Il superattivismo di Helmut Failoni in materia musicale sulle pagine de La Lettura, inserto domenicale del Corriere della Sera, ci hanno fatto andare con la memoria ai nostri esordi su Paese Sera, alla fine degli anni Settanta, quando illustri ed affermati giornalisti del quotidiano ci guardavano di traverso rimproverandoci l'attivismo, tipico del neofita. Non staremo quindi a dire a Failoni di darsi una calmata, mancheremmo di memoria.
Di lui non ci sorprende neanche il fatto che nello scrivere di musica è più attivo del 'titolare' della critica musicale del quotidiano, Enrico Girardi, che ora affianca nella direzione artistica del 'Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto', Michelangelo Zurletti che immaginiamo sia prossimo a lasciare, dopo decenni.
Perchè è accaduto anche a noi di scrivere per qualche anno di musica sul Venerdì di Repubblica, come anche su Musica Rock ed altro, settimanale del medesimo quotidiano, cui non avevano accesso i critici del quotidiano. Zurletti, Villatico, Foletto. Dunque cose di normale accadimento nel mondo del giornalismo, dove comunque le cose stanno cambiando molto e in fretta, a seguito della grave crisi della carta stampata.
Ma non cercare a tutti costi fatti e occasioni per creare 'risse', vere o presunte, o discussioni di 'lana caprina' ci sentiamo di raccomandargli.
Nelle ultime settimane ne abbiamo lette, propinate con subdola costanza. La settimana scorsa, ad esempio, faceva gli elogi di un compositore spagnolo, di provenienza cinematografica, cui il direttore artistico del Festival MiTo, Nicola Campogrande, ha commissionato un completamento del Requiem di Mozart, lasciato incompiuto dal compositore, e la cui versione tuttora eseguita non dispiace a puristi e non. Il compositore 'commissionato' ci mette dentro una orchestrina di provenienza rock che certamente farà la gioia di Campogrande e susciterà il 'casino' che ci si attende.
Nel medesimo articolo si sosteneva una tesi abbastanza peregrina, accennando ad altri compositori che si sono avventati su musiche del passato. Si sosteneva che non riuscendo più a scandalizzare con la musica di oggi, che dovrebbe prima ancora essere capita e seguita, ci si butta su compositori del passato. Guarda caso su compositori ed opere straconosciuti che, dissacrati a dovere, assicurano fama momentanea al dissacratore.
Si facevano gli esempi di Berio, innanzitutto, con Rendering (da Schubert, che noi non siamo ancora riusciti ad apprezzare), con Turandot (dove ragioni economiche relative ai diritti d'autore hanno spinto a ricompletare la celebre opera, tentando di oscurare, ancora meglio: scalzare, quella in uso di Alfano), o con il Boccherini della celebre Ritirata - una furbata a tutti gli effetti, comunque la si giri, con poca fatica e molta resa (economica)
Ma anche di Max Richter, atteso al festival RomaEuropa, a breve, che ci farà ascoltare cosa sa fare, massacrando e stravolgendo le Stagioni di Vivaldi. Noi l'abbiamo già ascoltato, come abbiamo anche seguito altre sue imprese (concerto di una notte per dormienti ecc...)
Per questo ci viene il dubbio che questi, come altri compositori che si avventano sul passato, lo facciano certi di non correre rischi, che correrebbero se si avventassero su musiche e compositori semi sconosciuti che, prima di massacrarli, almeno riscoprono.
Ci sono imprese di un tenore simile che in passato abbiamo apprezzato, come quella che Henze compì, su commissione del Festival di Salisburgo, tanti anni fa, e che noi ascoltammo alla 'prima', sul Ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi, opera 'veneziana' della quale è giunta fino a noi la linea del canto e quella del basso, e che dunque ha bisogno di essere riscritta - anzi 'scritta' - ogni volta che la si vuole eseguire. Se ricordiamo bene, Henze vi aveva introdotto nella scrittura di Monteverdi, strumenti moderni, a cominciare dal pianoforte e dalla fisarmonica, e non è fuori luogo pensare che li avrebbe adoperati anche Monteverdi se fosse vissuto oggi. L'operazione ci convinse. Come ci ha sempre convinti lo Strawinsky per Pergolesi o Gesualdo.
Conosciamo altri compositori che hanno lavorato su musiche del passato - Sciarrino, ad esempio, l'ha fatto già molte volte con Beethoven, Scarlatti D., Bach con risultati molto convincenti. Egli semplicemente ha smontato quelle opere evidentemente 'oggetto del suo desiderio' e le ha rimontate senza nessun intento dissacratorio, dando però ad esse nuova vita.
Oggi continuando sulla falsariga del gettare zizzania, Failoni mette a confronto un giovane pianista, dal cognome glorioso, Gorini Filippo, anche se sembra trattarsi di omonimia, ed un regista scapigliato come Peter Sellars, che un tempo stazionava a Roma nelle stanze del Festival RomaEuropa. Li mette a confronto dopo che il giovane pianista ha vinto un premio ( Borletti Buitoni Trust Award), chiamiamolo così tanto per semplificare, che gli impone di mettere a confronto artisti e studiosi di diversa provenienza, sulla musica di Bach, realizzando appositi video, dopo che ha inciso l'Arte della Fuga per l'etichetta Alpha Classics, molto apprezzata.
Sellars, stimolato da Failoni, distrugge in quattro parole Gould, che avrebbe sprecato la sua intelligenza, perchè intelligente era, ma ' talmente ignorante che bisogna amarlo' - spiega Sellars. Meglio se non avesse eseguito Bach, 'irrigidito' nelle sue mani. Gould celebratissimo più che discusso, ha avuto anche schiere di detrattori, fra questi il nostro amico scomparso Gyorgy Sandor, pianista e musicista di razza. Però troppo superficiali e basati sul nulla sono le argomentazioni di Sellars per distruggere un mito come Gould, certamente non costruito sulla sabbia.
E poi di Bach, del quale ha 'messo in scena' le Passioni per i Berliner ai tempi di Rattle, e che ora si appresta a fare la medesima operazione con la Messa in si minore per Currentzis, dice troppo cose del sentire comune ed anche qualche banalità, spacciandola per scoperta d'autore'. Queste come altre scivolate Failoni, superattivo, dovrebbe accuratamente evitare. Superficiali anche le riflessioni sulla musica suonata a memoria e letta sulla partitura. La musica deve essere suonata a memoria. E allora Sviatoslav Richter? E poi la musica di Bach è stata ritenuta da parecchi studiosi, musica 'autoritaria'. Chi sono questi studiosi, e cosa intendono per musica autoritaria? Failoni sembra compiacersi e dunque assecondare la superficialità di Sellars, scambiata per riflessione acuta e geniale.
Una cosa più seria, abbiamo appreso sempre da La Lettura, a proposito della musica sacra, che anche nel mondo di oggi, dissacrato e senza religione, ha sempre più seguito. La musica sacra, sganciata dall'aspetto 'formale' del rito religioso, invita alla riflessione; testualmente: " l'esecuzione di musica sacra consente a tutti di esplorare una propria via spirituale (di cui evidentemente si sente la necessità anche oggi, aggiungiamo noi) - spiega Trevor Pinnock, direttore del Festival di musica sacra di Pisa, Anima Mundi. Che però non era intervistato da Failoni, ma da Gian Mario Benzing.
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