Nel giorno in cui l’Ucraina commemora l’anniversario del ritiro russo dalla città martire di Bucha, dove le truppe russe lasciarono dietro di loro i cadaveri di civili giustiziati a freddo, facendo di questa località vicino a Kiev il simbolo più lampante delle atrocità compiute dall’esercito di Mosca, arriva da Minsk un inaspettato “ramoscello d’ulivo”.
Il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, fedele alleato di Vladimir Putin, ha chiesto oggi in un discorso tenuto al Parlamento bielorusso sullo stato della nazione un “cessate il fuoco incondizionato in Ucraina“. “Bisogna fermare il conflitto prima che ci sia una ulteriore escalation“, ha detto, “Se la leadership russa vede rischi di collasso del Paese userà le armi più spaventose”, è stato l’avvertimento dell’autocrate bielorusso, che arriva a pochi giorni dall’annuncio da parte di Mosca del prossimo dispiegamento di armi nucleari tattiche proprio sul territorio bielorusso.
“Mi assumo il rischio – ha aggiunto Lukashenko – di proporre che le attività militari vengano sospese senza che le parti possano spostare equipaggiamenti militari e raggruppare le truppe“.
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