La tecnica di cui si è vantato Sangiuliano davanti agli abruzzesi, alla vigilia delle 'regionali' in quella regione, è quella del ricatto: se ci votate noi vi daremo soldi per questo o per quello, se votate 'comunista' scordateveli i nostri soldi - e magari i soldi per ora sventolati e fatti solo annusare, non sono nè di Sangiuliano né della Meloni, perchè sono tutti soltanto dei cittadini.
E' chiaro? La stessa tecnica messa in atto, alla viglia di elezioni, dal mitico Achille Lauro il quale dava in anticipo ai cittadini metà di quanto promesso, con l'assicurazione che, a elezioni avvenute, a seguito di vittoria, e dopo attenta valutazione, avrebbero ricevuto l'altra metà., come poi non sempre accadeva in tutti i casi.
Fa la stessa cosa Sangiuliano, e non da oggi e purtroppo non è il solo. Per il passato basti ricordare le enormi elargizioni dei vari ministri della cultura, dietro consiglio del sempre presente Salvo Nastasi, a Napoli ( San Carlo, quando lo stesso Nastasi era commissario ed anche subito dopo per una tournée in America, e per la nascita del Museo del Teatro, alla cui direzione aveva messo sua moglie Giulia Minoli, disoccupata) come anche a Riccardo Muti ( Orchestra Cherubini), ma non ad Abbado, comunista, per la sua Orchestra Mozart; come pure negando ogni contributo per anni all'Orchestra Verdi (come si chiamava allora), accampando, spregiudicatamente, un cavillo giuridico.
A questi, Sangiulinao o Nastasi non fa differenza, della cultura frega poco, interessa di più finanziare, buttando soldi, gli amichetti ed affamare gli avversari politici. Le parole 'progetto', od anche 'futuro' o 'interesse pubblico' non le conoscono.
(Si ha notizia di identica tecnica con lo Sferisterio di Macerata che avrebbe bisogno di un finanziamento pubblico. Il ministro gli ha risposto che glielo dà in cambio di un posto nel Cda).
Che poi è ciò che sta avvenendo nella vicenda che vede coinvolto il Maggio Fiorentino e la Scala. I rispettivi sindaci/presidenti hanno paura di rompere con il Ministero, sulla nomina dei sovrintendenti, temendo vendette future in fatto di finanziamenti ordinari o straordinari, nel caso fossero necessari, per scongiurare l'ennesimo fallimento e la chiusura. "Ti salvo ma decido io chi deve essere il sovrintendente", sembra voler dire, senza mezzi termini, a Sala e Nardella il ministro Sangiuliano.
Sta facendo così la stessa Meloni con una spudoratezza infinita. In queste settimane, una dopo l'altra si reca nelle Regioni governate dalla destra, per firmare con i rispettivi governatori , i 'patti di coesione'. Che è poi quello che ha anche fatto sulla eterna diatriba riguardante la ferrovia Roma-Pescara, ormai cassata per l'ennesima volta, e ricicciata proprio alla vigilia delle elezioni in Abruzzo.
La volgarità e la irritualità di simili comportamenti non meritano commenti. Sangiuliano come la Meloni, sono gli eredi diretti di Achille Lauro buonanima, il quale, almeno i soldi li metteva di tasca sua per vincere le elezioni. Sangiuliano e Meloni, siccome le elezioni le hanno vinte loro - vanno dicendo e ripetendo: avete perso, dunque mosca!- pensano di amministrare i soldi pubblici a loro favore, come fossero propri.
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