sabato 8 maggio 2021

Chailly e la Scala sono internazionali. E Toscanini? Italiano

 Quando si leggono certe cose - come alcune  dell'intervista di oggi, su Repubblica, a  Riccardo Chailly, firmata da Angelo Foletto, che negli ultimi mesi, in epoca streaming, è diventato più intervistatore che critico - vien da penare a quella vecchietta che, molto avanti negli anni, non si stancava di ripetere a se stessa che non si finisce mai di vedere ( apprendere, leggere per noi) cose nuove.

 E già. Chailly rivendica di aver fatto riaprire la Scala al pubblico prima del concerto di Muti, il quale concerto, con i Wiener in tournée, era in programma, data compresa, da mesi.: 11maggio.

 Senonchè non si poteva lasciare a Muti  la riapertura della Scala al pubblico, in coincidenza con una data storica per il teatro: quel l'11 maggio del 1946, con il concerto di riapertura del teatro diretto da Toscanini. 

 E allora sarà riaperta il giorno prima con  i complessi scaligeri diretti da Chailly e in tv si vedrà il giorno dopo, quando verrà  scoperta una lapide dedicata a chi, Greppi, fu l'artefice primo della ricostruzione del teatro.

 La cui acustica - veniamo a scoprire - non ha mai soddisfatto nessuno, se anche Chailly dice che dopo che sarà smantellata l'attuale sistemazione dell'orchestra, su una pedana che occupa la platea, e che evidentemente l'acustica l'ha molto migliorata,  non si stancherà di rimpiangerla. E che è così attaccato ad essa che prima che venga smantellata inciderà un disco che  ne sarà testimonianza futura.

Proseguendo nell'intervista.Toscanini -  è d'uopo ripeterlo!!!!- ha fatto scuola,  e ci voleva Chially per dirlo?, e il concerto del 10 maggio, come quello toscaniniano del 1946, si aprirà con il Va pensiero; ma poi  il resto del programma di Chailly non sarà ricalcato su quello di Toscanini, perchè il suo allude alla vocazione internazionale della Scala. Si può ascoltare una simile bestialità?  No, se poi alla successiva domanda di Foletto, il direttore insiste.

Ma l'impaginato del programma si apre e chiude con Verdi? Chailly insiste: "più che altro aprono e chiudono coro e orchestra, cioè tutti i musicisti della Scala insieme. Anche questo è un messaggio esplicito". Esplicito di cosa, ci faccia capire Chailly.

 Che ne farete dello streaming - chiede l'intervistatore: "continueremo,  ci permetterà di aumentare la visibilità internazionale del nostro teatro". E daje!

Poi però, in qualche modo, torna in patria, per annunciare che a giugno, prima di smobilitare quella pedana in platea che ha dato al teatro un'acustica meravigliosa, inciderà un programma 'italiano' con musiche di Mendelssohn ( Sinfonia 'Italiana'), Schubert (Ouverture in stile italiano), Mozart ( Sinfonie scritte per le opere 'milanesi').

 E così con una fava due piccioni:  musicisti internazionali  - come si conviene ad un teatro 'internazionale' - con musiche, in vario modo 'italiane'.  

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