martedì 28 aprile 2020

CIDIM. Ho letto le risposte dei musicisti al questionario

Posso dire, in tutta sincerità, che l'unico fattore comune a molte risposte, fra quelle pervenute al CIDIM e che possono essere lette agevolmente, che vi ho riscontrato - naturalmente non ho letto tutte le risposte, ne ho scelte alcune che venivano da musicisti, soprattutto compositori, che ritenevo  maggiormente dotati di fantasia e capaci di riflettere su una situazione drammatica come la presente, e offrire possibili soluzioni concrete per il prossimo futuro, prima che arrivi l'agognato 'liberi tutti' - è l'alto tasso di narcisismo. Il che naturalmente non mi ha meravigliato: conosco questo mondo, lo frequento da sempre, e conosco i malanni ricorrenti.

I più leggono, studiano, scrivono musica, rileggono composizioni passate, magari le rivedono, apportano modifiche, studiano classici, temendo di non averli ancora compressi  del tutto ecc...
Certo i più fortunati sono quelli che vivono in famiglie dove la musica è di casa, come quella di una nota pianista che ha il marito cantante, la figlia grande violoncellista e la piccola, piccola piccola, che suona il violino. In quella famiglia la quarantena scorre forse più serena, per lo meno meno opprimente.

In tanti rispondono  che in queste settimane mandano in streaming alcun loro composizioni e pensano a possibili supplenze della rete alla musica dal vivo. Dello stesso parere sono istituzioni musicali di una certa storia e tradizione, che però non sono destinatarie del questionario del CIDIM 

A tutti questi un musicista ha risposto con chiarezza: la musica in streaming è un GADGET: non è la musica, nè si può pensare che una simile modalità possa servire  nel lungo passaggio che precederà il ritorno al 'prima del Coronavirus'.

Perchè - come sottolineato da molti - la musica è quella dal vivo, e nessun' altra modalità potrà sostituirla o addirittura soppiantarla, neanche momentaneamente.

A seguito di ciò, io mi aspettavo di leggere, non dico in tutte le risposte ma almeno in qualcuna, qualche proposta per riaprire, in modalità protetta, la musica. Niente. Forse i musicisti pensano che a trovare soluzioni di passaggio debbano essere le istituzioni. Certo che spetta a queste, ma se si riesce ad aiutare i burocrati della musica nella soluzione del difficilissimo problema, tanto meglio.

Qualche soluzione potrebbe essere non impossibile: musica da camera, distanziamento in sala ecc... altre  meno praticabili: orchestre, opera ecc...

Ora siccome non si può pensare che la musica taccia in tutte le sue declinazioni per mesi e mesi;  nè  che gli aiuti di Franceschini riescano a tappare la bocca ai musicisti che chiedono risposte e sostegno, qualche soluzione occorre inventarsela. Subito, siete già in ritardo.

Perciò, cari musicisti  coltivate pure in casa le vostre passioni, o rimettetevi in 'pari' su tante cose che non siete riusciti a fare in passato, però pensate a come ripartire presto, concretamente; non perdetevi dietro cose poetiche del tipo: di che colore è la musica? Chissenefrega!




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