giovedì 1 aprile 2021

La sfida che attende il sig.dall'Ongaro a Santa Cecilia è il dopo Pappano

Continuando ad usare l'affettuosa (?)  espressione di Pappano nei confronti del sovrintendente e presidente dell'Accademia di Santa Cecilia, dall'Ongaro - il 'sig. dall'Ongaro' -  desideriamo riflettere sulla sfida che ora attende il  vertice dell'Accademia: il dopo Pappano. Una sfida/successione non da poco, che potrebbe coincidere -  e noi ce lo auguriamo - con l'uscita di scena anche del sig. dall'Ongaro. Il quale dovrebbe, prima di lasciare l'incarico, provvedere alla individuazione e nomina del successore di Pappano, che assumerà l'incarico quando lui sarà andato via a gambe levate dall'Accademia, conservandolo per gli anni successivi.

Gli scenari possibili che si aprono alla vigilia sono più d'uno, in considerazione del gran nome che l'Orchestra dell'Accademia si è fatta in questi vent'anni circa, con la 'cura Pappano'. Che c'è stata ed ha fatto enormemente - forse spropositatamente - salire le quotazioni dell'Orchestra romana, al punto che alcuni media 'amici' l'hanno collocata nell'olimpo delle più grande compagini europee o mondiali, in alcuni casi addirittura distanziandole.

Noi siamo convinti che Pappano  con la sua cura abbia giovato all'orchestra e parecchio, ma anche viceversa. Non la pensiamo, modestamente, come Riccardo Muti che, in procinto di assumere un qualche incarico all'Opera di Roma, nei mesi  immediatamente successivi al terremoto aquilano, da noi interpellato, asseriva, con sarcasmo ma convinto: ma che quella di Santa Cecilia è un' orchestra?

 Sappiamo come il maestro cambi idea quasi giornalmente sulle orchestre, fatta salva l'eccellenza di quelle che lui dirige stabilmente. Lo ha fatto anche in queste settimane  decantando la qualità delle Orchestre del Regio di Torino e del Massimo di Palermo che ha diretto in questi mesi di lontananza da Chicago, dove prima o poi, allentata la morsa della pandemia, dovrà ritornare, visto il suo incarico.

 Beh, sarebbe  davvero sorprendente ma bello che fosse proprio Muti ad assumere l'incarico di direttore musicale di Santa Cecilia, una volta concluso l' incarico a Chicago. La sua 'cura' dopo quella di Pappano - che c'è stata, senza dubbio - potrebbe mantenere (secondo noi) o portare ( secondo l'opinione passata di Muti) l'orchestra romana ad un grado di eccellenza che lui è capace di ottenere o raggiungere. Sembra un sogno ma se si realizzasse sarebbe un miracolo. Ma il sig. dall'Ongaro è in grado di ottenerlo dal cielo?

Perchè non pensare ad uno scambio - altra ipotesi - fra Pappano e Rattle? Pappano al posto di Rattle e questi al posto di Pappano. Rattle assicurerebbe all'Orchestra un livello di eccellenza che  tutti oggi le riconoscono.

 Sì, perché il pericolo maggiore sarebbe quello di  voler scommettere, da parte del sig. dall'Ongaro,  su qualche giovane che sull'orchestra si farebbe le ossa, ma che  innegabilmente  non  sarebbe in grado di far fare all'orchestra un solo passo avanti o di mane

 Un'altra possibile scommessa potrebbe essere quella di chiamare Chailly a Roma, dove ha studiato in gioventù, una volta terminato l'incarico milanese. Prima della presente parentesi scaligera, egli ha avuto incarichi stabili duraturi con prestigiose orchestre sinfoniche, ad Amsterdam e Lipsia. Perchè non aggiungervi anche Roma?

Ci sarebbe anche il nome di Luisi che però in questi ultimissimi anni sembra offuscato un po'.  Per Chung, come anche  per Gatti, già passati da Santa Cecilia, sarebbe opportuno, sia pure per differenti ragioni, che non si ipotizzasse un loro ritorno. Nelle orchestre, a differenza di quel che accade al postino cinematografico, un direttore non suona mai due volte.

Tentare avventure, qualora fossero ipotizzabili, con direttori come Dudamel, a nostro avviso sarebbero da ritenere sconsiderate. Perché anche lui, che lavora bene con un'orchestra che ha già disciplina e qualità interne ormai sedimentate e difficili da scalfire, a Roma farebbe solo danni e non sarebbe capace di sollevare, eventualmente, il livello dell'orchestra neanche di un millimetro.

Non neghiamo che il compito che attende il sig. dall'Ongaro , relativamente all'individuazione del successore di Pappano, sia arduo e che potrebbe facilmente indurre in errore con abbagli controproducenti.

 Il sig. dall'Ongaro potrebbe poi non darsi tanto da fare e magari optare, con il mino sforzo, per Valcuha che egli ha portato anni fa all'Orchestra Rai di Torino. Ma cui prodest, se non solo al sig. dall'Ongaro, per  evitargli grattacapi e notti insonni? Il pericolo di accontentarsi di poco per il sig. dall'Ongaro - vista una smodata passione a difendere interessi professionali personali (i nostri appunti in tal senso anche un tribunale della repubblica ha dichiarato 'legittimi' e, di conseguenza, con 'fondamento' - è dietro l'angolo.


Tornando, infine, indietro agli anni dei sovrintendenti Berio e Cagli, va ricordato che il vanto che Cagli si è spesso fatto dell'arrivo di Pappano, non gli spettava, perché la decisione del suo incarico a Roma fu preso sotto Berio, e più precisamente per suggerimento di Gaston Fournier e dell'avvocato Ripa di Meana, inviso a Cagli. Il quale, è bene chiarirlo, non ha avuto sempre rapporti idilliaci con  Pappano. Un episodio, che incidentalmente riguarda anche noi, lo attesta.

 Quando scrivemmo la biografia di Pappano, Cagli dapprima ci aveva promesso che l'avrebbe fatta pubblicare con i soldi dell'Accademia - nulla di più naturale - poi al momento opportuno si rimangiò la promessa. Una volta trovata da noi, in totale autonomia, la via per la pubblicazione, presso Skira, l'ostilità nei confronti di Pappano, indirettamente, proseguì. Invidia? gelosia?

Rimandò più d'una volta la presentazione ufficiale della biografia in Accademia,  e l'ultima volta - clamorosa anche per lo stesso Pappano che ne fu informato -  quando venne a Roma Barenboim (primavera inoltrata del 2007) che di Pappano era stato il vero maestro, oltre che 'scopritore'. Quale altra occasione migliore? Cagli disse testualmente che 'non c'era tempo'  in quei giorni. E quando finalmente riuscimmo a strappargli l'impegno della presentazione - che si ebbe nello spazio 'Risonanze' dell'Auditorium, alla presenza di Cagli e Pappano, un pò freddini!, nei programmi di sala dei concerti precedenti  la presentazione, neanche una riga riguardante quell'appuntamento; come invece s'era letto per la presentazione di un volume di Vittorio Emiliani su Rossini.

 Mettiamo pure che Cagli ce l'avesse con noi, per alcune cose che avevamo scritto nel libro e che lui non condivideva in tutto e per tutto, ma si trattava anche di uno sgarbo nei confronti di Pappano.

Di ciò che pensasse Pappano di questo non possiamo riferire parole chiare, perché dalla sua bocca mai una ne uscì con noi contro Cagli in quei mesi, ma certamente i suoi silenzi seguiti a discorsi sull'argomento erano sufficientemente eloquenti.

 Poi, come si sa, ognuno bada agli 'affari' suoi, pur nobili, quale può essere anche la carriera per un direttore, e la convivenza, perfino da 'separati in casa' può continuare in una calma, che è solo apparente. Perché per costruirsi una carriera a quei livelli è chiaro che anche un 'cavaliere senza macchia e senza paura' - che è l'immagine che Pappano ha voluto dare di sè - di compromessi ne deve necessariamente accettare e fare. Guai a farglielo notare, sicuramente si offenderebbe! 

 Adesso, però, c'è da pensare al futuro dell'Orchestra di Santa Cecilia e seguire, vigilando, i prossimi sviluppi. Che non si faranno attendere perché le decisioni su incarichi come quello che Pappano lascerà, vanno prese con mesi, anzi anni di anticipo.

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