lunedì 24 maggio 2021

Decreto Sostegni bis non è un evento storico per il mondo dello spettacolo

 

Comunicato

 Fondazione Centro Studi Doc, FAS - Forum Arte e Spettacolo, di cui fa parte anche Alleanza delle Cooperative Italiane, ShowNet e La Musica Che Gira prendono atto delle disposizioni per lo spettacolo inserite nel decreto sostegni, ma considerano irricevibili i grandi annunci che la definiscono come riforma epocale: per ora sono inseriti solo alcuni piccoli interventi per la disoccupazione e gli infortuni degli autonomi con Partita Iva e migliorie per gli attori, senza risolvere completamente nemmeno il diritto all’indennità di malattia. Inoltre, nel decreto si abbassa il requisito di contributi per la pensione senza interventi sul montante. Nel decreto, infine, non vi è nemmeno una previsione per i tanti lavoratori intermittenti, tecnici, musicisti o danzatori, che rimangono senza ammortizzatori.
 
Fondazione Centro Studi Doc, FAS - Forum Arte e Spettacolo, ShowNet e La Musica Che Gira sono certi che questa non è la riforma che il settore aspetta da tempo, ma solo un provvedimento emergenziale, in attesa di uno Statuto del Lavoro nella Cultura e Spettacolo che dovrà essere articolato, equo e garante per tutti e che pertanto richiede più visione e più coraggio.
 
Il settore dello spettacolo ha bisogno che le sue reali esigenze siano comprese ed elaborate, così come prospettano i disegni di legge 2039, 2090 e 2127 che sono attualmente in discussione al Senato.
 
Il Decreto Sostegni bis per punti:

  • prevede un ulteriore bonus Covid-19 di 1.600 euro a chi ha almeno 7 giornate nel FPLS: per quanto i lavoratori dello spettacolo dovranno vivere con bonus da 600€ euro e senza avere accesso ad ammortizzatori sociali strutturati?
  • prevede una decontribuzione per le imprese del turismo ma NON dello spettacolo;
  • riconosce l’assicurazione INAIL e la disoccupazione, purché con reddito inferiore a 35.000€, ai lavoratori con Partiva IVA;
  • riconosce poi alcune concessioni SOLO agli attori dell’audiovisivo, cioè di attribuire giornate aggiuntive rispetto a quelle sul palco, ma non si riferisce in nessun punto a musicisti, tecnici o danzatori. Perché questa discriminazione?
  • riduce le giornate utili a ottenere la pensione ma non attribuisce valore alle giornate di lavoro, condannando a pensioni da fame;
  • stabilisce il requisito di 40 giorni di anzianità per avere la malattia, mentre a un impiegato basta un giorno;
  • riconosce agli insegnanti di arte la possibilità di versare contributi al FPLS solo a determinate condizioni.

Dichiarazioni
 
«Leggiamo questa riforma come una ulteriore misura emergenziale in attesa di tempi migliori. Se si vuole attuare una vera rivoluzione copernicana sul mondo dei lavoratori dello spettacolo è necessario avere più coraggio e voglia di comprendere le reali esigenze di un mondo, il nostro, che non solo sta soffrendo ma che è eterogeneo nonché diviso nel porgere le rispettive istanze.»
Paolo Fresu, Forum Arte e Spettacolo
 
«Quella del Decreto Sostegni non è certo una riforma, ma un dito su una piaga. Il decreto concede assicurazione contro gli infortuni e disoccupazione agli autonomi, quindi è solo per loro la riforma? Alcune concessioni vengono poi riconosciute agli attori dell’audiovisivo: e per i musicisti, i tecnici, i danzatori? Perché queste discriminazioni? Rimangono ancora più gravi le lacune del settore e ormai i lavoratori stanno perdendo la speranza in una riforma vera.»
Chiara Chiappa, Fondazione Centro Studi Doc
 
«Ancora una volta agli intermittenti tocca l’elemosina dei 600 euro, senza fornire prospettive di tutela strutturate e che guardino al futuro del mondo del lavoro. Tutto ciò in un Paese in cui la cultura dovrebbe essere l’asse portante della società.»
Alberto Butturini, ShowNet
 
«Ieri il ministro Franceschini, dopo aver presentato un pacchetto di misure dedicate ai lavoratori del settore, ha parlato di giornata storica per il mondo dello spettacolo. Sarebbe stato bello potersi unire al coro di entusiasmo, ma la verità è che queste non sono le nostre richieste e di sicuro non sono le misure che correggeranno le storture emerse negli ultimi anni e divenute insostenibili dopo la pandemia. Al gruppo dei tecnici che ha lavorato a queste misure avevamo chiesto che il metodo tenesse conto di un presupposto fondamentale: il sistema non funziona e va cambiato radicalmente. Invece ci troviamo di fronte a delle misure che alleviano in misura minima i nostri problemi, senza essere in alcun modo risolutive, per non parlare della profonda ingiustizia che vede il settore più penalizzato dalla pandemia escluso dal sistema di decontribuzione, a conferma del fatto che il Governo non ci riconosce come settore produttivo.»
La Musica Che Gira

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