lunedì 25 marzo 2024

Della Scala... e di altri disastri lirici

 I guai  per le nostre Fondazioni liriche, sotto il cielo della Destra al governo, non finiscono con la nomina di Fuortes al Maggio Fiorentino - scrive, in buona sostanza, oggi Repubblica. Che altro c'è? C'è dell'altro, molto altro.

 Intanto si registra la lettera dell'Orchestra della Scala che tifa per il rinnovo parziale dell'incarico a Meyer per due anni ancora, e con lui a Chailly;  di conseguenza, Ortombina   potrebbe restarsene a Venezia. Ma non si sa se Sala darà ascolto a questa voce,  o non farà prevalere il consiglio di suo suocero Bazoli e la richiesta di Sangiuliano che invece non vorrebbero rinnovato, neppure parzialmente, il contratto a Meyer.

 Ma i guai, come abbiamo detto con finiscono con la nomina di Fuortes a Firenze, e neppure con la soluzione del rebus Scala, per la quale basterà attendere l'8 aprile quando si terrà il Consiglio di Indirizzo risolutivo - si spera. 

 Perchè l'anno prossimo, sempre che non ci sia la solita girandola innescata dalla Scala, già ora, e che coinvolgerebbe  Venezia e poi, a ruota, anche  qualche altra  fondazione, sono parecchie le Fondazioni liriche che hanno il vertice in scadenza. Petruzzelli di Bari, Massimo di Palermo, e poi anche l'Opera di Roma e l'Accademia di Santa Cecilia, benché il vertice di quest'ultima sia prerogativa del consesso degli accademici, gelosi della loro autonomia dettata dalla prerogativa dell'essere musicisti (è anche accaduto che al suo vertice ci sia rimasto per oltre un ventennio Bruno Cagli che musicista non era), e già in piena campagna elettorale per le candidatura prossime (si sa che lo Spirito Santo, che si è defilato, a detta di qualcuno, dallo spirare sui conclavi della Chiesa Cattolica, difficilmente comincerebbe ad ispirare le scelte a Santa Cecilia). Noi, a tal proposito, abbiamo sin d'ora qualche fondato timore; ma speriamo,  con tutte le  forze, di essere smentiti.

 E c'è anche la fine del mandato di Direttrice della Biennale Musica, di Lucia Ronchetti. Alla presidenza della Biennale Sangiuliano ha già piazzato Buttafuoco e non è detto che non desideri fare il bis con la nomina alla direzione di un settore.

Nella lista della spesa 'culturale' di Sangiuliano & Soci, sono elencati i nomi di chi piazzare al primo cenno di movimento. Si parla di Nazareno Carusi,  tenuto in palmo di mano da Forza Italia, Berlusconi, Confalonieri e Letta, come anche da Isotta e  Muti, pianista per qualche primavera, ed ora spezia saporosa di qualunque consiglio di amministrazione (Scala, Premio Paganini, Conservatorio Casella L'Aquila ecc...), come prossimo direttore artistico, ma anche sovrintendente (tanto che importa se non ha mai amministrato un bel niente). Si dice di lui come possibile successore di Colabianchi a Cagliari, qualora, il principe dei musicisti di destra (installato da Truzzu, in diretta telefonica con Meloni,  e che vive da tempo giorni difficili a Cagliari) dovesse traslocare a Venezia, in seguito alla partenza, non  ancora scontata, di Ortombina per Milano. Dove, al seguito di Ortombina, dovrebbe arrivare Gatti al posto di Chailly e un direttore artistico, nella persona dell'attuale capo de La Monnaie di Bruxelles, Peter de Caluwe, osannato.

 Ma, sciagura delle sciagure, sarebbe l'abbattersi di Beatrice Venezi in un teatro, una volta discesa dal podio sul quale non ha mai brillato e che, forse anche per questo, volendo ad ogni costo premiare la sua fedeltà meloniana, si prova a vedere se combina qualcosa, o fa meno danni, come organizzatrice. Con gli ignoranti al potere, che hanno fame millenaria di poltrone, nulla è scontato.

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