Nei giorni scorsi, si è letto in una intervista a Ciccutto, neo presidente della Biennale, che la mostra cinematografica veneziana potrebbe essere l'esperimento della ripartenza in diversi settori: accoglienza, ristorazione, sale cinematografiche. Ciccutto vorrebbe che la Biennale di Venezia fosse una sorta di 'zona franca' per sperimentare, senza vincoli ma con le necessarie cautele, nei suddetti settori, e poi estendere l'esperimento, per le cose riuscite, alle altre manifestazioni. Sempre che, naturalmente, la Mostra si tenga, anche con modalità diverse, e gli artisti internazionali, vanto della mostra veneziana, tornino a Venezia, ammesso che tornino. Ma non è ancora detto, perchè ci potrebbero essere in settembre limitazioni negli spostamenti da una nazione all'altra ed anche da un continente all'altro.
Per le sale cinematografiche Ciccutto ha spiegato che ci saranno molte più sale, con pubblico ridotto per ciascuno e disseminato fra tutte, per vedere il medesimo film, ma osservando il distanziamento ecc...
Per la riapertura di alberghi, bar, ristoranti l'ultima data fornitaci è quella della seconda metà di maggio, dal 18 si è detto. Ma non c'è da fidarsi del tutto perchè il Governo e i vari comitati riuniti, danno ogni giorno numeri come al gioco del lotto.
Anche oggi, poi, si è letto a proposito dello spettacolo dal vivo di due esperimenti che, nella buona stagione si tengono solitamente all'aperto: distanziamento del pubblico, con riduzione dei posti, e nei casi in cui è possibile - per il cinema - il sistema del drive-in.
Il primo sistema potrebbe essere applicato - pensandoci con molto anticipo- anche in teatri e sale da concerto: meno pubblico, maggiore sicurezza. E, naturalmente tutti con le mascherine.Ma anche questo distanziamento nella sale da concerto come nei teatri non solo va proposto e pensato, ma praticato da subito, per non trovarsi impreparati quando sarà. E non è facile, perché è da pazzi pensare che le persone possano sedersi saltando poltrone. Forse meglio eliminarle, altrimenti si costringerebbe il pubblico, che in una città come Roma per andare a teatro o a concerto deve uscire molto tempo prima di casa, a programmare l'intero pomeriggio per ascoltare musica. Cosa che non si può pretendere.
Ma ciò che maggiormente preoccupa chi ha a cuore la musica è che le attività di spettacolo dal vivo dovrebbero riprendere in autunno, e la ripresa delle attività potrebbe coincidere con un probabile ritorno del virus - la seconda ondata di cui tutti dicono, temendola. Seconda ondata che potrebbe posticipare ancor la riapertura. Insomma il disastro potrebbe abbattersi proprio sulla ripartenza a lungo attesa e sospirata.
Non c'è da stare allegri. la situazione, prima che torni normale, passerà del tempo, non sappiamo quanto.
E, intanto c'è chi pensa a confezionare spot, come l'Accademia di Santa cecilia. De che?
Mentre proprio Santa Cecilia e Musica per Roma, che gestisce le sale e gli spazi dell'Auditorium, dovrebbero da subito programmare le varie opzioni, considerando anche che alcuni nodi dell'auditorium di Renzo Piano, tante volte denunciati e mai sciolti con opportuni interventi, ora vengono al pettine, come la scarsità di ascensori, e le scalinate poche e strette e, diciamo pure almeno per alcune, ripide.
Quante volte abbiamo riflettuto sulla tragica eventualità che per qualche motivo, occorra un giorno evacuare le sale in breve tempo. In quel caso, che ci auguriamo mai si verifichi, per le scarse e anguste vie di uscita, ci sarebbe una mortareccia, peggiore di quelle che già nel nostro paese si sono verificate in ambienti frequentati soprattutto da giovani, come le discoteche. Perchè i frequentatori abituali dei concerti dell'Accademia - ma il discorso vale per la quasi totalità dei teatri e sale da concerto - non sono certo giovani come quelli delle discoteche.
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