La sponda americana di Matteo Salvini
Giorgia Meloni è stata abilissima nei giorni scorsi a polarizzare il dibattito pubblico sul Manifesto di Ventotene. Una “trappola” in cui sono cascati senza accorgersene i leader dell’opposizione. Oltre a infrangere il totem europeista, infatti, la premier è riuscita a mettere in ombra le divisioni sulla politica estera della maggioranza. Che Fratelli d’Italia e Lega abbiano posizioni radicalmente diverse sul dossier ucraino e sul ReArm Europe non è certo negabile. La telefonata intercorsa ieri tra J.D. Vance e Matteo Salvini può dunque servire a gettare un po’ di luce sulla complessa triangolazione Roma-Washington-Bruxelles.
I temi al centro della telefonata
“Oggi – ha commentato in inglese il leader leghista sul proprio profilo X – ho avuto l’onore e il piacere di avere una telefonata con il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance. È stata un’opportunità per riaffermare la forte amicizia e cooperazione tra i nostri due Paesi. È mia intenzione organizzare una missione negli Stati Uniti con aziende e investitori italiani, poiché abbiamo eccellenze, anche nel settore delle infrastrutture, invidiate in tutto il mondo”.
“Allo stesso tempo – ha scritto Salvini – ho elogiato le notevoli capacità americane in settori chiave come la comunicazione satellitare. Con il vicepresidente Vance, c’è stato un allineamento completo su obiettivi cruciali come la pace in Ucraina, il controllo delle frontiere e la difesa dei nostri valori. Non vedo l’ora di dare il benvenuto al vicepresidente alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, che sono certo saranno un’opportunità straordinaria per la promozione internazionale dell’Italia”.
Colloquio Vance-Salvini, la reazione di Tajani
“Ho avuto una bella telefonata oggi con il mio amico Vice Primo Ministro Matteo Salvini – ha invece commentato Vance – e l’ho ringraziato per il caloroso benvenuto di Usha [sua moglie n.d.r.] in Italia alle Olimpiadi Speciali di Torino. Non vedo l’ora di visitare presto l’Italia anche io!”.
La telefonata tra Vance e Salvini ha inevitabilmente riacceso i riflettori sui rapporti tra i tre leader della maggioranza. Da Meloni non sono arrivati commenti, anche se la stampa italiana parla di irritazione dalle parti di Palazzo Chigi. Al contrario è intervenuto sul tema il ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’esponente forzista ha ribadito un concetto già espresso in passato. “La politica estera la fa il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri – ha detto Tajani – Il resto sono iniziative legittime personali. Sono queste le posizioni ufficiali del governo”.
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