giovedì 12 aprile 2018

Ultime lettere di Walter Tortoreto. 4


( 28.10.2013) Pietro, capisco e condivido la tua amarezza. Mio padre, però, sosteneva che non c'è limite al peggio. Diceva esattamente:"Non si sta mai tanto male che non si possa stare peggio": Temo, perciò, per il futuro più di quanto non mi lagni del presente. Tuttavia, la direzione di Carioti, con i suoi limiti, è stata tra le più ricche nella storia del Conservatorio e non sarà facile emularla; ma ricordo gli esordi di un giovane insegnante di solfeggio che pochi ritenevano in grado di reggere la gabbia di matti aquilana. Conosci meglio di me la crisi dei Conservatori, come delle Università, di tutte le scuole, del nostro paese sfasciato. Ma, come dimostra la bella avventura della tua rivista, non mancano oasi di luce. Dipende anche un po' da noi. Mi dispiace e mi secca che ti abbiano estorto la direzione della rivista: la conducevi da tempo con il piglio dell'esperto e il garbo del diplomatico. A me è sempre parsa una parentesi felice nel grigiore generale della pubblicistica artistica. E la tua capacità di esperto giornalista ha saputo armonizzare ricerca e cronaca. Proprio per questo ho collaborato con grande piacere e, lascia che lo dica, con un pizzico d'orgoglio. Spero ardentemente che il nostro colloquio continui anche se ti avvii alla pensione. Io mi ci sono trovato da qualche anno. Molte cose sono cambiate; ma non sono cambiate la voglia d'imparare e quella di lavorare per la musica, la divina tra le arti. Una volta, parlando di Antonellini con Vlad, il grande maestro mi disse: «Walter, nel nostro mondo il guaio è che troppa gente si serve della musica e pochi servono la musica». Aspetto il nuovo numero, non per il Berlioz italoabruzzese, ma per il piacere di vedere, per l'ennesima volta, un bel prodotto d'intelligenza e d'arte. Sei grande, Pietro, e sono certo che sentiremo ancora a lungo parlare di te. Ti abbraccio con l'antico affetto e con moltissima stima. Tuo Walter.


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