Alla fine l’Atlantic ha pubblicato per intero i messaggi contenuti nella chat “Houthi PC small group” creata dall’amministrazione Trump a marzo e in cui era stato aggiunto per sbaglio il direttore della rivista. La decisione è stata presa dopo che la Casa Bianca, il capo del Pentagono e i capi dell'intelligence hanno ripetutamente negato che i messaggi nella chat contenessero piani di attacco in Yemen. La rivista ha ritenuto che fosse di pubblico interesse leggerli e li ha pubblicati. Due ore prima degli attacchi del 15 marzo, alle ore 11:44, il direttore della rivista Jeffrey Goldberg ha visto arrivare un messaggio nella chat. A inviarlo era il capo del Pentagono Pete Hegseth: “Confermo che CENTCOM (il comando centrale degli Stati Uniti ndr) dà il GO (via libera ndr) alla missione di lancio”, seguito da indicazioni più precise: “Ore 12:15: lancio degli F18” con una prima finestra di attacchi dei caccia e dei droni a partire dalle 13:35. “Obiettivo: un terrorista in una nota posizione”. Secondo Goldberg, se questo messaggio arrivato 31 minuti prima del primo attacco e due ore e un minuto prima della "finestra" individuata per uccidere il principale terrorista houthi preso di mira fosse stato ricevuto per sbaglio da qualcuno ostile agli Stati Uniti o da qualcuno più indiscreto di lui e con accesso ai social, la missione a sorpresa dei piloti americani (e loro stessi) potevano essere in pericolo. Un altro messaggio, inviato poco dopo, annunciava il secondo strike con decollo degli F18 alle ore 14:10 e dei droni cinque minuti dopo, aggiungendo “qui è quando cadranno sicuramente le prime bombe” e spiegando che alle 15:36 sarebbe iniziata una nuova finestra di raid supportati dal lancio di missili Tomahawk dal mare.
Alle 13:48, il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz ha poi inviato un messaggio con informazioni di intelligence sul sito colpito, apparentemente a Sanaa, in Yemen: “Edificio abbattuto, una serie di persone identificate”. “Che cosa?” chiede il vicepresidente J.D. Vance. Waltz si scusa per aver scritto troppo rapidamente nella chat e spiega: “Il primo obiettivo, il loro principale uomo dei missili, lo abbiamo identificato positivamente mentre andava all’edificio della fidanzata che ora è crollato”. Secondo un sito yemenita della sanità legato agli houthi, almeno 53 persone sarebbero state uccise negli attacchi (dati non confermati in maniera indipendente). Poi Hegseth spiega che ci saranno ulteriori raid, nelle ore della notte, e preannuncia che invierà un rapporto il giorno dopo. Diversi dei partecipanti alla chat reagiscono con messaggini con emoji (quello di Waltz con il pugno, la bandiera e il fuoco è diventato virale e oggetto di parodie sui social; invece Vance posta le mani giunte, in preghiera per i soldati americani).
Prima di pubblicare i messaggi la rivista ha contattato la Casa Bianca, la Cia e vari dipartimenti governativi, che il giorno precedente avevano insistito che non ci siano informazioni classificate nella chat, chiedendo di confermare che dunque non fosse un problema rivelarne i contenuti. La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha replicato: “Come abbiamo ripetutamente dichiarato, non c’erano informazioni classificate nella chat. Ma come il direttore della Cia e il consigliere della sicurezza nazionale hanno detto oggi questo non significa che incoraggiamo la pubblicazione della conversazione. Si trattava di discussioni interne e private tra personale di alto livello e sono state discusse informazioni sensibili. Per queste ragioni obiettiamo alla pubblicazione”. Un portavoce della Cia ha chiesto ai giornalisti di non rivelare il nome del capo dello staff di John Ratcliffe, direttore dell’agenzia di intelligence, nonostante quest’ultimo in una audizione al Congresso martedì abbia dichiarato che condividerlo nella chat fosse “completamente appropriato” perché non si tratta di un agente sotto copertura. L’Atlantic non lo ha rivelato.
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