Scompare uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi, all'età di 82 anni: Maurizio Pollini. Era malato da tempo.
Negli ultimi mesi programmava a poi disdiceva concerti - non era da lui - per 'motivi di salute', senza mai dire che era malato da tempo, come invece è stato rivelato solo oggi.
Con Pollini scompare uno dei più grandi pianisti del nostro tempo. Grande come Benedetti Michelangeli, Horowitz, Richter, Gilels. Ashenazy richiesto di esprimere, molti anni fa, un giudizio su Pollini, affermava candidamente, di getto, senza esitazione: Pollini è la Rolls-Royce dei pianisti. Un pianista che rispetto agli altri vanta molti meriti: l'impegno sociale, la sua crociata, quasi missionaria, per la musica contemporanea (interprete di Stockhausen, Boulez, Nono, Sciarrino) i suoi 'progetti' dimostrando che la musica era il suo massimo (quasi unico) interesse, non solo quella pianistica: da Monteverdi a Nono. Si era cimentato con la direzione, ma si accorse, dopo il primo tentativo, che non era per lui, e subito desistette. Forse lo farà suo figlio Daniele, pianista, direttore e compositore.
Suo zio, lo scultore Fausto Melotti , parlando del nipote, verso il quale nutriva ammirazione sconfinata ma anche una certa soggezione, ci disse che era soggiogato da lui, al punto da uscirsene con una boutade: se lo incontrassi di notte avrei paura. Lui in particolare si riferiva alla sua ammirazione per il pianista che eseguiva Boulez, quando nessuno ancora osava farlo, anche per la sua impervia scrittura. Pollini anche in questo era unico. E, anche per questo, oggi il mondo della musica ne piange la scomparsa.
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