Qualcuno potrebbe domandarsi perché in un borgo di pescatori che conta appena tredici abitanti si possa sentire alle otto del mattino o a notte fonda il suono di un violino che esce dalla finestra oppure scorgere un ragazzo che abbraccia il violoncello sul terrazzo di casa. O, magari, le due cose insieme. O, ancora di più, vedere moltiplicate queste “prove” domestiche, quasi fossero frutto di un incantesimo. E forse di un prodigio si tratta. Del resto come può un’isola, che Francesco d’Assisi considerava il regno del silenzio e ne aveva fatto un suo rifugio di Quaresima, essere diventata un “atelier” di musica dal vivo in cui le partiture lasciano la carta e riempiono l’unica strada o il golfo? Sì, è ciò che accade sull’Isola Maggiore del lago Trasimeno in Umbria. Ogni estate. E in questo 2021 a partire dal 28 agosto al 4 settembre.
Un miracolo che ha un nome: Accademia Isola Classica. L’ha creata la violinista 34enne Natalie Dentini che qui ha scelto di risiedere con il marito Vlad Stanculeasa, anche lui violinista e direttore artistico dell’istituzione musicale. È stata lei a volere in un’oasi fra le acque una scuola per giovani promesse degli archi che arrivano da tutto il mondo e sull’isola si fermano per una manciata di giorni. Abitano nelle case dell’unico paese; seguono i corsi di “maestri” di fama internazionale; vivono fianco a fianco con i loro insegnanti di violino, viola e violoncello; e con i professori si esibiscono: in un ciclo di concerti gratuiti, per lo più di musica da camera. Una sorta di “collegio” del pentagramma «che per adesso dura una settimana all’anno ma che vorrei potesse essere permanente, ossia in grado di ospitare studenti di dodici mesi in dodici mesi», sogna in grande Dentini.
Certo, la sua intuizione è già fuori dell’ordinario. Tutto è a costo zero per gli astri nascenti della classica che hanno dai 15 ai 26 anni: le lezioni (che, secondo il linguaggio tecnico, si chiamano “masterclass”), il soggiorno, i pasti. «Devono dedicarsi solo al perfezionamento e poi alle performance – spiega la fondatrice –. In fondo questo è lo scopo dell’Accademia: formare. O, per essere più precisi, accompagnare e sostenere nella loro formazione nuove generazioni di musicisti d’eccellenza. Anche grazie a mecenati che, come mostra la storia della musica o dell’arte in generale, investono su di loro». Dentini ha trovato alcune fondazioni svizzere ma ha tessuto anche una rete nel territorio che sulle potenzialità degli studenti è disposta a scommettere.
E studenti lo sono più in teoria. Infatti i tredici prescelti, fra le decine e decine che hanno presentato la loro domanda all’Accademia, sono vincitori di concorsi internazionali o hanno già iniziato la carriera solistica. E provengono dai conservatori più prestigiosi d’Europa e Stati Uniti. «Il Covid ci ha costretto a ridurre il raggio d’azione: quest’anno abbiamo ragazzi dall’Estonia, dalla Germania o dal-l’Inghilterra, per citare qualche Paese. Ma fino al 2019 gli allievi giungevano anche dalla Cina o dal Giappone», racconta la violinista.
Ha già quattro anni l’Accademia. «Chi fa musica non finisce mai di studiare – aggiunge Dentini –. Sicuramente, qui non ci limitiamo alle lezioni. C’è la possibilità di stare con i docenti, fermarsi dopo cena a scambiare qualche chiacchiera, vederli provare mentre preparano i concerti, esibirsi assieme a loro, magari carpirne i segreti». E quest’anno fra i “grandi” che sbarcheranno sull’Isola Maggiore c’è uno dei più rinomati virtuosi del violoncello, Steven Isserlis, che sarà protagonista del concerto di giovedì 2 settembre sulle note di Šostakovic, Saint-Saëns e Hollman. In realtà sono sei gli appuntamenti in programma che formano il cartellone di un vero e proprio Festival e che sono una calamita per gli appassionati: il primo evento con il concerto inaugurale fra trio e quartetto per pianoforte e archi firmati da Dvorák e Brahms.
«Ci spendiamo per i giovani ma non basta – osserva la fondatrice –. Occorre anche educare il pubblico. È per questo motivo che la rassegna è a porte aperte e intende far conoscere anche pagine musicali meno note». Poi il pungolo. «In Italia la formazione musicale è lasciata ai margini. Troppo facile pagare un biglietto, sedersi e assistere a un’esibizione. Il Paese si è dimenticato che la cultura va alimentata. Siamo conosciuti ovunque per il nostro patrimonio musicale. Ma che cosa facciamo oggi per valorizzare il talento?». Allora l’Accademia sull’isola vuol essere anche un messaggio. «Intendiamo testimoniare a coloro che scelgono di dedicare la vita alla musica che la società crede in loro, che c’è chi li supporta, che la Penisola non li trascura».
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