martedì 25 marzo 2025

L'asteroide 168321 chiamato Josephschmidt, in onore del grande tenore ebreo (di Francesco Lotoro)

  L’asteroide 168321 e quella risposta di Saul 

Figlio di ebrei germanofoni della Bucovina asburgica, il tenore ebreo Joseph Schmidt (foto) era riconosciuto e apprezzato a livello mondiale; basso di statura e non adatto a ruoli teatrali di particolare prestanza fisica, più che il palcoscenico fu la radio tedesca ad accrescere notevolmente la sua popolarità.
A seguito dell’ascesa del nazionalsocialismo Schmidt riparò in Austria, Belgio, Paesi Bassi e infine in Francia; munito di passaporto tedesco, data l’entrata in guerra della Francia fu internato in quanto straniero sospetto ma, dopo alcuni tentativi falliti, nel settembre 1942 fuggì e raggiunse la Svizzera.
Sulla strada per Zurigo, stremato dalla fuga e al limite delle forze, Schmidt tracollò sul ciglio di una strada; nel 1942 il governo elvetico non riconosceva agli ebrei riparati nel proprio territorio lo status di rifugiato politico e pertanto Schmidt fu trasferito presso il Campo d’internamento di Girenbad.
Aperto per dare temporaneo asilo ai profughi tedeschi, Girenbad fu al centro di oscure e mai chiarite operazioni; a dispetto della neutralità svizzera, risultano indebite ingerenze e pressioni della polizia di frontiera tedesca che misero in serio pericolo l’incolumità della popolazione ebraica colà internata.
Poco dopo il suo internamento Schmidt fu ricoverato presso un ospedale di Zurigo a causa di una infiammazione faringea ma durante la convalescenza subentrarono dolori all’apparato cardiaco tali da rendere impossibili le cure della pregressa infiammazione; dimesso dall’ospedale il 14 novembre 1942 ma non affatto guarito, Schmidt fu riportato a Girenbad. La morte per sincope cardiaca lo colse due giorni dopo mentre pranzava in un ristorante di Waldegg contiguo al Campo di internamento.
Il giorno dopo la sua morte, l’autorità cantonale di Zurigo firmò il permesso di lavoro per Schmidt ossia il suo definitivo rilascio dal Campo d’internamento.
La drammatica storia dello sfortunato tenore rappresenta iconicamente un’intera generazione di compositori, direttori d’orchestra, solisti e virtuosi, jazzisti e uomini di spettacolo scomparsa dal 1933 al 1953; nazionalsocialismo e stalinismo strapparono alla posterità una intelligentsia artistico-musicale difficile da specificare e quantificare.
Dobbiamo osare di più, bisogna convogliare l’analisi della produzione musicale concentrazionaria nell’ambito della filologia e della musicologia; urge sottrarla alla semplice memorialistica e a processi sommari di musealizzazione per trasformarla in nutrimento quotidiano dell’ingegno.
La presenza di un’opera musicale presuppone l’esistenza di altre opere, questo tempo è la conferma che esiste un altro tempo e idem per lo spazio; ogni musica salvata da oblio o distruzione è la prova inconfutabile che ne esiste un’altra e un’altra ancora e a seguire.
L’assenza di informazione storica provoca revisionismi, negazionismi; al contrario, oggi disponiamo di notevole documentazione artistico-musicale sulla musica concentrazionaria e ciò crea storia.
Un giorno qualcuno chiese al musicista ebreo americano di origine polacca Saul Dreier, fondatore della Holocaust Survivor Band che a Płaszówe Mauthausen suonava le percussioni con i cucchiai: «Saul, come hai fatto a sopravvivere a quell’inferno?» e Saul rispose senza indugio «Non lo so».
«Non lo so» è la risposta esatta e, a pensarci bene, molto ottimista.
Il 22 gennaio 2008 gli astronomi chiamarono l’asteroide 168321 Josephschmidt in onore del grande tenore; per chi vuole guarire dal male della Storia con la medicina della Musica è un buon inizio.

Francesco Lotoro

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