Nella sua lettura della storia, la premier Meloni raccoglie l'eredità culturale di Giorgio Almirante. Quella sulle vittime delle Fosse Ardeatine solo perché italiani non è un'uscita estemporanea, ma è il frutto di un artificio retorico già sperimentato che annacqua le differenze". Così l'ex segretario del partito repubblicano, Giorgio La Malfa, in una intervista a la Repubblica. "Sì, la sua dichiarazione nasce dalla volontà di omettere chi sono stati i veri responsabili dell'eccidio. La colpa di quelle morti, prevalentemente antifascisti ed ebrei, deve essere attribuita al regime fascista. Perché è stato Mussolini ad aver imposto prima una dittatura, poi l'alleanza con il Fuhrer e più tardi una guerra che ci ha trascinati nel baratro. Ma la premier non riesce a dirlo", aggiunge. "Rintraccio una continuità culturale con Giorgio Almirante, che era stato capo di gabinetto nella Repubblica di Salò. Il segretario del Movimento Sociale aveva l'abitudine di nascondere le responsabilità della propria parte politica dietro la comune nozione di patria e di italianità: i repubblichini avevano combattuto per la patria, quindi erano meritevoli di rispetto e degni di legittimazione politica. Ma è un grave errore storico. Un conto è la pietà, che si rivolge a tutti i caduti. Altro conto è la parificazione delle opposte parti in lotta. L'Italia democratica fu costruita sui caduti della nostra parte. La libertà di cui oggi godono gli italiani è il frutto del sacrificio degli antifascisti. È questo è il punto su cui non si può transigere", ha spiegato. "È già accaduto nel primo discorso da premier davanti al Parlamento: a proposito dell'abominio delle leggi razziali, ha parlato di una vergogna per tutto il popolo italiano. Gli italiani furono colpevoli, certo. Ma la macchia indelebile va attribuita al fascismo che le emanò e alla monarchia che le ratificò.
Questo dell'italianità è un trucco verbale che si ripete per evitare discorsi espliciti. Ed era meditata anche la reazione alle polemiche sulle Fosse Ardeatine", ha proseguito
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