venerdì 17 aprile 2020

TURISMO al tempo del CORONAVIRUS. KO in tutto il mondo, non solo in Italia. Ma non può essere una consolazione

Una delle voci più attive del bilancio italiano, quello del turismo, che l'anno scorso ha goduto dell'arrivo di oltre 200 milioni di stranieri, soprattutto stranieri - numeri da capogiro, con altrettanto giro di affari - quest'anno rischia di rivelarsi una  gravissima emergenza nell'emergenza.

 Non è certo l'unico settore a soffrire, vero, ma certamente  il turismo, una delle voci più attive del bilancio italiano, con il succedersi di vari ministri incapaci ed incompetenti - l'ultimo caso quello di Centinaio, rubato ad una agenzia di viaggi, che aveva, per grazia di Salvini, anche il ministero dell'Agricoltura, e nell'uno come nell'altro ministero del tutto latitante perchè non sapeva da dove cominciare -  non ha mai fatto nulla per alimentarlo ancora e correggere le varie, forse troppe storture del settore. 

 Insomma il turismo è andato a avanti  ed ha progredito,  nonostante e a dispetto dei suoi inutili responsabili di governo. 

 Ora  che è intervenuta, come uno tsunami, l'emergenza pandemia, è chiaro che questo ricco ma complesso sistema è collassato: e, per la ripresa, occorrerà attendere uno stop alla pandemia. Stop mondiale. Perché certamente l'Italia è una delle mete preferite del turismo mondiale, ma nessuno, in tutto il mondo, si muoverà prima di avere una ragionevole assicurazione che, muovendosi da un paese all'altro - sempre che le frontiere vengano riaperte il prima possibile - il contagio del virus non riprenda forza.

 Occorre attendere ancora. Ma nell'attesa occorre muoversi,  decidere, predisporre piani, pensare ad un turismo più sostenibile, non interessato solo al profitto.

 Forse è il caso di pensare, approfittando della pausa, a come 'salvare' dal turismo - perchè anche questo è un problema specie in Italia - certe mete che, anche quando l'emergenza Coronavirus sarà passata, potrebbero essere irrimediabilmente danneggiate da un turismo selvaggio. Per tutti il caso di Venezia. Se ne parla da molti anni, ma non si fa nulla.

Insomma, in attesa che l'emergenza finisca o si attenui, c'è tempo per pensare. Non si perda tempo, si lavori per non farsi trovare impreparati davanti ai nuovi scenari che il DOPOCORONAVIRUS prospetterà al mondo e non solo all'Italia. 

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