martedì 18 marzo 2025

Con Trump più incertezza del periodo della pandemia - afferma il n.2 della BCE, Luis de Guindos ( da Finanza online, di Alessandro Pogliani)

 

Bce, de Guindos: “Con Trump più incertezza che in pandemia”

“Le politiche di Donald Trump stanno causando più incertezza per l’economia di quanta ce ne fosse durante il Covid”. Ad affermarlo è il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, in un’intervista al Sunday Times. Il vice di Christine Lagarde ha fatto il punto sulla guerra commerciale e sui nuovi piani di spesa europei e ha ribadito che l’inflazione è sulla buona strada per tornare al target del 2% entro la fine di quest’anno o l’inizio del 2026, al netto delle incognite.

De Guindos: “Incertezza più alta che nel periodo Covid”

La situazione attuale “è molto volatile”, sottolinea de Guindos, con un livello di insicurezza “persino più alto di quanto non fosse durante la pandemia”. Il primo fattore di incertezza è legato proprio alle “politiche della nuova amministrazione statunitense”, soprattutto per quanto riguarda i dazi di Trump.

“Sembra che ogni giorno venga imposta una nuova tariffa o ne venga rimossa una già annunciata. Speriamo di avere presto più chiarezza sui piani dell’amministrazione statunitense per il futuro”, ha affermato il vicepresidente della Bce, precisando che “una guerra commerciale sarebbe una sconfitta per tutti”, con un “impatto molto peggiore sulla crescita che sull’inflazione”. Non si tratta solo delle tariffe bilaterali tra Stati Uniti ed Europa, ma anche della “diversione commerciale”.

Al di là dei dazi, de Guindos ha posto l’accento sulla deregolamentazione di banche, istituzioni non bancarie e del settore crypto, ma anche sulle modifiche fiscali per le aziende che potrebbero influenzare i flussi di capitali attraverso l’Atlantico. “In generale, la nuova amministrazione Usa non è molto aperta a continuare con il multilateralismo, con la cooperazione tra giurisdizioni e la ricerca di soluzioni condivise per problemi comuni. Questo è un cambiamento molto importante e una grande fonte di incertezza”.

“Aumento spesa per difesa positivo per crescita”

Un altro fattore di discontinuità riguarda la proposta della Commissione europea di aumentare l’attuale spesa per la difesa nazionale. “Questa è sicuramente una decisione nella giusta direzione e avrà un impatto sulle prospettive macroeconomiche”, afferma de Guindos, sottolineando che l’effetto “sarà probabilmente positivo per la crescita e avrà un effetto limitato sull’inflazione”.

La Bce, infatti, monitora la politica fiscale in quanto interagisce con la politica monetaria. Anche in questo caso, però, sarà necessario “conoscere i dettagli concreti del pacchetto prima di poter fare una valutazione accurata”.

Inflazione in calo ma i consumi restano stagnanti

Il vicepresidente ha esaminato anche il quadro macroeconomico attuale della zona euro, sottolineando che “i salari reali sono aumentati, l’inflazione sta diminuendo, i tassi di interesse stanno scendendo e le condizioni di finanziamento sono migliori”.

Il processo disinflazionistico “è in carreggiata”, e “siamo fiduciosi che l’inflazione complessiva convergerà su una base sostenibile verso il nostro obiettivo a medio termine del 2% verso la fine di quest’anno o l’inizio del prossimo”, poiché “tutti gli indicatori per i servizi e l’inflazione di fondo – in particolare la crescita salariale – si stanno muovendo nella giusta direzione”.

Per contro, però, “i consumi non stanno aumentando”. Questo, secondo de Guindos, “perché i consumatori non reagiscono sempre agli sviluppi del loro reddito disponibile reale a breve termine, ma considerano anche cosa potrebbe accadere all’economia nel medio termine, che è offuscato dall’incertezza. La possibilità di una guerra commerciale o di un conflitto geopolitico più ampio ha un impatto sulla fiducia dei consumatori”.

Bce verso pausa ad aprile

L’incertezza sull’impatto delle tariffe e degli altri elementi indicati da de Guindos avrà senz’altro un impatto sulle prossime mosse della Bce (come sottolineato anche dalla presidente Lagarde), tanto che molti analisti stanno indicando la possibilità di una pausa nei tagli dei tassi ad aprile.

Un’opinione condivisa dal funzionario austriaco Robert Holzmann, secondo cui l’istituto di dovrebbe rimanere fermo nella prossima riunione e potrebbe persino essere costretto a ricominciare ad aumentare i tassi in futuro. Il finlandese Olli Rehn, invece, ha affermato che non ci sarà “necessariamente” bisogno di rallentare l’allentamento.

Secondo i risultati di un sondaggio condotto da Bloomberg, gli esperti si aspettano che il tasso sui depositi scenda dall’attuale 2,5% al 2%, quindi con due riduzioni da 25 punti base, mentre il mese scorso una risicata maggioranza si attendeva un ulteriore mossa a marzo 2026, fino all’1,75 per cento. I mercati monetari a loro volta indicano uno o due tagli entro fine anno, scontando la possibilità di una pausa ad aprile.

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