Quando abbiamo letto su Repubblica di oggi della firma della nomina di Carlo Fuortes a sovrintendente del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, che lo aveva indicato da qualche tempo, e il ministro nicchiava, siamo rimasti molto sorpresi dalle altre notizie che il giornale riferiva in merito a tale nomina, senza che ci fosse un commento alle numerose anomalie raccontate.
Innanzitutto, scrivevano i due autori, Sangiuliano avrebbe voluto Cutaia sulla poltrona di sovrintendente, da lui inviato a Firenze ed ormai al termine del suo mandato commissariale. Lo avrebbe voluto perchè suo fedelissimo. Per quale ragione avrebbe dovuto lui indicare o suggerire il nome del sovrintendente? Perchè - risponderebbe il ministro - il teatro senza il finanziamento pubblico chiuderebbe i battenti. Dove evidentemente il ministro confonde lo Stato con il Ministero momentaneamente retto da lui e che amministra soldi pubblici. Semmai dovrebbe controllare che tali soldi vengano spesi bene, ma pretendere di mettere in ogni istituzione culturale pubblica finanziata dallo Stato un suo uomo, come fosse 'cosa sua' è semplicemente mostruoso.
Si accenna al dissesto ricorrente del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, addebitato alla sinistra. Intanto l'ultimo disastro, reca la firma sì di Nardella, ma con il suggerimento neppure tanto occulto di Nastasi che , non potendo farlo lui il sovrintendente, aveva convinto Nardella a prendere Pereira, che veniva dalla Scala e che avrebbe portato alle stelle il Maggio. E, invece, lo ha portato alle stalle, facendolo sprofondare finanziariamente, anche con sue personali spese pazze, vergognose, addebitate al teatro, con la scusa che erano funzionali alla ricerca di sponsor. Assai curioso che Nastasi non abbia detto una sola parola sull'uscita di Pereira che lui aveva portato a Firenze, mandando a casa senza ragione Chiarot, che certo non aveva la fama di Pereira, ma aveva amministrato senza fare debiti e con Luisi lavorava al prestigio artistico del teatro.
Strano che i due giornalisti, Ferrara e Paloscia non vi accennino, neppure minimamente. E scrivano, perfino, senza nessuna nota di commento, che si è arrivati alla scelta di Fuortes, solo dopo che CdI del Teatro, modificando lo Statuto, ha previsto la figura di due vicepresidenti: Valdo Spini e Gennaro Galdo. Quest'ultimo, di professione notaio a Prato, napoletano di origine, amico d'infanzia di Sangiuliano, "sarà l'anello di collegamento fra Firenze e Roma, fra il Sovrintendente e Sangiuliano", al quale riferirà su tutto quello che accade o sta per accadere a Firenze.
Di Galdo si è letto nei giorni scorsi che Donzelli, che di FdI è colonnello, senza aver fatto mai il servizio militare per imparare l'arte del comando, contava su di lui perchè non venisse indicato dal CdI al ministero come candidato alla sovrintendenza, Carlo Fuortes. Chi legge capisce cosa stiamo scrivendo, sì?
Tutte cose di una gravità inaudita sulle quali i giornalisti di Repubblica tacciono, limitandosi solo a riferirle.
Aggiungendo che ora qualche altro sommovimento nel mondo musicale italiano porterà la nomina di Fuortes. Perchè dovrà dotarsi di un direttore artistico; e non è improbabile che voglia portare a Firenze Alessio Vlad, inviso a Giambrone e quindi andato via da Roma, ora accasatosi a Parma. Roman, padre di Alessio, era già passato da Firenze, fu lui - se ricordiamo bene - a chiamare il giovane Riccardo Muti come direttore musicale (che è poi la ragione del forte legame di 'riconoscenza' di Muti verso il giovane Vlad).
E poi c'è anche da risolvere la questione del direttore musicale: Lui punterebbe ad avere Daniele Gatti; ma il direttore, che fu già a Roma, all'Opera, durante la sua sovrintendenza, è in predicato per la Scala (in coppia con Ortombina, se i 'fuorionda' del Piermarini, sono attendibili) ed è evidente che Gatti preferirebbe Milano a Firenze. E' da una vita che aspetta e forse è giunto il momento di coronare una carriera prestigiosa (Fuortes ebbe allora la fortuna di trovare Gatti nel momento in cui era stato accusato di una brutta storia, rivelatasi poi falsa, con l'orchestra olandese che allora dirigeva. Fuortes ebbe allora la fortuna di trovare Gatti 'libero', in un momento per lui 'di disgrazia', e lo prese al volo. Ora non è così).
Adesso Fuortes, comunque, se vuole averlo, deve provarci tempestivamente, per non essere poi rimproverato - come lo è stato per il caso Fazio, la cui uscita dalla Rai è imputabile anche al ritardo di Fuortes nel rinnovo del suo contratto. Perciò, tanto per terminare in gloria, qualche disastro il bravo 'economista/manager della cultura', in veste di amministratore, lo ha fatto. Meglio non ripeterlo.
La ricerca di sponsor sarà un altro problema da affrontare e risolvere. E Fuortes in questo settore non può vantare risultati per tutto il periodo romano. Se non vi avesse provveduto la Raggi con le aziende 'comunali' non ne avrebbe avuto nessuno. Pereira in questo era bravo, anche se molto 'caro'- come si è visto.
Sulle belle parole pronunciate da Fuortes, all'atto della firma della sua nomina nella sede del Ministero a Roma, sul Teatro del Maggio e sui suoi complessi artistici, sorvoliamo, perchè più che le belle parole (Fuortes, viene dalla scuola di Veltroni dove ha imparato bene la lezione del maestro) a noi interessano le buone azioni.
E la prima che ci attendiamo da lui è che non faccia nuovamente e per l'ennesima volta, piombare il Maggio Fiorentino, ora salvo anche per merito di Cutaia, nell'inferno dei conti in rosso.
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