Da tre settimane c’è una riduzione della diffusione del contagio, ma il professor Franco Locatelli, coordinatore del Cts, intervistato da La Stampa e dal Corriere della sera, invita alla prudenza, finché non saranno stati messi in sicurezza anziani e fragili, per evitare di compromettere i risultati ottenuti. Ritiene che si potrebbe immaginare, ad esempio, una prima “riapertura selettiva”.
I segnali di miglioramento, dal calo dell’Rt alle terapie intensive, spiega al Corriere, “indicano che le misure messe in atto hanno consentito di riportare la situazione sotto controllo”, ma “guai se pensassimo che siamo fuori dal problema, ci ritroveremmo alla situazione di metà marzo avendo vanificato settimane di sacrifici per l’intero Paese”. “Le aperture vanno fatte per rispondere alla crisi economica e sociale, ma - afferma - devono essere ben ponderate in funzione dei numeri”. Sui tempi della campagna vaccinale, osserva che “l’obiettivo dei 500 mila vaccinati al giorno non è un sogno, è una priorità assolutamente raggiungibile se avremo le dosi che sono state previste”.
Per accelerare, spiega su La Stampa, “si sta considerando di allungare l’intervallo tra la prima e la seconda dose a 42 giorni e usare le dosi disponibili per aumentare il numero dei nuovi vaccinati. Anche il CDC (l’agenzia federale americana) ha suggerito questa soluzione, in caso di necessità. Non credo si rischi poi di restare senza vaccini per i richiami, perché Pfizer e Moderna hanno dimostrato di saper rispettare gli impegni presi sulle forniture”.
P.S.
Non è che per fare presto, si rischia di rendere inefficaci le prime dosi del vaccino iniettato, considerando che le case farmaceutiche avevano stabilito che la seconda dose dovesse essere somministrata dopo 21 giorni e non 42, come si vorrebbe fare oggi, per superare, data l'emergenza, la scarsità di vaccini? (P.A.)
Nessun commento:
Posta un commento