Proprio così, l'Associazione critici musicali italiani non è , e non è stata mai critica con se stessa, perché se lo fosse anche un poco si farebbe qualche domanda, a cominciare dalla principale: chi siamo oppure che stiamo a fare?
Chi siamo, di questi tempi molte categorie, riunite o meno in associazioni o sindacati, se lo chiedono, senza riuscire spesso a darsi risposta soddisfacente. E, infatti, se uno sottopone a tale 'Compagnia delle opere' (proprie), un problema, o suggerisce un intervento in occasione di fatti rilevanti per chiunque tranne che per la Compagnia, l'attuale presidente - che fra l'altro è ormai 'a vita', presiedendola da 25 anni, mai accaduto prima di lui - trova sempre da rispondere che ciò che si chiede alla Compagnia non rientra negli obblighi statutari della medesima. Che, di conseguenza, non si capisce quali siano.
Insomma fa di tutto per dimostrare con i fatti, la 'Compagnia delle opere' (degli altri), che non esiste. Oppure che c'è, ma...
Scomparsa ormai del tutto dai giornali, la critica musicale italiana riunita in Associazione, si fa viva solo al momento in cui distribuisce premi; e, infatti, non contenta di attribuirne una secchiata ogni anno, ne ha istituita una seconda: alla prima, riservata agli spettacoli, ha voluto affiancarne una seconda riguardante la discografia.
Noi stessi che, beninteso, non siamo iscritti alla Compagnia, dopo che lo fummo per qualche tempo molti anni fa, siamo raggiunti da un segno della sua esistenza solo con l'elenco delle suddette due secchiate di premi, sulla cui attribuzione, sul comitato distributore ( anche quello sempre lo stesso) molto verrebbe da dire.
E poi, chi sa guardare dentro i premi e ai loro destinatari potrebbe facilmente contestare alcune di quelle attribuzioni, ed anche chiedere conto di evidenti ingiustificate esclusioni ( perché premierebbero gli 'altri' - che sono tutti quelli non iscritti e perciò immeritevoli e da non prendere in considerazione).
Per i premi 'discografici', ci basta ricordare che un tempo, una ben nota rivista di musica, 'discografica' in massima parte, ripresa perché non recensiva alcuni dischi di cui si aveva regolare notizia, ci rispose che le recensioni erano riservate ai prodotti delle etichette che 'davano' pubblicità alla rivista. Le altre come se non esistessero. Non vorremmo che la Compagnia avesse preso esempio da quella rivista con la quale di recente ha stabilito un gemellaggio, condividendone oltre le virtù anche i vizi.
Per tornare all' attività preminente, se non esclusiva, di 'premificio' della Compagnia ci piacerebbe sapere perché mai alcuni dei progetti da noi realizzati anni addietro - prendiamo ad esempio i nostri, perchè li conosciamo altrettanto bene che quelli degli altri!!! - non siano stati presi mai in considerazione, pur vantando una qualità non comune in Italia, ed in alcuni casi rappresentando una vera novità.
Stiamo pensando a quella edizione superlativa ed originale del 'Festival delle Nazioni' di Città di Castello del 2004, dove mettemmo ben in vista l'eccellente nuova generazione dei musicisti italiani. Quelle stesse eccellenze che gran parte dei direttori artistici italiani sembra ancora non conoscere, preferendovi quasi sempre eccellenze estere. Ed anche su questo vizio italiano la Compagnia tace. Quell'edizione del festival non venne neanche presa in considerazione perché noi, che ne eravamo il direttore artistico, non eravamo iscritti alla Compagnia?
Stesso discorso si potrebbe fare per la trasmissione di Rai Uno All'Opera!, da noi curata, con Antonio Lubrano, che per sei stagioni (1999-2004) ha messo davanti alla tv milioni di spettatori in Italia, facendo loro rivedere e riascoltare titoli popolari del nostro melodramma, in una formula da molti apprezzata (segnalata anche al Prix Italia). Dalla Compagnia non una parola, neanche un appunto.
Potremmo, infine, anche citare la nascita di Music@, bimestrale edito dal Conservatorio dell'Aquila, da noi inventato e diretto per sette anni consecutivi (2006-2013), esperimento unico e di pregio fra tutti i Conservatori in Italia, sul quale detta Compagnia, tenuta appositamente alla larga, ma informata, non ha mai espresso un apprezzamento, un giudizio. Ignorata, anche Music@ .
Alla Compagnia altre volte ci siamo rivolti: per segnalare alcune anomalie della vita musicale italiana, prima fra tutte quella di alcuni critici impegnati stabilmente e per anni anche in direzioni artistiche. La risposta, alla quale ci venne da replicare con una sonora pernacchia - che però non facemmo - fu che la società non poteva privarsi dell'apporto di quelle grandi menti, già impegnate sul fronte della critica musicale. Noi quelle grandi menti le consociamo tutte, una per una! Oppure che nel districarsi, in difficile equilibrio, fra critica ed organizzazione musicale c'era la loro 'coscienza' a guidarli - ci rispose proprio così, nel corso di un dibattito radiofonico sull'argomento l'esimio musicologo Giorgio Pestelli, all'epoca anche direttore artistico dell'Orchestra Rai di Torino. Aveva sconcertato parecchi componenti di detta Compagnia un nostro articolo su Applausi, provocatoriamente intitolato: o medici o becchini - non si può esercitare contemporaneamente l'uno e l'altro mestiere.
Come pure per chiedere di intervenire presso direttori artistici che avevano usato, in pubblico, nei confronti di alcuni critici comportamenti e modi sanzionabili. La risposta anche in questo caso fu negativa. La motivazione non la ricordiamo, ma se anche la ricordassimo non la ripeteremmo per non farvi morir dal ridere.
Da ultimo, qualche giorno fa, siamo andati sul sito della Compagnia - non è la prima volta che risulta in 'manutenzione' tanto che ha fatto pensare al 'cantiere Roma' dove dappertutto ci sono macerie - e non vi abbiamo letto, né lì né sulle propaggini social, una sola parola su Sylvano Bussotti, appena deceduto. Questo è troppo!
Come può, una Compagnia, anche se 'degli affari propri', non pubblicare una riga in ricordo di uno dei compositori e delle personalità culturali più influenti del Novecento italiano?
E' stata l'ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso della nostra indignazione, nei confronti di una associazione che è divenuta ormai solo un 'premificio'. Inutile!
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