Sono di questi giorni alcune notizie che forse ci fanno sperare, un pò, in un futuro socialmente più equo e provengono da vari ambienti. Da quello calcistico, ad esempio, un mondo che ruota intorno ad un pallone, attorno al quale, a sua volta, ruotano interessi che neanche immaginiamo. Per farcene un'idea, basta dare un'occhiata ai compensi assolutamente fuori di 'ogni grazia di dio' - è proprio il caso di dire - di certi 'tiraaipalloni'.
Da alcuni di questi 'tiraaipalloni' è giunta il consenso a ridursi gli stipendi - si parla di milioni di Euro al mese per alcuni - per tutto il periodo in cui gli stadi sono chiusi, e le entrate dei club sono praticamente azzerate. Necessità virtù.
I giocatori delle serie minori hanno ritenuto l'iniziativa una provocazione e non intendono accettarla. Perchè, occorre anche dirlo, i giocatori delle serie minori hanno stipendi simili a quelli di un comune impiegato neppure di primo livello.
E perciò loro non possono ridursi ancora ciò che è già abbastanza ridotto. Perchè la conclusione di questa iniziativa non può essere l'impoverimento di tutti, compresi quelli che già faticano per vivere.
Se l'iniziativa di ridursi gli stipendi che consentono alle vedettes di avere mogli giovani e belle, auto di lusso e case faraoniche, venisse assunta non solo per il periodo della pandemia, ma per sempre, potremmo dire che questo disastro mondiale ha portato con sè anche qualcosa non del tutto negativo.
Alcune società hanno anche deciso di non distribuire agli azionisti o soci i dividendi. Ma sempre a causa del periodo di crisi nera.
Oggi arriva anche la notizia della riconferma di Carlo Fuortes a sovrintendente dell'Opera di Roma per il prossimo quinquennio, accompagnata a quella della cassa integrazione di tutto il personale, per le prossime '9 settimane' e alla decisione del sovrintendente di decurtarsi lo stipendio per l'ugual periodo, stipendio che è a quota 240.000 Euro annui. Alla stessa quota è quella del suo compagno dell'altra sponda, Accademia di Santa Cecilia, dall'Ongaro, che ancora iniziativa simile non ci sembra abbia assunto, come del resto non ha ancora fatto neanche Pappano e neanche Gatti, direttore musicale all'Opera ( il discorso ristretto a Roma, può da chiunque essere esteso a tutte le altre istituzioni delle grandi città del Paese).
Abbiamo letto anche della richiesta da parte della nuova proprietà di 'Repubblica', della riduzione dei compensi alle grandi firme e ad altri. Che c'è da meravigliarsi? I tempi delle vacche grasse sono finiti. E finiti per tutti, senza che si arrivi a trasformarli in tempi di vacche magre, anzi magrissime per tutti. Non auspichiamo un mondo di poveracci. Sarebbe ancor più disastroso.
Noi non conosciamo un criterio per dire quali stipendi sono alti più o meno, quali no; mentre ne abbiamo per individuare quelli bassi. Senza addentrarci in considerazioni da istituto di statistica; crediamo di poter dire che lo stipendio di Fuortes, come di dall'Ongaro è alto; se poi lo paragoniamo a quello di Salini, che è a capo di un esercito di dipendenti Rai ed è lo stesso dei nostri sovrintendenti, è facile dedurre e concludere che debbano ridimensionare le loro pretese. perchè il mondo non sarà più lo stesso, non lo è già da ora.
Potremmo estendere il discorso anche al mondo della politica ( ed a quello di tutti i componenti le tante corti dei potenti) che, in ogni ordine, prima di badare agli interessi dei cittadini, ha messo al sicuro i propri, con stipendi che in nessun altro paese europeo i politici ed i loro cortigiani possono pretendere.
E potremmo continuare all'infinito, perchè infiniti sono gli esempi delle disuguaglianze, in un mondo in cui si commisura la stima nei riguardi di chicchessia, in base ai suoi guadagni, come a dire che gli insegnanti, che naturalmente guadagnano poco, meritano la poca stima che hanno.
Desideriamo , in conclusione dire che chi ha troppo - e in Italia sono in tanti fra i lavoratori e i pensionati ( pensiamo a quelli 'di lusso', di cui si è spesso parlato senza che mai sia cambiata di una virgola la situazione) - deve rinunciare a qualcosa per darlo a chi ha meno, anche sotto forma di welfare. Perché se si guadagna il giusto per condurre una vita dignitosa ma si gode dell'assistenza sociale in caso di bisogno, per molti che vivono nell'incertezza, sarebbe un'ottima soluzione.
Non c'è tempo da perdere. La Fase 2 alla quale tanti si appellano deve contemplare anche misure simili.
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