Le note stonate di Santa cecilia, denunce di voto di scambio e favori incrociati. Tutto il malcontento della storica accademia nazionale.
“Caro Presidente, dopo la scomparsa di Luciano Berio tua sponte sei venuto da me con delle bottiglie di champagne prima delle elezioni che ti videro nuovamente a capo dell’Accademia, presentandomi il tuo desiderio di affidarmi delle esecuzioni di Palestrina […] E prima delle ultime elezioni sei sempre tu che hai telefonato, e il Dott. Biciocchi (segretario generale della Fondazione che porta il mio nome) […] è venuto nel tuo ufficio e ha scritto‘CAGLI’sulla scheda elettorale sotto i tuoi occhi”. È il 9 settembre 2013: gli accademici di Santa Cecilia, i professori del Coro e dell’Orchestra e il Collegio dei Revisori ricevono questa lettera firmata dal Card. Domenico Bartolucci, compositore novantaseienne e lui stesso accademico.
Facendo seguito a un’altra missiva inviata il 9 giugno, l’anziano cardinale fornisce uno squarcio inquietante sulla situazione interna di quella che dovrebbe essere un’eccellenza italiana: parla esplicitamente di promesse elettorali dell’attuale presidente Bruno Cagli - in carica a Santa Cecilia dal 1990 al 1999 e di nuovo dal 2003 a oggi – in vista delle ultime elezioni del 2012 (“ti impegnavi con una stretta di mano ad eseguire il mio‘Stabat Mater’telefonando seduta stante a un tuo collaboratore”).
Denuncia il meccanismo di voto di scambio palese, vietato dal regolamento dell’Accademia. Accusa, infine, il vicepresidente Michele dall’Ongaro per violazione dello Statuto, a causa di un aperto conflitto di interessi. Infatti, mentre lo stesso Cagli ricopre tre cariche all’interno dell’Accademia - Presidente, Sovraintendente e Direttore artistico – dall’Ongaro, dirigente Rai, ha ben sette incarichi, tra cui quello di Sovraintendente dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e Vicepresidente (con delega alla programmazione artistica) dell’Accademia di Santa Cecilia.
La denuncia di Bartolucci è un campanello d’allarme del malcontento interno. Ad essa sono seguite altre missive anonime - nessuno ha il coraggio di parlare apertamente per paura di ritorsioni.
“Durante la campagna elettorale sono state fatte a noi molte promesse, di suonare, di essere eseguiti, di dirigere, quasi mai rispettate, tranne con quelle persone che possono tornare utili al nostro presidente […] o per assecondare i capricci artistici ed economici di Abbado e Pollini”, si legge in una lettera del 10 luglio, nella quale si denuncia anche l’appoggio di Cagli a dall’Ongaro“che con la sua spropositata ambizione ci è stato presentato come persona affidabile e utile, nipote di Claudio Abbado e dirigente Rai”.
L’unica lettera firmata circolata in queste settimane è quella di Michele Campanella, nella quale il noto pianista denuncia di “essere stato escluso dal cartellone dei concerti sine die”per la sua avversione a Cagli. Ma ci sono altri fatti che descrivono una situazione grave.
La condizione dei professori dell’orchestra e del coro, assunti attraverso dure selezioni e costretti, pur avendo stipendi inferiori alla media europea e a fronte di un sempre maggiore impegno, a sacrificare il loro ultimo premio di produzione per versare 500.000 euro per il pareggio di bilancio 2012. Un fatto che, a detta di Cagli, dovrebbe restare straordinario, ma che senza un piano di ristrutturazione serio rischia di reiterarsi.
E mentre all’orchestra vengono chiesti sacrifici, il numero del personale amministrativo è cresciuto in maniera esponenziale negli anni grazie a assunzioni a chiamata, che si aggiungono alle collaborazioni ad personam (tra cui si ricorda quella affidata sotto Cagli al figlio di Angelo Balducci nel 2009), mentre i cinque dirigenti vicini al Presidente - 330.000 euro di stipendio - si dividono la somma di circa 900.000 euro (un dato che non viene riportato chiaramente nell’oscuro bilancio presente sul sito). Tra questi, il direttore operativo Rosario Cupolillo, da violista a funzionario e ora insieme anche dirigente (mentre sua moglie Angelica Suanno è passata in poco tempo da collaboratrice esterna a funzionario di fascia A); e il direttore del personale Giuliano Polo.
Altri casi che hanno generato malcontento interno sono quelli di Annalisa Bini, dirigente e accademica, contestata dalle stesse missive e da voci interne per il suo curriculum, e di Massimiliano Tonsini, ex tenore del coro sempre vicino a Cagli, divenuto Maestro assistente senza concorso.
A suggellare una situazione già esplosiva ci ha pensato l’art.11 del recente decreto cultura del governo Letta che, misteriosamente, consente a Santa Cecilia, a differenza di tutti gli altri enti lirici, di continuare a eleggere il proprio presidente internamente (del Cda dell’Accademia fa parte, oltre a Luigi Abete, Fulvio Conti e altri, Gianni Letta, subentrato nel 2011 al compositore Giorgio Battistelli, candidato alle ultime elezioni contro Cagli). Molte le domande che aspettano una risposta.
Possibile che nell’Accademia si pratichi palesemente il voto di scambio? Come mai, ministro Bray, è stata prevista un’eccezione per la governance di Santa Cecilia? E perché un’azienda pubblica come la Rai permette a un proprio dipendente di essere sovraintendente e vicepresidente delle due uniche orchestre nazionali italiane?
(Il fatto quotidiano, 3 ottobre 2013)
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