Seguendo l'ordine inverso, partiamo dall'ultima storia, letta sui giornali di oggi, e cioè dalle librerie, aperte in alcune regioni in altre no.
A Roma, per esempio, non si capisce se sono aperte o no. Meglio Zingaretti ha stabilito che lo saranno fra una settimana per dar modo ai librai di organizzarsi in ossequio alle misure di sicurezza, distanziamento ecc...
Paolo Conti sul Corriere plaude al ministro Franceschini che, con la riapertura delle librerie, ha pensato a nutrire lo spirito dei cittadini come i supermercati fanno con il corpo. A Roma la sindaca Raggi, che evidentemente non la pensa nè come Zingaretti nè come Franceschini. Del resto perché dovrebbe se, pur alleati, appartengono ad un altro partito in perenne competizione con il suo, e prossimamente anche di nuovo in competizione elettorale proprio a Roma?
Che ti ha fatto, allora? I vigili hanno l'ordine di multare coloro i quali sorpresi in giro dichiarano di volersi recare il libreria. Per la sindaca, da cui dipendono i vigili urbani, non si può. E' consentito solo nel caso di altre uscite documentate o giustificate, cioè per l'acquisto di beni di prima necessità, pane e latte, o di medicinali. Solo in quel caso, prima di tornare a casa, i romani potranno fare un salto in libreria. Ma uscire di casa per andare in libreria, e solo in libreria, non sarà consentito ( Si è letto anche che i vigili avrebbero multato un signore che si recava in edicola per acquistare il giornale).
In verità abbiamo letto anche altro. E cioè che chi ha proprio tanta voglia di leggere, sicuramente l'ha perchè è un lettore abituale, e, di conseguenza, ha già una ricca dotazione di libri, acquistati e letti
(tutti?) nel tempo. Perchè allora non rilegge quelli che ha già? Quale interesse può avere, in tempo di quarantena, la lettura di un libro nuovo, al punto da rischiare una multa? Leggere e più ancora rileggere fa bene alla salute mentale ed alla riflessione.
A proposito ancora di Roma. Nella rubrica ' NON C'E' DI CHE' appena inaugurata da Daniele Luttazzi su Il Fatto quotidiano, leggiamo di un suo giro di Roma fra strade deserte o quasi e nessun segnale di 'lavori in corso' necessari ma evidentemente rimandati a quando ci sarà di nuovo traffico. "Senza traffico a cui rompere i coglioni, chi glielo fa fare?". Giusta riflessione.
E veniamo alla polemica innescata da una lettera pubblicata nei giorni scorsi dal Fatto, dove si legge che a Radio Tre, diretta da Marino Sinibaldi, il quotidiano diretto da Travaglio è bandito, fin dalle prime ore di trasmissione, quando si fa la rassegna stampa dei giornali, fra i quali non v'è mai il minimo accenno al Fatto .
Travaglio ha ragione ad accusare di settarismo Marino Sinibaldi.
Noi tale settarismo, diciamo quasi ostentato, lo abbiamo sperimentato in anni passati, sempre con Marino Sinibaldi al comando, e prima ancora con la Carlotto, nel settore musicale, del quale ci occupiamo e perciò sappiamo, quando alle dirette dipendenze di Sinibaldi e prima della Carlotto, spadroneggiava Michele dall'Ongaro, oggi sovrintendente dell'Accademia di Santa Cecilia, carica alla quale è arrivato proprio attraverso la gestione ' pro domo sua' della musica a Radio Tre.
Quella gestione, sotto i due direttori, l'abbiamo denunciata tante volte, al punto da guadagnarci prima l'ostracismo da Radio Tre dove avevamo lavorato per anni, poi la cancellazione perfino della semplice menzione di ogni nostra attività musicale di rilievo, e infine, da parte di dall'Ongaro, una denuncia per diffamazione con richiesta di danni. Dall'Ongaro ha perso la causa, ma la conseguenza non è stato il risarcimento dei danni da noi subiti, bensì l'ostracismo anche dal nuovo potentato di dall'Ongaro, l'Acccademia di Santa Cecilia, attraverso i suoi scherani devoti ed obbedienti perchè in buona parte miracolati da lui.
E tutto questo con Marino Sinibaldi perfettamente al corrente delle cose, giacchè un paio di volte lo incontrammo in ufficio, a tu per tu, per denunciare l' ignobile gestione della musica nella radio pubblica, che non poteva non avere, a rigor di logica anche il suo avallo. Due episodi in particolare, ambedue risalenti ai primi anni Duemila. Il primo in occasione di un nostro studio su Alberto Savinio che faceva il punto su molte inesattezze preseti nella sua racoclta 'Scatola sonora'. Quel nostro studio fu pubblicato da Nuova storia contempornea, ampiamente citato in seguito e dunque apprezzato da molti, fuorchè da Radio Tre, dove spadroneggiava dall'Ongaro nostro nemico giurato, e dove regnava Marino Sinibaldi.
Stessa sorte toccò alla prima biografia uscita in Italia di Tony Pappano già a Roma da quattro anni, che noi pubblicammo nel 2007 presso Skira. Sinibaldi ci assicurò che l'avrebbe girata a dall'Ongaro perchè se ne occupasse, nel settore di sua competenza. Quella biografia non è stata mai presentata a Radio Tre.
Questi due esempi sono sufficienti a mostrare come la gestione generale e musicale di Radio Tre non sia stata mai degna di una radio pubblica. perciò la denuncia di Travaglio non dice nulla di nuovo almeno a noi.
Naturalmente altri, come noi stessi, potremmo rivolgere appunti alla gestione 'Travaglio' del Fatto. Con la differenza, non da poco, che Radio Tre è una radio pubblica, e Il Fatto è un giornale di proprietà privata.
Noi abbiamo anche criticato la gestione generale di Radio Tre da parte di Sinibaldi, nei casi in cui, e sono numerosi, invece di dar forza e spazio alle attività culturali del territorio, ha voluto troppe volte piantare la bandierina di Radio Tre in tutto il territorio nazionale, con vari festival o manifestazioni similari gestiti in proprio, con il marchio da Radio Tre.
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