Due notizie fresche fresche di padri orgogliosi dei propri figli , e che, in un modo o nell'altro, oltre la lode, si prodigano per trovare loro un impiego.
Ci riferiamo a due padri, molto noti, il cui comportamento nei confronti dei figli, pur mirando al medesimo scopo - impiegarli bene - differiscono per la metodologia adoperata.
Federico Rampini, giornalista famosissimo, passato qualche tempo fa da Repubblica al Corriere, corrispondente da New York ecc...ecc... richiestissimo nei salotti tv, fresco di nomina nel Consiglio superiore dello spettacolo (fa anche il cabarettista e ancora non lo sappiamo?), ha tracciato di recente, in una paginata, un ritratto di Obama, arrivando a scrivere: ho intervistato più di una volta Obama, ma la più bella intervista al presidente non l'ho fatta io ma Jacopo. Jacopo chi? mio figlio, attore ( questo lo sapevamo, anche perchè ce lo aveva comunicato, ma forse sempre in cerca di scritture - non si sa mai - di qua e di là dell'Oceano, mesi e mesi fa).
Suo figlio, durante gli studi, per arrotondare la paghetta che gli dava il padre - evidentemente di 'braccino corto' - faceva il cameriere in un ristorante per Vip a New York. Una sera il presidente prenotò un tavolo, e la proprietà del ristorante volle che Jacopo Rampini servisse quel tavolo.
Jacopo non ha mai voluto divulgare quel che si sono detti quella sera, ma da quello che sa suo padre quella fu la più bella intervista rilasciata dal presidente ai Rampini.
Dunque ci sono padri che come Rampini per mettere il turbo ai figli osano dire che sono anche più bravi di loro. Muti, Riccardo e Cristina, ad esempio, appartengono alla stessa categoria di Rampini, perchè nei confronti della loro figlia, Chiara, attrice e regista, si sono prodigati senza badare a spese, facendola addirittura lavorare al loro fianco.
Ad una seconda categoria di genitori che, pur non lodando pubblicamente i loro figli, si sono comunque adoperati e si adoperano per trovare loro lavoro, adeguato al rango di famiglia, appartiene anche Walter Verini, parlamentare PD, di Città di Castello, il cui figlio, Saverio, abbiamo letto, è da poco a capo del Sistema Museale di Spoleto, fra i mugugni generali.
Verini Walter non ha fatto per Saverio quel che Rampini ha fatto per Jacopo, cioè lodare le sue capacità pubblicamente, ma potete immaginare che non si sia adoperato per trovare una giusta collocazione per lui, magari dietro la porta di casa, naturalmente con le carte in regola?
Come Verini, in passato anche Claudio Abbado si è adoperato per i suoi figli - Daniele regista e Alessandra, sua assistente e manager - senza che mai gli abbiamo sentito dire una parola in loro favore. Badava, come del resto Verini, ai fatti.
Del Verini che aiuta sempre chi ha bisogno, non solo suo figlio, vogliamo raccontarvi un episodio di una ventina di anni fa, che ci riguarda.
Era il 2004 e noi avemmo dal sinedrio di Città di Castello, su indicazione di Salvatore Sciarrino, l'incarico di dirigere l'annuale edizione del locale Festival delle Nazioni.
Il Festival ebbe un successo superiore a tutte le edizioni precedenti (e osiamo dire superiore anche a tutte quelle seguenti che, dalla edizione successiva, sono affidate alla medesima persona), con qualche notabile del sinedrio cittadino che avrebbe preferito una débacle, per farci fuori.
Senonché le ostilità si videro anche prima dello svolgimento del festival - inutile ora rammentarle.
Durante lo svolgimento, quando le ostilità si fecero più forti, ci venne detto di incontrare un notabile cittadino, parlamentare, della compagnia 'Walter Veltroni' : Walter Verini. Lo incontrammo, gli manifestammo qualche sospetto, ma lui ci anticipò: so a chi si riferisce. Non si preoccupi - aggiunse - qualunque problema dovesse avere venga da me, lo risolverò.
Il successo non ci meritò la conferma nella direzione artistica a Città di Castello, anzi terminata quella edizione, il successo conseguito indispettì e rese più bellicosi i componenti del comitato cittadino che presiedeva il festival.
A quel punto voi che avreste fatto? Avreste chiamato Verini. E così facemmo noi, per dirgli che quelli, anzi quello che lui conosceva bene, più di ogni altro, si stava prodigando per farci fuori. Ma Verini era sparito, non gli abbiamo mai più parlato.
Ma, forse sparendo, con il senno di poi, ci vien da pensare che ci ha reso il miglior servizio: tirarci fuori da quell'ambiente che con il bene cittadino (in quel caso il successo del festival) non aveva nulla da spartire, badando esclusivamente a non farsi scippare quel giocattolino (come noi avevamo tentato di fare, assumendoci in toto la responsabilità artistica del festival; mentre loro avrebbero voluto, come avevano sempre fatto, darci consigli non proprio disinteressati, e che, siamo convinti, continuano da allora a fare.)
Forse Verini, ci fece un grande favore, simile a quello che ha fatto ora a suo figlio: a noi scardinandoci, a suo figlio Saverio, incardinandolo. Sempre 'zitto zitto'.
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