Questi giorni tutti, ma proprio tutti hanno parlato di Franco Battiato, perfino quelle 'signorine', attive in politica, che lui apostrofò malamente, per cui tutto il mondo politico femminile italiano se ne ebbe a male: "Ci sono troie in giro in Parlamento che farebbero di tutto, dovrebbero aprire un casino". Spiegherà che quel 'troie' lui lo intendeva di genere maschile e femminile.
Si è ascoltato molto più di ciò che era interessante ascoltare. Chi l'ha conosciuto e chi no, chi lo ricorda per alcune sue canzoni, chi ha colto l'occasione per tornare su una polemica della scrittrice Michela Murgia che dava dello strampalato all'autore dei testi che definiva in molti casi privi di qualunque senso 'logico'.
Anche noi, nella nostra rozzezza, che non abbiamo dimestichezza con il linguaggio 'alato' della poesia, tanto meno con quella di Battiato, e neppure con la sua filosofia poetica dell'era Sgalambro, la pensiamo come la Murgia.
Ieri su un giornale, un noto critico ha raccontato di quando egli stesso si fece autore di un testo di canzone, in casa di Giuni Russo, cui era destinata, in duo con Battiato. Una canzone nella quale - per gioco? troppo! - erano mescolate tante idiozie in lingue diverse, fino al greco antico. Una str...
Veniamo ora a quei nostri piccoli ricordi lontani sbiaditi.
Eravamo all'0pera di Roma, gestione Cresci, la sera della prima di Gilgamesh, 1992. L'Opera ci aveva riservato un posto privilegiato, in un palchetto nel quale sedeva accanto a noi Gianni Morandi. Eravamo solo noi due. Parlammo a lungo di musica in generale, mentre noi più volte esprimemmo pareri non proprio lusinghieri su quel lavoro di Battiato; Morandi, invece, svicolò forse per evitare che lo riferissimo nella nostra recensione. L'impressione generale che ne ricavammo fu assai simile a quella dell'oratorio di uno dei Beatles, Liverpool Oratorium: una suite di canzoni, mimetizzate dal lavoro di un arrangiatore strumentale. Niente di più, niente di che. Crediamo di averlo scritto, ma non ricordiamo in quali termini esatti, sul mensile Suono.
Ma in quegli stessi anni dirigevamo il mensile Applausi, e a settembre del 1994, Battiato presentava, a Palermo nella cattedrale, la sua opera su Federico II, il grande imperatore amante delle arti. Il libretto recava la firma di Sgalambro e l'opera si intitolava Il Cavaliere dell'intelletto. Cogliemmo l'occasione per dedicare a Battiato ed alla importante circostanza storica - 800 anni dalla nascita di Federico II - alcune pagine della rivista, commissionando un profilo di Battiato a Franco Pulcini, che aveva scritto una monografia sul musicista, pubblicata dalla EDT, e arricchito da una conversazione con il musicista e il filosofo; a seguire un ritratto di Federico II che ci scrisse la storica Laura Sciascia, del quale le siamo ancora grati.
Crediamo di aver sentito a telefono Battiato in quell'occasione, ma non ricordiamo nulla che ci sia rimasto in testa e che sia degno di essere riferito, al di là dei convenevoli fra un musicista e il direttore di una rivista che l' aveva omaggiato della copertina e di un articolato servizio.
Questo è il nostro 'non ricordo' per ricordare Battiato.
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