mercoledì 22 settembre 2021

Max Richter al Romaeuropa Festival. Il trionfo del nulla e dell'inganno

 The Blue Notebooks è il secondo album del produttore e compositore britannico Max Richter, pubblicato il 26 febbraio 2004.

L'11 maggio 2018, una versione in due dischi di The Blue Notebooks è stata ristampata dalla Deutsche Grammophon per commemorare il suo quindicesimo anniversario. 

Richter ha composto The Blue Notebooks alla vigilia dell'invasione dell'Iraq del 2003. Lo ha descritto come "un album di protesta sull'Iraq, una meditazione sulla violenza - sia la violenza che avevo sperimentato personalmente intorno a me da bambino sia la violenza della guerra, per la totale futilità di così tanti conflitti armati". L'album è stato registrato circa una settimana dopo le proteste di massa contro la guerra.

L'album contiene le letture dei taccuini The Blue Octavo di Franz Kafka e dell'Inno della perla e della terra irraggiungibile di Czesław Miłosz. Entrambe le letture, nel disco, sono dell'attrice britannica Tilda Swinton.


Recomposed by Max Richter: Vivaldi – The Four Seasons è un album di Max Richter del 2012 che ricompone e reinterpreta in chiave postminimalista i concerti per violino, archi e basso continuo de Le quattro stagioni di Antonio Vivaldi (tratte da Il cimento dell'armonia e dell'inventione, Op. 8 del 1725). Spring 1 e Summer 2 sono inclusi nella colonna sonora della serie televisiva L'amica geniale del 2018.


                                         *****



...Ma perché riscrivere le Quattro Stagioni?

 «Architettonicamente sembra un pezzo moderno, potrebbe averlo scritto John Adams. È concepito sulla reiterazione tematica. Sono partito dalle basi di Vivaldi per arrivare a conclusioni del tutto diverse. È stato un processo di esplorazione. Non ho voluto mettere i baffi alla Gioconda. Mi aspettavo critiche più severe da parte dei tradizionalisti. In molti hanno capito lo spirito con cui l’ho scritto».


The Blue Notebooks invece è musica di protesta?

 «Sì, in un certo senso mi richiamo al primo Bob Dylan. L’ho scritto sull’onda della guerra in Iraq, che segnò l’inizio di una nuova politica, qualcosa che aveva a che fare più con la Storia che con i fatti e cioè l’invasione. La musica, come sostenevano Woody Guthrie, Dylan o Beethoven, riguarda gli aspetti sociali della vita, che cosa accade nel nostro mondo»...

                             (da un'intervista a Valerio Cappelli per il Corriere della Sera)


                                           *****


Da non credere. La cavea dell'Auditorium di Roma strapiena, platea e gradinate. C'eravamo anche noi, curiosi di ascoltare le due celebrate composizioni del musicista inglese, ma anche per tastare l'effetto che faceva più che su di noi, sul pubblico -  circa un migliaio?

Su di noi l'effetto è stato praticamente nullo, e grande la  delusione causata sia dal primo che dal secondo brano - un'oretta di musica in tutto e nell'intervallo, eccessivo per durata, anche l'imprevisto della pioggerellina.  

Sul pubblico l'effetto sembra essere stato diverso. Perchè, immaginiamo, attratto dal Vivaldi, anche se 'riscritto': Per questo, terminata la pioggia, sono tornati disciplinatamente ai loro posti, incoraggiati da solerti ed efficientissime hostess  che hanno distribuito impermeabili 'usa e getta'.

IL PROGRAMMA

Il primo dei due brani in programma altro non era che una suite di motivi di imbarazzante semplicità, avviata nei singoli numeri ora dal pianoforte, dove sedeva il compositore, ora da altri strumentisti: archi e tastiere elettroniche, dalle quali ultime e da una traccia preregistrata, gorgogliava un 'continuo'- che definiremmo 'perpetuum immobile'  - rinforzato anche da un 'basso' sopraffattore. Gli archi annunciavano o riprendevano il 'motivetto' - come altro definirlo? - lanciato dal pianoforte e lo ripetevano milioni di volte, anche senza introdurvi variazioni, che comunque sarebbero risultate difficilmente percettibili. Insomma come definire questa composizione? Il 'minimo del minimalismo'.

Se poi nelle intenzioni dell'autore avrebbe dovuto essere un atto di protesta per l'invasione dell'Iraq, era difficile dedurlo, perché i testi 'di protesta' la lettrice  li ha proposto con asetticità e in inglese ( da quando c'è il Covid non si fa più uso di un programma di sala esplicativo in versione cartacea).

 E poi Vivaldi, prima osannato e poi massacrato, è risultato indistruttibile anche nelle sue mani che avrebbero voluto 'riscriverlo', 'ricomporlo'.

 Strawinsky diceva, forse anche un pò per invidia, che Vivaldi aveva scritto mille volte lo stesso concerto. Max Richter, ricomponendo le Stagioni, ha ripreso migliaia di volte gli stessi incisi, senza arrivare mai ad una conclusione.

 Di Vivaldi ha conservato - furbo Richter - buona parte del solista affidato ad un interprete di valore che ha naturalmente trascinato orchestra e pubblico. Che alla fine ha applaudito - ne siamo convinti - Vivaldi, e forse affatto Richter.

 Da musicisti come Richter che hanno raggiunto la notorietà soprattutto con azioni  fintamente spiazzanti ( come quella della musica per la notte???), con il favore dei social, oltre che con il cinema, non ci si può attendere altro che questo. Il nulla o, se volete, la più banale ovvietà. ( P.A.)

 

Nessun commento:

Posta un commento