martedì 28 settembre 2021

Marco Angius spieghi cosa trova di interessante nel Richter sfruttatore di Vivaldi

 Abbiamo appena pubblicato, nel post precedente, il calendario della tournée che l'Orchestra di Padova e del Veneto, in una formazione cameristica e di soli archi, con il suo direttore Angius, si appresta a compiere in Italia, in ottobre.

 Nel programma del concerto, che ripeterà  identico nelle città toccate dalla tournée c'è Mahler,  Zambon, vincitore dell'ultima edizione del Concorso di composizione intitolato al barone Francesco Agnello che del CIDIM promotore della tournée, è stato l'indimenticato fondatore ed animatore, e infine l'ormai noto brano dell'altrettanto noto, e 'di moda', compositore inglese Max Richter, Vivaldi Recomposed.

 Di quest'ultimo brano che certo alletta le orecchie e stimola la curiosità ci piacerebbe ascoltare una  sola parola di interesse da parte di Marco Angius.

 Noi lo abbiamo ascoltato, per intero, pochi giorni fa, nella cavea dell'Auditorium di Roma, presente l'autore, assieme ad un altro brano  del medesimo compositore, abbastanza stantio - come abbiamo scritto anche in questo blog.

 Siamo del parere che nulla vi abbia che giustifichi parte del suo successo - se vero, come dicono - perché la stessa operazione di 'riscrittura', 'ricomposizione' del celebre Vivaldi delle Stagioni è fatta con  grande furbizia pari  solo al suo vuoto di idee.

 Angius l'ha fatto quasi certamente perchè ritiene che dopo aver fatto ascoltare un brano, quello di Zambon, che certamente  non incuriosirà il pubblico , il Vivaldi-Richter serve  come a 'rianimarlo', ed a chiudere in bellezza, complice anche la giovane bravura & bellezza (b&b) di Anna Tifu; perchè è al violino solista, un vero funambolo, che Richter affida quasi totalmente le sorti della sua povera 'ricomposizione'. E, prima di tutto, alle notissime Stagioni vivaldiane.

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