sabato 18 aprile 2020

Meyer(Scala), Fuortes (Opera di Roma), dall'Ongaro ( Santa Cecilia) hanno rotto la consegna del silenzio, ma nulla hanno detto sulla Fase 2, che non sarà certo eterna (si spera), ma neppure passeggera, e quindi occorre provvedere

In questi giorni sembrano aver acquistato l'uso di parola, quasi in coro, sincronizzati, alcuni sovrintendenti delle nostre maggiori istituzioni lirico-sinfoniche: Scala, Opera di Roma, Accademia di Santa Cecilia. Per dirci? Nulla di quanto ci aspettavamo di sentire .  E cioè come pensano di organizzare l'attività musicale, concertistica e operistica, nella Fase 2 che, se non sarà certo definitiva ed eterna, durerà certamente mesi, forse l'intera prossima stagione.

Perchè quel che è certo è che l'attività concertistica ed operistica dovrà riprendere, senz'ombra di dubbio, ma per tutta la Fase 2, quando ancora la possibilità del contagio od una sua ripresa autunnale non sono del tutto scongiurati, occorrono precauzioni. Non sarà certo per sempre, perchè prima o poi il vaccino si troverà, la popolazione verrà vaccinata, ed il virus  potrebbe addirittura perdere in parte la sua virulenza ed entrare come certi animali 'in letargo',  ma per ora occorre stare all'erta, senza restare chiusi in casa.

Intanto letto, fatto. Abbiamo scritto, dopo aver letto l'intervista a Fuortes che il suo esempio di autoridursi lo stipendio avrebbero dovuto seguirlo - una volta tanto imitare avrebbe fatto bene - anche i suoi pari di Santa Cecilia, da Pappano a dall'Ongaro. E, in parte, dopo di lui, l'hanno fatto: dall'Ongaro tagliandosi lo stipendio, ad imitazione di Fuortes, e Pappano - bontà sua, ma di braccino corto - rinunciando a quello da direttore musicale per lo stesso periodo: 30.000 Euro circa? briciole per un direttore che guadagna milioni -  di nove settimane, senza la mezza settimana ulteriore del celebre film,  in cui gli orchestrali percepiscono il FIS ( Fondo Integrazione Salariale),  che è partito, per legge, a marzo e in scadrà ai primi di maggio.  Vale comunque il gesto, anche se tutti ad un'accusa di tirchieria, potrebbero rispondere: tengo famiglia; e qualcuno, in particolare, che deve  governare, alla stregua di Falstaff, il suo 'regno'.

Cosa hanno detto i tre supereroi sulla Fase 2? Nulla, lo abbiamo anticipato. In sintesi, cogliendo qua e là dalle loro dichiarazioni:  ridurremp l'orchestra, che comunque dovrà abituarsi a suonare con le mascherine e a mantenere un certa distanza; potenzieremo la attività  cameristica che ovvierebbe senza traumi alle richieste di distanziamento, che resta da risolvere, non tanto per l'orchestra quanto per il pubblico; sinceramente non abbiamo capito come pensano di risolverlo.

Meyer ha detto che aspetta di sapere quando si può riaprire, dopo di che  ci penserà lui, ed ha aggiunto che Sant'Ambrogio non può saltare - sarebbe la prima volta - e che  a favore della Scala si sono offerti già Barenboim e Anne-Sophie Mutter. Suonerebbero in un teatro vuoto a favore di telecamere? Ci risiamo. 

Dall'ongaro invece sembra stia studiando da regista. Ha fatto sapere che stanno montando, con la supervisione di Sorrentino, uno spot di 6 minuti da La grande bellezza insonorizzato con musiche appositamente scelte e suonate dall'Orchestra dell'Accademia, diretta da Pappano. Si tratterà di una delle tante registrazioni con i musicisti che - come ormai tanti hanno fatto già - in video  dovrebbero suonare ognuno da casa sua o da un posto qualsiasi,  isolato rispetto agli altri. E  ha anticipato anche che stanno pensando ad una esecuzione delle Nove Sinfonie di Beethoven per  quest'estate nella Cavea dell'Auditorium, dove il grande spazio - oltre tremila posti a sedere - potrebbe permettere afflusso di pubblico, pur se i posti vengono ridotti e non di poco. E forse sarà possibile, ma nelle sale, per la stagione al chiuso che fare?

Questo vale sia per Santa cecilia che per l'Opera di Roma e per la Scala. Come faranno?

Un suggerimento forse ci potrebbe venire da uno spettacolo di anni fa,  con la regia  avveniristica, seppure molto costosa, di Ronconi, per Il Ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi, rappresentato a Firenze, nel Teatro della Pergola che era stato da poco restaurato, e veniva con quell'opera riaperto, per il Maggio Musicale Fiorentino.

Ronconi impose all'allora sovrintendente, Giorgio Vidusso, ed ottenne di svuotare l'intera platea delle poltrone appena messe a dimora, per trasformare il pavimento dell'intera platea in un una sorta di vasca di metallo impermeabilizzata,  che  inondò di acqua, dalla quale emergevano nel bel mezzo isolette sulle quali agivano gli interpreti. Dove fosse l'orchestra, che comunque era di piccole dimensioni, non ricordiamo - comunque fu ripreso dalla Rai ed anche trasmesso, se non andiamo errati. Il pubblico fu di  duecento persone privilegiatissime a sera, per tre sere e via,  sistemate nei palchi.

A noi sembrò uno scempio ed un inutile spreco. Adesso necessità fa virtù, le platee dei teatri e sale da concerto potrebbero divellere  alcune poltrone (una resta e due saltano) per permettere un distanziamento fra l'una e l'altra.

 Non leggeremmo per mesi delle conquiste numeriche, ma almeno potremmo salvare l'attività musicale, facendola riprendere, fino a quando non si troverà il modo di rendere innocuo il virus. Ma restando preparati al fatto che  purtroppo se non il Corona altri virus famelici potrebbero tornare a scombussolare negli anni a venire le nostre vite.

Fra le cose che abbiamo letto  ci ha sorpresi leggere che Santa Cecilia, ad esempio  -  l'ha detto dall'Ongaro - potrebbe avere problemi con artisti stranieri. Nessun problema, ha prontamente replicato il sovrintendente. Faremo le stagioni con musicisti italiani, ne abbiamo di bravi quanto gli stranieri. Ah, sì? 

E come mai in tutti questi anni,  e da molti anni a questa parte, le stagioni si sono fatte quasi esclusivamente con musicisti ospiti stranieri, quando in Italia ne abbiamo, ne avevamo già, di altrettanto bravi? Risponda dall'Ongaro. Noi lo scriviamo da molto tempo, senza che nulla sia cambiato. C'è voluto il dannato virus, per cambiare tutto in un battibaleno.

Nel dibattito sulla Fase 2 della musica e dell'opera è intervenuto anche Michieletto, regista sulla cresta dell'onda. La sua ricetta è che  il riposo settimanale delle orchestre potrebbe esser esteso a due o tre giorni, così che la riduzione degli organici e la riduzione dei ritmi di lavoro, potrebbe costituire un argine contro il virus, qualora riesca virulento dal letargo estivo - come non si spera. 

Anche Carlo Fontana, presidente AGIS, ha detto la sua: occorre non dimenticarsi, nei vari decreti riguardanti la crisi, che esistono molti lavoratori dello spettacolo che hanno seri problemi, specie quelli  stagionali, che non hanno certo il FIS, come  quelli a tempo indeterminato delle nostre maggiori istituzioni, i quali per nove settimane non restano senza stipendio, pur cessando l'attività.
Che deve tornare comunque ad essere pubblica e 'dal vivo'. 

Non c'è streaming o alte diavolerie che possano sostituire l'esperienza della musica dal vivo che resta centrale. Non c'è riuscito neanche il CD ed il Videodisco.  

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