Ho letto e riletto il messaggio, in francese, della pianista Valentina Lisitsa pubblicato sul sito di un teatro parigino. Lei è nata in Ucraina, ha studiato e vissuto a lungo negli Usa, ed ha parenti ed amici sia in Ucraina che in Russia.
La guerra è una brutta cosa, anzi bruttissima - dice - la ragione non riesce a spiegarla, la guerra fa danni e crea drammi per tutti, specie quando poi si combatte fra popoli vicini. Si augura, infine, che Russi ed Ucraini tornino presto a vivere come fratelli.
Insomma tante belle parole per evitare di chiamare una sola volta almeno la guerra in Ucraina , guerra di invasione da parte della Russia di Putin.
Non una parola di condanna per la Russia che ha invaso l'Ucraina, senza che questa costituisse una reale minaccia dei confini russi e della sicurezza dell'intero paese; ma solo un argine alle mire espansionistiche di quel folle di Putin, il quale alla Lisitsa non dispiace evidentemente del tutto.
Cara Lisitsa, è brutto osservare come alla sua età, ancora giovane, Lei voglia cimentarsi con la retorica del falso e della equidistanza. Perfino la Netrebko alla fine è venuta a più miti pensieri ed ha condannato Putin e la sua invasione, schierandosi. L'ha fatto perché intende continuare a lavorare, certo, e perché ha pensato che senza il suo lavoro in palcoscenico, la sua vita principesca nient' altro può garantirgliela. Comunque l'ha fatto, ipocritamente e non disinteressatamente, ma l'ha fatto.
E se ponessero anche a Lei, Lisitsa, il medesimo aut aut: o condanna la guerra e Putin, o se ne sta a casa per un periodo ' di riposo '- come quello che si è preso la Netrebko, la quale, poi, riflettendo sul fatto che non ne aveva bisogno, ha deciso di abbandonare per tornare al lavoro?
Lo faccia anche Lei. Se non trova il coraggio per farlo ora che è ancora giovane, mai più e per nessuna ragione lo farà in futuro.
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