Non basterà sostituire i Maestri Cantori di Norimberga di Wagner che avrebbe visto salire sul podio Daniele Gatti, né ripensare all’allestimento del Don Giovanni di Mozart diretto da Zubin Mehta abbandonando l’idea di una nuova produzione e andando a cercare negli archivi con quale edizione sostituirla; non sarà sufficiente tagliare alcuni concerti del festival primaverile, il numero 85 per cui ancora la vendita dei biglietti è bloccata sul sito del Maggio.
Il commissario del Maggio Ninni Cutaia in questi giorni è alle prese con il ripensamento anche del festival d’autunno dicono in teatro, bisogna pazientare ancora un po’ per sapere quando si potrà accedere di nuovo alle biglietterie per il Festival e conoscere il programma definitivo al netto delle modifiche commissariali: le casse piangono ed è quasi certo che, in qualche caso, Gatti e Mehta dovranno fare un passo indietro e lasciare spazio a direttori più giovani o forse meglio dire meno famosi e più economici. È tutto un taglia e cuci in questi giorni fatto con la consulenza di Gatti, che del Maggio è direttore principale e che prima dell’arrivo di Cutaia aveva fatto un appello per preservare la qualità della Fondazione lirica, con la consapevolezza che da portare in pareggio non c’è solo il consuntivo del 2022, ma anche il bilancio del 2023 al quale mancheranno all’appello alcuni sponsor. Almeno quelli che, andato via Alexander Pereira, sono pronti a battere in ritirata anche loro.
Le previsioni, per altro pubblicate sul sito ufficiale del teatro e dunque accessibili a tutti, ci dicono che nell’anno in corso erano previsti 4 milioni 295 mila euro di introiti in arrivo da sponsor privati. Ma che, a fronte di questa cifra previsionale, più della metà rischia di volatilizzarsi. Si tratta di aziende che probabilmente, avendo un contatto diretto col sovrintendente viennese, hanno lasciato intendere che non verseranno il loro contributo. L’ammanco, rispetto al bilancio di previsione alla voce sponsor, è pari a 2 milioni e 490 mila euro; poco più di 2 milioni erano previsti anche per l’anno a venire, il 2024 visto che si trattava di un impegno assunto da alcuni di questi mecenati che avrebbe coperto un triennio (2022/2024).
Tra le aziende che daranno quasi sicuramente forfait la Kuhene e la Pesenti, la Verein Schweizer Freunde, la Rolex, Air Dolomiti, la Makarinsky e altre per un totale di 12 defezioni. Tra quelle che dovrebbero restare a sostenere il teatro ci sono Intesa San Paolo con quasi un milione di euro, Cr Firenze con la cifra restante rispetto all’anticipo di novembre versato per pagare gli stipendi dei lavoratori, Ferragamo che dovrebbe confermare i suoi 200 mila euro così come l’Enel, Gucci, che si è impegnata per 150 mila euro come il Consorzio Chianti classico, Publiacqua e Unicoop con 100 mila euro ciascuno, Bassilichi, Confindustria Firenze, Toscana Energia, Toscana Aeroporti con 50 mila euro, Zurich con 100. È possibile che a fronte di queste defezioni ci siano nuovi ingressi tra la teoria di sostenitori della fondazione. Ma andranno cercati e non sarà il commissario a farlo preso com’è da problemi più urgenti.
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