martedì 7 marzo 2023

La sinfonia Asrael di Joseph Suk che Harding ritiene un capolavoro e ha annunciato che eseguirà a Santa Cecilia ( da Biesis&Bemolle)

 Josef Suk – Sinfonia “Asrael” in do minore per grande orchestra Op. 27

Ampia composizione, inizialmente concepita come una celebrazione della vita e delle opere di Antonín Dvořák, maestro e suocero di Josef Suk, la Sinfonia “Asrael” viene poi dedicata alla memoria di Dvořák e di sua figlia Otilie, la moglie di Suk, deceduta il 6 luglio 1905, quando i primi tre movimenti erano ormai abbozzati.

Terminata nel mese di ottobre 1906, l’opera esprime grande sofferenza ma anche la forza di superarla nel conforto e nella speranza; Josef Suk scriveva: “Asrael, il temibile Angelo della morte ha colpito con la sua falce una seconda volta. Una tale sventura o distrugge un uomo o porta in superficie tutti i poteri dormienti in lui. La musica mi ha salvato”. La prima esecuzione della Sinfonia “Asrael” ha luogo al Teatro Nazionale di Praga il 3 febbraio 1907 sotto la direzione di Karel Kovařovic.

La sinfonia si articola in cinque movimenti: Andante sostenuto, Andante, Vivace, Adagio, Adagio e maestoso; sono presenti alcune citazioni dell’opera di Dvořák, tra cui il Requiem e Rusalka. L’organico orchestrale è costituito da: archi, arpa, ottavino, due flauti, due oboi, corno inglese, due clarinetti, clarinetto basso, due fagotti, controfagotto, sei corni, tre trombe, tre tromboni, tuba, timpani, triangolo, piatti e grancassa.

Il primo movimento, Andante sostenuto, esprime la lotta tra Vita e Morte. Asrael è un’ombra minacciosa in cerca di prede; quando ha scelto la sua vittima, la Vita reagisce con tutte le sue forze ma la conclusione è scontata.
Il successivo Andante riflette la perdita; un corteo funebre si snoda intorno alle pietre tombali. Fiati e note trattenute dei violini; la melodia consolatrice dei violoncelli è interrotta dal pulsare delle percussioni e degli ottoni. Si sviluppa una marcia inquietante che sfuma sotto le trombe; un episodio agitato ricorda il dolore iniziale, poi il movimento si chiude in un gelido tremolio.
Il terzo movimento, Vivace, presenta due balli: la danza di vittoria di Asrael, aggressiva e selvaggia, e una danza amorevole che ricorda la precarietà dei piaceri terreni. È suddiviso in scherzo – trio – scherzo – andante – scherzo; l’andante si sviluppa in un’estesa “Danza slava” che verso la fine ripropone la melodia dolorosa del secondo movimento; ritorna quindi lo scherzo in un rabbioso fugato, concluso poi dagli ottoni all’unisono.
L’Adagio è il ritratto di Otilie, inteso non come rappresentazione ma come ricordo. Una visione cresce nella mente come una luce e illumina per qualche momento la triste realtà; questa, tuttavia, non può essere ingannata e, inevitabilmente, ritorna la terribile oscurità. Introdotta dall’oboe una lenta melodia si sviluppa negli archi, aumenta d’intensità poi decresce. Il violino esegue un tema cullante disturbato dal fagotto e dai bassi tremuli; ripresa vivace del tema prima di svanire nell’oscurità iniziale.
Il quinto e ultimo movimento, Adagio e maestoso, esprime la crisi dell’anima angosciata, travolta dai sensi di colpa, dalle emozioni, dalla rabbia dell’impotenza; il tormento della mente è purificatore e riconcilia con la realtà. La supremazia di Asrael è un’illusione, la sua vittoria è vuota: può rivendicare delle vite, ma la Vita stessa sopravvive. L’architettura comprende due forme aperte che incorniciano tre varianti in forma ternaria. Il movimento si apre con un tempestoso martellare dei timpani che sostengono il grido d’angoscia degli ottoni e degli archi; dopo una pausa i violini riprendono agitati il tema perentorio. Segue una specie di corale e una danza diabolica derivata dalla nenia del secondo movimento. Si ripete, senza timpani, la tempesta d’apertura; i bassi, punteggiati da colpi di grancassa, scatenano un violento fugato interrotto da insinuazioni meditabonde del clarinetto e degli altri fiati. Poi si sente un’arpa e un brillio leggero inizia a diffondersi nell’orchestra; i temi principali partecipano a una danza circolare estatica che gradatamente si stempera in una profonda pace.

Czech Philharmonic Orchestra, dir. Jiří Bělohlávek
I. Andante sostenuto
II. Andante (15:45)
III. Vivace (23:30)
IV. Adagio (36:09)
V. Adagio e maestoso (46:27)


Nessun commento:

Posta un commento