domenica 23 marzo 2025

Ripensando a Pierre Boulez ( 100 anni dalla nascita) ci sovviene un ricordo di molti anni fa, nel quale c'entra ancora una volta quel Michele dall'Ongaro verso il quale tutti i lettori di questo blog sanno quanto grande sia la nostra disistima



Nel precedente post (questa prima parte si legge nel nostro blog in data non recente) abbiamo accennato alla nostra collaborazione al settimanale di 'Repubblica' 'Musica rock e altro', uscito negli anni Novanta. Noi naturalmente scrivevamo dell'altro cui il titolo faceva riferimento. E per questo forse ci sentivamo anche altro dalla redazione, della quale non facevano parte  i critici musicali 'classici' del quotidiano. Collaborava al settimanale anche Vincenzo Cerami. Dopo una riunione di redazione, una delle pochissime alle quali partecipammo, finita la discussione,  Cerami e noi uscimmo, dopo aver salutato tutti. All'uscita Cerami ci venne vicino e ci disse, candidamente: 'cosa c'entriamo noi con quelli?', indicando l'intera redazione del settimanale che era fatta di rockettari. Non voleva alludere a nulla di diverso in fatto di generazione, pochi anni separavano semmai  qualcuno di loro  da noi;  si trattava piuttosto di diversa formazione. Insomma dopo qualche anno di collaborazione, durante la quale continuammo a  sentirci come corpo estraneo, anche perchè qualche critico classico di 'Repubblica'  chiedeva a noi la ragione della sua esclusione dalla redazione del settimanale musicale, decidemmo di uscirne.
Il nostro posto lo prese  un musicista che allora non aveva tutto il potere che ha oggi (Michele dall'Ongaro, ndr), ma che  su quel potere, allora ridotto, andava già costruendo le sue future fortune. La sua permanenza durò poco, anzi pochissimo, per una bufala vergognosa che rifilò al giornale appena vi mise piede.
  Andiamo un momento indietro nella storia. In una delle ultime venute a Roma di Pierre Boulez con i Wiener, la DG organizzò con il celebre musicista una intervista pubblica, nell'albergo in cui risiedeva. Boulez parlava francese e noi eravamo fra i pochi giornalisti presenti a parlar quella lingua e dunque a dialogare con lui.  

Quell'intervista la pubblicammo sul mensile SUONO. Era una bella, ricca, circostanziata intervista. Passano gli anni e il nostro sostituto al settimanale di Repubblica, in una delle sue prime uscite, pubblica una intervista a Boulez. Leggendola ci domandammo quando quella intervista avesse avuto luogo. E pensammo anche: bel colpo! Poi man mano che andavamo avanti nella lettura, scoprivamo di conoscere già le risposte del musicista.

Fu allora che andammo a riprendere la nostra intervista uscita  su 'Suono' e...con grande meraviglia scoprimmo, confrontando le due interviste che buona parte di quella pubblicata su 'Musica rock e altro', e quindi spacciata per intervista fresca di giornata, non era che quella nostra intervista di qualche anno prima copiata per la gran parte, parola per parola.

Fotocopiammo 'Suono'  e la stessa cosa facemmo con 'Musica rock e altro' ed inviammo i due testi, nei quali avevamo evidenziato i passi, numerosi, comuni, anzi identici, a  Roberto Campagnano, allora  responsabile del giornale,  per fargli capire quale polpetta avvelenata avesse inviato alla redazione il nuovo arrivato, nostro sostituto. E così, naturalmente, terminò nel breve volger di qualche settimana la carriera giornalistica di quel signore che tuttavia proseguì a grandi passi la sua avanzata  in altri campi. E tuttora continua.

Roberto Campagnano ci rispose





 Caro Pietro,

è tanto che non ci sentiamo. Ti scrivo perché ho visto che sul tuo blog, dopo aver fatto gli auguri a Barbapapà, hai scritto un altro articolo su “Repubblica” e in particolare sulla tua collaborazione a “Musica rock e altro!” in cui mi citi a proposito di un incidente di cui io sarei stato in qualche modo responsabile.  Prima di affrontare quell’argomento però, lasciami spendere due parole a proposito di quella testata a me tanto cara che chiuse i battenti a causa della cecità dell’editore e non perché la rivista non avesse riscosso il successo che speravamo. Il discorso fu questo: siccome dobbiamo stampare le stesse copie del giornale e anzi, circa trentamila in più, senza sovrapprezzo la spesa diventa eccessiva. Quindi prima la trasformazione dal formato grande a formato Venerdì, poi rifilatura di un centimetro in altezza e in larghezza, infine chiusura, salvo poi riscoprire la generazione XL e il nuovo mensile che, quello sì, è stato un bagno di sangue. E anche a proposito dell’”altro”.

Era un mio pensiero di fondo, una mia filosofia personale che Scalfari condivise: ai nostri giovani lettori parliamo di musica rock, ma ne approfittiamo per  diffondere germi in tutte le direzioni, a partire naturalmente dalla musica classica. Pensavo allora, come adesso, che la musica è una sola e rock e classica devono andare a braccetto. Colpa della diversa formazione è la scuola (ed è il motivo per cui da molti anni mi sono appassionato al Sistema Abreu nel quale queste differenze non ci sono) .

Ho preferito non coinvolgere Zurletti, Villatico e Foletto e scegliere critici musicali fuori dal giornale.  Altro discorso per Castaldo e Assante, critici  “rockettari” come tu li definisci e quindi in linea con la testata. Molte persone che hanno lavorato a quel settimanale ne hanno capito e condiviso il senso. Cerami in testa, che ci è stato vicino sempre partecipando a tutte le riunioni di redazione. Altri semplicemente non hanno voluto condividere il  progetto e a poco a poco se ne sono allontanati. Mi dispiace che tu (e altri forse ma non Cerami) vi siate potuti sentire dei corpi estranei. 

Ma veniamo al caso in questione.  A puro titolo di cronaca: la persona alla quale tu fai riferimento, un altro caro e stimato amico (parla naturalmente di Michele dall'Ongaro, ndr) aveva cominciato a collaborare alla mia rivista (non prese il tuo posto: non c’era un posto e dunque nessuno da sostituire) e fra le varie proposte mi offrì un possibile incontro con Boulez (dopo le bellissime dichiarazioni che qualche tempo prima il Maestro aveva fatto sul valore della musica rock) che avrebbe dovuto incontrare nel corso di una conferenza stampa. Il giornalista ( sempre dall'Ongaro, ndr) mi portò l’articolo che nel cappello specificava che l’incontro era avvenuto durante la conferenza stampa. Io ritenni opportuno tagliare quell’inizio, che consideravo inutile per il lettore, senza però spacciare l’articolo per “intervista esclusiva”. Nessuna bufala dunque, né polpetta avvelenata. Sai che è consuetudine giornalistica riportare in un articolo le risposte che il personaggio in questione dà alla collettività dei giornalisti convenuti. Accade spesso – proprio perché è una conferenza stampa, che gli articoli si somiglino molto o siano proprio uguali. Per questo motivo è apprezzabile la regola odierna di evitare le conferenze stampa. Nel caso in questione comunque non fu quello il motivo dell’interruzione della collaborazione, che invece continuò per qualche anno anche in altri ambiti del giornale, né tantomeno della cessazione di un’antica amicizia. Come la nostra del resto. Visto come ti seguo con attenzione? Un abbraccio affettuoso a te. 

Roberto ( Campagnano)   




2 commenti:

  1. "Fra le varie proposte mi offrì un possibile incontro con Boulez [ ... ] che avrebbe dovuto incontrare nel corso di una conferenza stampa. Il giornalista ( sempre dall'Ongaro, ndr) mi portò l’articolo che nel cappello specificava che l’incontro era avvenuto durante la conferenza stampa". Caro Acquafredda, delle due cose l'una: o Boulez aveva tenuto un secondo incontro con i giornalisti, e il buon Dall'Ongaro fece la bella pensata di pubblicare le risposte della conferenza stampa avvenuta qualche anno prima, oppure si trattava proprio di quella conferenza stampa e Roberto Campagnano decise di pubblicare l'articolo con qualche anno di ritardo. Detto questo, se, come mi sembra di capire, Dall'Ongaro non parla francese, come minimo avrebbe dovuto ringraziarLa per avergli fatto da interprete.

    RispondiElimina
  2. Quella intervista 'rubata' arrivò in redazione a Repubblica come primo contributo del nuovo collaboratore del settimanale musicale. L'incontro con il direttore di anni prima - non ricordo più esattamente la distanza fra quella conferenza stampa e l'uscita su Musica.Rock e altro' - avvenne in lingua francese, senza interprete. Evidentemente dall'Ongaro, forte delle sue arti magiche, tradusse la conversazione in italiano - parola per parola - esattamente come avevo fatto io.
    Dall'Ongaro conosceva e seguiva il mensile Suono, sul quale tante volte avevo scritto di Radio Tre e di lui, e pensando che io avessi la memoria corta - mentre allora l'avevo lunghissima - tentò il colpaccio. Comunque la sinossi che inviai a Campagnano era chiarissima. Quella sua finta intervista a Boulez era stata copiata alla lettera dalla mia uscita su Suono.

    RispondiElimina