Le dichiarazioni di ieri del sig. dall'Ongaro riportate da Repubblica fanno emergere un altro problema, tipico di ben noto 'provincialismo'.
Alla domanda del giornalista se l'Accademia avrà un direttore italiano, l'intervistato, come offeso per la domanda, risponde che l'Orchestra dell'Accademia è una orchestra 'internazionale', e che il successore di Pappano lo cercherà nel 'mondo'; l'Italia è troppo piccola per bastare. Come a dire che sbaglia chi si permette, perfino di pensare, che gli orizzonti di Santa Cecilia siano ristretti all'Italia.
Perdoni sig. dall'Ongaro, forse che in Italia non ci sono ottimi direttori degni di succedere a Pappano? O forse, subdolamente, intende far dimenticare che alla sovrintendenza di Santa Cecilia ci è arrivato perfino Lei: uno delle decine e decine di compositori di non grande rilievo, e per giunta italiano?
Insomma per combattere un eventuale provincialismo come criterio di scelta, ci si affida ad altro provincialismo che vorrebbe gli italiani non del tutto degni di certi prestigiosi incarichi.
Viene, a questo punto, da ricordare al sig. dall'Ongaro ciò che ha dichiarato qualche mese fa, quando per ragioni pandemiche che impedivano spostamenti fra nazioni, ha scritturato artisti italiani nella stagione dell'Accademia. Lui ha giustificato tale scelta, in evidente controtendenza nelle abitudini di Santa Cecilia, con la seguente motivazione: sbaglia chi pensa che in Italia non ci siano ottimi musicisti. Noi lo diciamo da anni; ma è già tanto che lo dica, solo ora, anche dall'Ongaro.
Ma allora perché nelle precedenti stagioni i musicisti italiani a Santa Cecilia sono stati come mosche bianche? Qui si aprirebbe un nuovo capitolo, ricco di incognite non tutte specchiate, sul quale negli ultimi mesi qualche Procura è stata costretta ad indagare ( vedi Regio di Torino, con il 'sistema Graziosi').
A Santa Cecilia non ci sono indagati e nessuna indagine è stata aperta, vero, ma il sospetto che nel definire i cartelloni di alcune importanti istituzioni musicali, certe agenzie straniere possano fare il buono a cattivo tempo, indipendentemente dal prestigio dei propri rappresentati, non è mai del tutto assente.
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