sabato 30 marzo 2024

Da Sangiuliano ad Alberto Ronchey, suill'utuiizzo di immagini dei beni culturali

 Non desidero partecipare al dibattito ripreso di recente, a causa di un decreto governativo recente, sull'utilizzazione di immagini del patrimonio artistico. Di tale dibattito si può leggere  ampiamente nel post precedente, che affronta la questione ed il nuovo decreto.

 Desidero solo ricordare, profittando della memoria che ancora funziona, che analogo decreto fece a suo tempo il 'più grande ministro della cultura che l'Italia abbia avuto' ( definizione di Montanelli): Alberto Ronchey.

 Alla metà degli anni Novanta (del secolo scorso, naturalmente), quando dirigevo il mensile di musica Applausi, Ronchey, allora ministro, emanò un decreto con il quale disponeva il tariffario per l'utilizzo di immagini del patrimonio artistico.

 Naturalmente non ne tenni conto, anche perchè avrei avuto qualcosa da pagare almeno per una ragione. Perchè Applausi nell'ultima pagina conteneva una rubrica dal titolo 'Musica per gli occhi' affidata a Vittorio Sgarbi che di volta involta illustrava un'opera d'arte che aveva che fare con la musica. Per non parlare di alcune  illustrazioni della rivista prese dall'immenso patrimonio artistico italiano. 

 Dell'illuminato ministro Ronchey che illuminato non era almeno nei riguardi della musica,  alcuni giorni fa  abbiamo scritto della sua decisione di destinare una palazzina (Palazzina Capocci, che di recente ha subito anche una diversa destinazione) adiacente al Museo Nazionale degli Strumenti musicali non al Museo, affamato di spazi e che da tempo la richiedeva, ma ad archivio, per conservare le tonnellate di scartoffie che potevano essere conservate in qualunque altro posto.

 In Italia la tradizione dei ministri della cultura analfabeti in fatto di musica non nasce con Sangiuliano, affonda le radici nella storia italiana almeno dal ministro Alberto Ronchey- anni Novanta. Anche prima, da sempre.

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La palazzina Capocci

La palazzina Capocci è stata restaurata nel 2007 ed è diventata la sede della Direzione Generale Spettacolo e della Direzione Generale Cinema. ed Audiovisivo. Accanto si trova anche la sede del Museo degli Strumenti musicali.

La sede si trova in un importante sito archeologico, ricco di resti riferibili ad un unico complesso, una villa imperiale di età Severiana (III secolo d.C.). Si tratta del Palazzo del Sessorio (nome forse derivato dalla parola “sedeo”, soggiorno).
Nel IV secolo la villa fu utilizzata come residenza da Elena, madre di Costantino, che vi fece effettuare numerosi restauri e ricostruire le Terme, di età Severiana, da lei chiamate Eleniane (ne rimane attualmente la grande cisterna di Via Eleniana, costituita da dodici ambienti comunicanti tra loro tramite aperture ad arco).
Secondo la tradizione, Elena avrebbe trasportato da Gerusalemme le reliquie della Croce di Cristo e fatto costruire la Chiesa di S. Croce in Gerusalemme, sfruttando una grande sala del Palazzo Sessoriano.

Al Palazzo Sessoriano apparteneva anche l’Anfiteatro Castrense, il secondo anfiteatro di Roma dopo il Colosseo.
In origine presentava una facciata con tre ordini di arcate scandite da lesene e semicolonne con capitelli corinzi; all’interno un unico ordine di gradinate permetteva una capienza di poche migliaia di spettatori. Le dimensioni più piccole rispetto al Colosseo si devono al carattere privato dell’edificio, in cui si svolgevano spettacoli riservati all’Imperatore e alla sua corte. Con la costruzione delle Mura Aureliane (271-275 d.C.), alcuni edifici furono inglobati nella nuova cinta muraria, come l’Anfiteatro Castrense, le cui aperture completamente tamponate sono ancora visibili in viale Castrense; altri edifici, come il Circo Variano, vennero invece tagliati dalla nuova opera difensiva.
Tra le sezioni riportate alla luce è visitabile la parte recentemente scavata di una casa di età imperiale, attribuita ad Aufidia Cornelia Valentilla, con resti di affreschi parietali di colori vivaci.

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