Nicola Piovani, musicista fra i più noti ed anche fra i più presenti sui giornali, con frequenti interventi mai privi di interesse e sostanza, involontariamente dalle pagine di Repubblica, frena gli entusiasmi del neo sovrintendente della Scala, che dal Corriere ipotizza un evento, in settembre, per dare il via alla ripartenza.
Meyer, quasi ad assumersi un obbligo morale, che ritiene spetti alla Scala più che a qualunque altra istituzione musicale in Italia, ipotizza l'esecuzione della Messa da requiem di Verdi - che per l'esterofilo Chailly è il Verdi Requiem - in onore - 'suffragio' si direbbe con linguaggio cattolico - delle tantissime vittime che l'Italia e la Lombardia più di tutti hanno dovuto pagare come tributo al Coronavirus. Vorrebbe la Messa verdiana eseguita oltre che a Milano, anche a Bergamo e Brescia, altrettanti 'lazzaretti' mortali, insieme a Milano, della peste virale.
Nelle indicazioni del Governo, se le cose non cambiano in maniera radicale, a settembre cinema e teatri dovranno restare chiusi, se non si riconvertono in versione 'anticoronavirus'. Che sarebbe? Distanziamento del pubblico - con conseguente riduzione dei posti - ed obbligo di mascherine.
C'è chi non si mette l'anima in pace per il momento e si strappa le vesti al pensiero che il conseguimento del 'tutto esaurito', al quale fino ad oggi chiunque ambiva perché indicava chi contava nel mondo della musica, deve per ora essere messo da parte, non diciamo abbandonato definitivamente. Ora ci si deve accontentare di vedere le sale piene a metà, gli incassi dimezzati, con conseguenze anche sui cachet di molti artisti di nome che oggi sono TROPPO BEN PAGATI - sia chiaro, che non abbiamo nessuna pena per loro!
Nicola Piovani piange sui teatri chiusi che sembrano cimiteri e riflette sul fatto che, comunque la si giri, la ripresa, con la Pandemia sempre incombente, sarà difficile a breve.
E, infatti, dice indirettamente a Meyer: come fai a far suonare un'orchestra (fra l'altro abbastanza grande per il Verdi ipotizzato; ma il discorso vale per molto altro repertorio sinfonico) ed un coro, assiepati nei rispettivi spazi, senza esporre al percolo di contagio strumentisti e cantanti? Senza le mascherine - giacché non si può né suonare né cantare con le mascherine - la saliva e le goccioline di questa inonderanno i rispettivi spazi e, nel giro di uno o due concerti, considerando anche le prove (che certamente non si possono fare in streaming) potremmo giocarci sia i professori d'orchestra che i coristi.
Il discorso, sottinteso, è da estendere anche al palcoscenico operistico, dove c'è una specie di corpo a corpo fra gli interpreti. Come si fa? Meyer nei giorni scorsi ha dichiarato che non può immaginarsi un sant'Ambrogio senza la Scala aperta. Ha ragione. Ma come? Occorre che ce lo dica, dopo averci pensato seriamente da ora.
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