Ci ha sorpresi, nelle passate settimane, ci sembra alla viglia della quarantena e della chiusura di tutta Italia, leggere di Carlo Fuortes, il fantasioso sovrintendente dell 'Opera di Roma, che organizzava dei concerti per 'resistere', in una modalità congrua alle norme per evitare il contagio.
La sua trovata consisteva nella riduzione della capienza del teatro, fino ad un terzo circa della sua attuale, cinquecento posti circa, e distanziamento del pubblico in sala, una poltrona sì e due no; e nei palchi forse sistemare la metà od un terzo delle sedie, mentre per il loggione era forse prevista la chiusura totale.
La chiusura totale per legge di tutte le attività musicali e di altro genere in Italia, ha evitato a Fuortes l'ennesima figura di quello che non sa bene ciò che dice.
Dunque secondo Fuortes si dovevano vendere solo 500 biglietti circa; per entrare si doveva arrivare in teatro molto prima e mettersi in fila; nell'occupare le poltrone assegnate occorreva che nessuno giungesse un minuto in ritardo,per evitare di passare davanti a chi il posto l'aveva occupato prima, in tempo, strusciandolo, come sa bene chiunque frequenti un teatro di prosa o d'opera.
Insomma a quella mente sempre al lavoro di Fuortes non era venuta una idea brillante.
Nel frattempo abbiamo raccolto solo il grido di dolore di tutte le istituzioni che non possono restare chiuse ancora per molti mesi di seguito, senza avere poi problemi di riapertura.
Ed anche varie iniziative che intenterebbero supplire alla mancanza dello spettacolo dal vivo con lo spettacolo trasmesso dalla tv. Altra incongruenza, dopo che abbiamo sempre detto che neanche il disco poteva supplire degnamente alla comunità creata dallo spettacolo dal vivo.
Ma allora che si fa? Finora non abbiamo ancora sentito una qualche proposta convincente, ma neppure una proposta che sia una, convincente o meno. Mentre è tempo che qualcuno, i più diretti interessati, pensi a come andare avanti, e a quali sistemi escogitare per andare avanti nei prossimi mesi, quando comunque dovremo abituarci ad andare in giro con le mascherine e magari con un disinfettante in tasca, ed assoggettarci alla misurazione della temperatura all'ingresso di teatri e sale da concerto.
Perchè non osiamo immaginare quale panico potrebbe generare un semplice colpo di tosse ripetuto di uno spettatore, meno ancora se fosse il nostro vicino di poltrona, con tutto il distanziamento possibile.
Ho ascoltato un appello di Favino, il noto e bravo attore, il quale ha invitato i responsabili di attività cinematografiche, concertistiche e teatrali, a utilizzare oggi, senza attendere domani, i fondi che il Governo ha già stanziato, per 'ridisegnare' 'ripensare' sale e teatri per ottemperare ai criteri di distanziamento. Perchè no?
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