accanto a Sonia Bergamasco. Proporremo “Contrappunti lunari”, spettacolo sulla musica contemporanea».
E quanta musica d’oggi ha previsto per il Piano Festival di Bari, in programma a fine agosto? Omar Sosa ci sarà?
«Sosa ci sarà. Presenteremo un pezzo iconico di Stockhausen, «Kontakte», e l’integrale per pianoforte di Luciano Berio, oltre a un omaggio a Franco Battiato, che di Stockhausen è stato allievo».
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